Lettera agli Ebrei 7:1-28

7  Questo Melchìsedec, re di Sàlem e sacerdote dell’Iddio Altissimo, andò incontro ad Abraamo che tornava dopo aver sconfitto i re e lo benedisse,+  e Abraamo gli diede* un decimo di ogni cosa. Prima di tutto il suo nome significa “re di giustizia”, e poi lui è anche re di Sàlem, cioè “re di pace”.  Non avendo né padre, né madre, né genealogia, né principio di giorni né fine di vita, ma essendo stato reso simile al Figlio di Dio, rimane sacerdote per sempre.+  Considerate quanto fosse grande quest’uomo al quale il patriarca Abraamo diede un decimo delle spoglie migliori.+  È vero che la Legge comanda ai figli di Levi+ che diventano sacerdoti di raccogliere le decime dal popolo,+ cioè dai loro fratelli, nonostante anche questi siano discendenti di Abraamo;  eppure quest’uomo, che non era della loro discendenza, prese la decima da Abraamo e benedisse colui che aveva le promesse.+  Ora, non c’è dubbio che è il minore a essere benedetto dal maggiore.  Per di più in un caso a ricevere le decime sono uomini mortali, mentre nell’altro è qualcuno di cui si attesta che vive.+  E si può dire che tramite Abraamo anche Levi, che riceve le decime, ha pagato la decima, 10  perché era ancora nei lombi del suo antenato quando Melchìsedec incontrò quest’ultimo.+ 11  Se dunque fosse stato possibile raggiungere la perfezione attraverso il sacerdozio levitico+ (che era un aspetto della Legge data al popolo), che bisogno c’era di un altro sacerdote del quale viene detto che è alla maniera di Melchìsedec+ e non alla maniera di Aronne? 12  Infatti, se cambia il sacerdozio si rende necessario cambiare anche la Legge.+ 13  L’uomo di cui vengono dette queste cose proveniva da un’altra tribù,+ e nessuno di quella tribù ha mai officiato all’altare.+ 14  È noto infatti che il nostro Signore è venuto da Giuda,+ e Mosè non parlò mai di sacerdoti provenienti da quella tribù. 15  E la cosa diventa ancora più evidente nel momento in cui, a somiglianza di Melchìsedec,+ viene un altro sacerdote+ 16  che non è diventato tale in virtù di una norma basata sulla discendenza carnale, ma per la potenza di una vita indistruttibile.+ 17  A lui infatti è resa questa testimonianza: “Tu sei sacerdote per sempre alla maniera di Melchìsedec”.+ 18  Perciò il comandamento precedente è annullato perché debole e inefficace.+ 19  La Legge infatti non ha portato nulla alla perfezione,+ cosa che invece è accaduta con l’introduzione di una speranza migliore,+ grazie alla quale ci avviciniamo a Dio.+ 20  E dato che questo non è avvenuto senza un giuramento 21  (perché ci sono uomini che sono diventati sacerdoti senza giuramento, ma questi lo è diventato mediante un giuramento fatto da Colui che gli ha detto: “Geova ha giurato e non cambierà idea: ‘Tu sei sacerdote per sempre’”),+ 22  per tale motivo Gesù è diventato garante di un patto migliore.+ 23  Inoltre di quei sacerdoti ce n’è stato un gran numero,+ perché la morte impediva loro di rimanere in carica; 24  lui invece continua a vivere per sempre+ e quindi come sacerdote non ha successori. 25  Perciò può anche salvare completamente quelli che tramite lui si avvicinano a Dio, perché è sempre vivo per intercedere per loro.+ 26  Questo è il sommo sacerdote di cui avevamo bisogno: leale, innocente, incontaminato,+ separato dai peccatori ed elevato al di sopra dei cieli.+ 27  A differenza di quei sommi sacerdoti, lui non ha bisogno di offrire sacrifici ogni giorno,+ prima per i propri peccati e poi per quelli del popolo,+ perché lo ha fatto una volta per sempre quando ha offerto sé stesso.+ 28  La Legge infatti costituisce come sommi sacerdoti uomini che hanno debolezze,+ ma la parola del giuramento+ fatto dopo la Legge costituisce un Figlio che è stato reso perfetto+ per sempre.

Note in calce

Lett. “spartì”.

Approfondimenti

Melchisedec Nelle Scritture Ebraiche, Melchisedec viene menzionato per la prima volta in Gen 14:17, 18, che descrive il suo incontro con Abraamo (Abramo). Circa 900 anni dopo questo episodio, Davide predisse che il Messia sarebbe stato “sacerdote per sempre alla maniera di Melchisedec” (Sl 110:1-4). Gesù citò questo salmo l’11 nisan del 33 (Mt 22:42-45; Mr 12:35-37; Lu 20:41-44). Qualche settimana più tardi, alla Pentecoste del 33, Pietro confermò che la profezia di Davide si era adempiuta (At 2:33-36). Nelle Scritture Greche Cristiane, Melchisedec viene menzionato per nome solo nel libro di Ebrei (Eb 5:6 e approfondimento). In ebraico il suo nome significa “re di giustizia” (Eb 7:2).

re di Salem In base a Gen 14:18, “Salem” è la città in cui Melchisedec serviva in qualità di re e sacerdote. Nell’antica tradizione ebraica Salem viene identificata con Gerusalemme, e in ebraico il nome “Salem” è incorporato nel nome Gerusalemme. Anche le Scritture Ebraiche lasciano intendere che Salem si riferisca a Gerusalemme. Per esempio, Abraamo incontrò Melchisedec nella “Valle del Re”, che a quanto pare si trovava vicino a Gerusalemme (Gen 14:16, 17; 2Sa 18:18). In Sl 76:2 il salmista usò “Salem” e “Sion” per fare un parallelismo. Quindi sembra che Melchisedec servì in qualità di re e sacerdote proprio nel luogo in cui molto tempo dopo i re della discendenza davidica e i sacerdoti levitici prestarono servizio. Ed è sempre lì che Gesù Cristo, colui che fu scelto per essere re e sacerdote “alla maniera di Melchisedec”, offrì la sua vita in sacrificio (Eb 3:1; 7:1-3, 15-17; 10:12).

sacerdote dell’Iddio Altissimo Melchisedec è la prima persona che nelle Scritture viene definita “sacerdote” (Gen 14:18). Quest’uomo adorava non un dio pagano, ma il Dio che anche Abraamo adorava. Entrambi parlarono di Geova come dell’“Iddio Altissimo” e di colui che “ha fatto il cielo e la terra” (Gen 14:18-20, 22). Fu Geova stesso a nominare Melchisedec sacerdote (Sl 110:4; Eb 7:17).

re di Salem, cioè “re di pace” Anche se il significato del nome Salem non viene indicato nelle Scritture Ebraiche (Gen 14:18), sotto ispirazione Paolo spiega che questo termine significa “pace”, collegandolo a quanto pare all’equivalente ebraico shalòhm. “Re di pace” è un titolo appropriato per Melchisedec, che Paolo mette in relazione con Gesù (Eb 6:20; 7:3). E nella Bibbia, la pace è spesso collegata al ruolo di Gesù quale promesso Messia. In Isa 9:6, 7, per esempio, Gesù viene chiamato “Principe della pace”, vale a dire un principe che promuove la pace. (Vedi anche Sl 72:1, 3, 7; Zac 9:9, 10; per una trattazione dei termini originali per “pace”, vedi approfondimento a Mr 5:34.)

Non avendo [...] genealogia Proprio come altri esseri umani, Melchisedec deve aver avuto dei genitori e forse anche dei figli. Pertanto, deve aver avuto una genealogia. Ma, dal momento che la Bibbia non contiene alcun dettaglio relativo agli antenati e ai discendenti di Melchisedec, Paolo può ben dire che “[non aveva] genealogia”. La Pescitta (una traduzione della Bibbia in siriaco in uso a partire dal V secolo) rende così Eb 7:3: “Nelle genealogie non c’è scritto chi erano suo padre e sua madre, quando è nato e quando è morto. Ma il suo sacerdozio dura in eterno, così come quello del Figlio di Dio”. Il sacerdozio di Gesù non si basa su una genealogia umana. Gesù, infatti, non apparteneva alla tribù sacerdotale di Levi; come Melchisedec, era piuttosto diventato “sommo sacerdote” per diretta nomina di Dio (Eb 5:10; 7:15, 16). Il sacerdozio levitico e le sue regole, invece, si basavano “sulla discendenza carnale”, perciò era fondamentale che i sacerdoti tenessero registrazioni genealogiche accurate (Eb 7:16; Nu 3:10, 15, 16; Ne 7:63, 64).

né principio di giorni né fine di vita Paolo non intende dire che Melchisedec o Gesù non avessero avuto letteralmente un inizio. Melchisedec è nato come tutti gli altri esseri umani. E Gesù è stato creato come essere spirituale; infatti di lui viene detto che è “il primogenito di tutta la creazione” e “il principio della creazione di Dio” (Col 1:15 e approfondimento; Ri 3:14). Il concetto espresso è semplice: il sacerdozio di Melchisedec, come quello di Gesù, non dipendeva affatto da un diritto ereditato per nascita. Inoltre di Melchisedec non viene detto quando è morto, dettaglio che Paolo usa per indicare che il sacerdozio di Gesù sarebbe stato eterno.

essendo stato reso simile al Figlio di Dio Paolo non dice che Dio rese suo Figlio simile a Melchisedec, ma che, in un certo senso, rese Melchisedec simile a suo Figlio. Geova, infatti, fece in modo che il racconto di Genesi riguardo al re-sacerdote Melchisedec non contenesse dettagli riguardanti le sue origini, la sua nascita, la sua famiglia e la sua morte (Gen 14:18-20). Grazie all’attenzione con cui è stato scelto il contenuto di questo racconto, è stato possibile usare Melchisedec come modello profetico, quello di sacerdote nominato direttamente da Dio.

rimane sacerdote per sempre La Bibbia non menziona che Melchisedec abbia avuto un predecessore o un successore nella sua carica di sacerdote. Ecco perché può essere definito sacerdote “per sempre”, o “in perpetuo”. “Alla maniera di Melchisedec”, Gesù non ha predecessori (Eb 5:5, 6, 10; 6:20; 7:15-17) e, in base a quanto dice la Bibbia, “come sacerdote non ha successori” (Eb 7:24 e approfondimento).

al quale [...] Abraamo diede un decimo delle spoglie migliori La Legge mosaica richiedeva che gli israeliti dessero la decima, cioè un decimo, dei prodotti della terra per il mantenimento della tribù di Levi. Questa disposizione, però, entrò in vigore circa cinque secoli dopo i giorni di Abraamo (Nu 18:21, 24). Perciò quando Abraamo diede a Melchisedec un decimo delle spoglie, lo fece non perché lo richiedesse una legge, ma perché riconosceva che Geova aveva dato a Melchisedec l’autorità di servire come “sacerdote dell’Iddio Altissimo” (Eb 7:1). Nel libro di Genesi viene riportato che Abraamo diede a Melchisedec “un decimo di tutto”, in riferimento alle spoglie “che aveva recuperato” sconfiggendo una coalizione di quattro re (Gen 14:9, 18-20). Qui Paolo aggiunge un dettaglio: “Abraamo diede un decimo delle spoglie migliori”. È chiaro che Abraamo considerava Melchisedec degno di ricevere il più grande onore.

il patriarca Abraamo Il termine greco patriàrches che Paolo usa qui significa “capofamiglia”, “padre di una tribù o nazione”. (Vedi approfondimento ad At 7:8.) Mentre era in vita, Abraamo fu il capo e la guida religiosa della sua grande famiglia. L’intera nazione d’Israele, incluse la linea di discendenza sacerdotale e quella regale, proveniva da lui. Perciò Abraamo era più grande dei sacerdoti levitici, che discendevano da lui. Comunque, come mostra qui Paolo, il patriarca Abraamo diede umilmente onore a Melchisedec, riconoscendo che quel re-sacerdote era più grande di lui (Eb 7:1, 2). Quindi Paolo lascia intendere che il Re e Sommo Sacerdote che Melchisedec rappresenta, Gesù Cristo, deve essere ancora più grande. (Vedi approfondimento a Eb 4:14.)

figli di Levi Dato che non ottenevano in eredità una proprietà terriera, coloro che nella tribù di Levi non servivano come sacerdoti ricevevano le decime dal resto della nazione (Nu 18:21). A loro volta davano la decima parte di quello che ricevevano, “il meglio” di essa, a coloro che all’interno della loro tribù avevano il privilegio di servire come sacerdoti (Nu 18:25-29). Inoltre assistevano i sacerdoti nelle loro mansioni. (Vedi Glossario, “Levi; levita”.)

comanda [...] di raccogliere le decime Vedi Glossario, “decima”.

siano discendenti Lett. “usciti dai lombi”. Un’espressione simile, “frutto dei suoi lombi”, è resa “discendenti” in At 2:30. (Vedi approfondimento.)

è il minore a essere benedetto dal maggiore Paolo espone questo principio mentre spiega la superiorità del sacerdozio di Melchisedec rispetto a quello di Levi. Dato che fu Melchisedec a benedire Abraamo, quel re-sacerdote doveva essere superiore ad Abraamo e a tutti i suoi discendenti, inclusi Levi e i sacerdoti levitici (Eb 7:1, 6).

benedetto Nella Bibbia una persona poteva benedirne un’altra riconoscendo le sue belle qualità o il suo buon lavoro (Eso 39:43); oppure si poteva esprimere il desiderio che fosse Dio a benedire qualcuno, augurandogli quindi che Dio gli mostrasse favore (Ru 3:10). Quando Melchisedec benedisse Abraamo, comunque, era implicato qualcosa in più: dato che Melchisedec era un sacerdote con l’autorità di agire in qualità di portavoce di Dio, le sue parole erano profetiche. Benedicendo Abraamo, gli confermò che Geova voleva benedire lui e la sua discendenza non ancora nata (Gen 14:18-20).

si attesta che vive Melchisedec era un uomo imperfetto, quindi a un certo punto morì (Ro 5:12). Comunque qui Paolo fa notare che le Scritture non dicono nulla riguardo alla sua morte. È in questo senso che le Scritture attestano, o testimoniano, che Melchisedec “vive” (Eb 7:3 e approfondimento).

tramite Abraamo anche Levi [...] ha pagato la decima Qui Paolo spiega che, quando Abraamo riconobbe che Melchisedec era sacerdote di Geova e lo onorò pagandogli la decima, in un certo senso tutti i suoi discendenti non ancora nati onorarono quel re-sacerdote. Abraamo stava in effetti agendo come rappresentante di tutti i suoi discendenti, incluso Levi (suo pronipote); era incluso anche Aronne (a sua volta discendente di Levi). Paolo quindi lascia intendere che Melchisedec era superiore ad Abraamo. A eccezione di Gesù, quel re-sacerdote deve essere stato superiore anche a qualsiasi discendente di Abraamo, compresi tutti i sacerdoti che servivano presso il tempio a Gerusalemme ai giorni di Paolo. Quei sacerdoti pertanto non avrebbero mai potuto uguagliare il “sommo sacerdote alla maniera di Melchisedec” di cui da tempo era stata predetta la comparsa (Eb 5:10; Sl 110:4).

era ancora nei lombi O “era ancora un futuro discendente”. (Vedi approfondimento a Eb 7:5.)

Se dunque fosse stato possibile raggiungere la perfezione Una persona perfetta ha una coscienza completamente pulita perché è consapevole del fatto che agli occhi di Geova Dio è senza peccato. (Confronta Eb 10:1, 2.) Nessun essere umano peccatore, però, avrebbe potuto raggiungere questa perfezione attraverso la Legge mosaica e il sacerdozio levitico (Eb 7:19). I sacerdoti offrivano sacrifici che servivano a ricordare al popolo di Dio la concretezza e la gravità del peccato (Eb 10:3). Inoltre i sacrifici prefiguravano il più grande sacrificio che Cristo Gesù avrebbe offerto “una volta per sempre” (Eb 9:12; 10:10). Solo quel sacrificio perfetto, che corrisponde esattamente alla vita che Adamo aveva perso, avrebbe permesso di ottenere il perdono completo dei peccati (1Tm 2:6 e approfondimento; Eb 10:4). Tramite il riscatto, Cristo è diventato “la fine della Legge”, e quale Sommo Sacerdote ha offerto agli esseri umani la possibilità di raggiungere infine la perfezione (Ro 10:4, nt.; Eb 10:14 e approfondimento).

era un aspetto della Legge Questa frase può anche essere resa “era quello su cui si basava la Legge”. Il sacerdozio in Israele era un aspetto fondamentale della Legge che Geova aveva dato al popolo. Offrendo sacrifici i sacerdoti contribuivano a raggiungere un obiettivo cruciale della Legge, ovvero ricordare al popolo di Dio la gravità del peccato e il bisogno di espiazione. (Vedi approfondimento a Eb 5:1.) Infatti un intero libro del Pentateuco, Levitico, è incentrato sul sacerdozio, sul tabernacolo e sui sacrifici.

cambia il sacerdozio Geova aveva giurato di nominare il Messia re e sacerdote “alla maniera di Melchisedec” (Sl 110:2, 4; Eb 7:11). Questo giuramento indicava che il sacerdozio levitico sarebbe cambiato, nel senso che sarebbe stato sostituito. Gesù non sarebbe stato idoneo per servire come sommo sacerdote sotto la Legge mosaica dal momento che discendeva da Giuda e non da Levi, tribù da cui secondo la Legge dovevano venire i sacerdoti (Mt 2:6; Ri 5:5; vedi approfondimento a Eb 7:14). Ma siccome Gesù, come Melchisedec, era stato nominato direttamente da Dio, poteva servire sia come re sia come sacerdote (Eb 7:15, 21 e approfondimento).

il nostro Signore è venuto da Giuda Per avere il diritto legale di governare quale Re messianico predetto, Gesù doveva provenire dalla tribù di Giuda (Gen 49:10). È probabile che nel I secolo registrazioni genealogiche accurate fossero disponibili in archivi pubblici. Queste registrazioni confermavano che Gesù era un discendente di Giuda attraverso la linea genealogica del re Davide. A quanto pare tali documenti furono distrutti durante la rivolta giudaica contro Roma del 66-70. Tuttavia, la genealogia di Gesù è stata preservata nei Vangeli di Matteo e Luca (Mt 1:1, 3, 16; Lu 3:23, 33). Per stabilire invece l’idoneità di Gesù quale Sommo Sacerdote, non c’era bisogno di alcun tipo di registrazione genealogica. Non era necessario che Gesù discendesse dalla tribù di Levi; sarebbe stato un re e un sacerdote a somiglianza di Melchisedec a motivo della nomina e del giuramento di Dio (Sl 110:1-4; Mr 12:35, 36; Eb 7:15-17; vedi approfondimento a Eb 7:12).

in virtù di una norma basata sulla discendenza carnale Lett. “secondo una legge di un comandamento carnale”. Qui Paolo fa riferimento alle norme della Legge mosaica relative al sacerdozio; una di queste ad esempio stabiliva che tutti i sacerdoti discendessero da Levi.

la potenza di una vita indistruttibile Gesù poté diventare “sacerdote per sempre alla maniera di Melchisedec” perché Geova gli diede “la potenza di una vita indistruttibile” (Eb 7:3, 17). Gesù ricevette quella gloriosa ricompensa quando il Padre lo risuscitò dai morti (At 13:33-37; 1Tm 6:16 e approfondimento). Geova così mantenne il suo giuramento e mise suo Figlio nella condizione di servire in qualità di “sacerdote per sempre” (Sl 110:4). Gesù ora è immortale, il che vuol dire che la sua vita è indistruttibile e non è soggetta al deterioramento. Ecco perché può assolvere il ruolo di Sommo Sacerdote che dà vita, senza il bisogno di avere successori; “è sempre vivo per intercedere” a favore dei servitori fedeli (Eb 7:24, 25).

“Tu sei sacerdote per sempre alla maniera di Melchisedec” Vedi approfondimenti a Eb 5:6; 7:1.

il comandamento precedente è annullato Il contesto lascia intendere che qui l’espressione “il comandamento precedente” si riferisce in particolare alle norme relative al sacerdozio levitico (Eb 7:15, 16). Il termine greco originale qui reso “annullato” veniva a volte usato con un’accezione giuridica, e Paolo se ne serve per dimostrare che questo aspetto fondamentale della Legge era stato abrogato (Eb 7:11 e approfondimento, 12). In fin dei conti quel sacerdozio si era rivelato debole e inefficace dal momento che nessun sacerdote imperfetto che offriva sacrifici animali era stato in grado di portare gli esseri umani alla perfezione. (Vedi approfondimenti a Ro 8:3; Eb 5:2.) Ma poi Dio aveva incaricato suo Figlio affinché servisse da sacerdote come Melchisedec. In questo modo “il comandamento precedente” era stato sostituito da “una speranza migliore”, speranza basata sul sacrificio di riscatto di Gesù Cristo (Eb 7:19 e approfondimento, 22-27).

La Legge [...] non ha portato nulla alla perfezione Sotto la Legge mosaica, i sacrifici animali offerti dai sacerdoti davano agli esseri umani peccatori la possibilità di avvicinarsi a Dio con la speranza di ricevere il perdono dei peccati (Le 1:3, 4; Sl 65:2-4). Comunque il sacerdozio e i sacrifici previsti da quella Legge non sarebbero mai riusciti a eliminare il peccato completamente (Ro 8:3 e approfondimento; Eb 10:4). Quindi la Legge non poteva ricucire del tutto il legame tra un essere umano imperfetto e Geova.

cosa che invece è accaduta con l’introduzione di una speranza migliore Geova introdusse “una speranza migliore” quando mandò Gesù Cristo sulla terra affinché provvedesse un sacrificio migliore e un sacerdozio superiore a quello delineato nella Legge mosaica. Questa speranza include la prospettiva di essere salvati grazie al sacrificio di riscatto di Cristo, che dà agli esseri umani imperfetti la possibilità di “[avvicinarsi] a Dio” e di ristabilire in modo completo il legame con Lui (Eb 6:18, 19; 7:25).

questo non è avvenuto senza un giuramento Quando nominò Gesù Sommo Sacerdote, Dio fece anche un giuramento solenne (Sl 110:1, 4; Eb 7:21 e approfondimento). Sulla base di questo giuramento, Geova stipulò “un patto migliore”, superiore persino al patto della Legge mosaica (Eb 7:22).

sacerdoti senza giuramento Geova diede a Mosè il comando di insediare Aronne come primo sommo sacerdote di Israele, e stabilì che i figli di Aronne fossero sottosacerdoti (Eso 28:1; 29:35). In seguito i discendenti di Aronne servirono come sacerdoti di Israele, e il resto dei maschi della tribù di Levi li assistevano (Eso 29:9; Nu 3:6-10). Quindi i sacerdoti di Israele ricevevano il loro speciale incarico “senza giuramento”; lo ottenevano piuttosto per “discendenza carnale” (Eb 7:16). Paolo fa capire in modo inequivocabile che un sacerdozio basato su un giuramento fatto da Dio stesso è di gran lunga superiore a uno che si basa sulla discendenza umana.

Geova Nell’originale ebraico di Sl 110:4, da cui è presa questa citazione, compare il nome divino trascritto con quattro consonanti ebraiche (traslitterate YHWH). Ecco perché qui il nome divino è usato nel testo principale. (Vedi App. C1 e C2.)

Geova ha giurato Paolo cita di nuovo Sl 110:4, ma questa volta include una parte che non aveva citato prima: “Geova ha giurato e non cambierà idea”. (Vedi approfondimenti a Eb 5:6.) Paolo ha già detto che il giuramento fatto da Geova è immutabile; è quindi la garanzia più affidabile che ci possa essere. (Vedi approfondimenti a Eb 6:17, 18.) Questo giuramento relativo a Gesù — “tu sei sacerdote per sempre alla maniera [del re-sacerdote] Melchisedec” — rappresenta un patto che Geova stipula direttamente con suo Figlio (Eb 7:17). A quanto pare Gesù si riferì a questo patto quando lui stesso fece un patto “per un regno” con i suoi discepoli (Lu 22:29 e approfondimento).

garante di un patto migliore Gesù non è soltanto il “mediatore” di un patto nuovo e migliore (Eb 8:6 e approfondimento), ma ne è anche il “garante”. La parola greca per “garante” era un termine legale usato per indicare chi, fornendo qualcosa in pegno, assicurava che un “obbligo legale fosse rispettato”. Dal punto di vista legale Gesù diventò il garante del fatto che “una speranza migliore” si sarebbe di sicuro realizzata (Eb 7:19 e approfondimento, 20 e approfondimento; confronta Ro 8:32).

patto Vedi Glossario.

di quei sacerdoti ce n’è stato un gran numero Qui Paolo si riferisce alla successione di sommi sacerdoti. Nel 1512 a.E.V. Geova diede ad Aronne l’incarico di servire come primo sommo sacerdote. Quando Aronne morì all’età di 123 anni, suo figlio Eleazaro prese il posto di sommo sacerdote (Nu 20:25-28; 33:39). E quando Eleazaro morì, gli succedette suo figlio Fineas (Gsè 24:33; Gdc 20:27, 28). Ai giorni di Paolo, circa 15 secoli dopo, “di quei sacerdoti ce [n’era] stato un gran numero”. A quanto pare, quando il tempio di Gerusalemme fu distrutto nel 70 E.V., più di 80 uomini avevano ricoperto il ruolo di sommo sacerdote.

come sacerdote non ha successori O “il suo sacerdozio è permanente”, ovvero non viene trasmesso a nessun altro. Tutti i sommi sacerdoti di discendenza aronnica alla fine morirono, e quindi ebbero bisogno di successori (Eb 7:23). Gesù Cristo invece “continua a vivere per sempre”, pertanto il suo sacerdozio non richiede successori. (Vedi approfondimento a Eb 7:25.)

può anche salvare completamente A differenza dei sommi sacerdoti umani che erano imperfetti e che offrivano sacrifici animali anno dopo anno, Gesù offrì la sua vita perfetta in sacrificio “una volta per sempre” (Eb 7:27). Inoltre Gesù è immortale, quindi è in grado di assolvere dall’inizio alla fine l’incarico di salvare gli esseri umani peccatori (Ro 6:9; Eb 7:23, 24). Dicendo che Gesù salva “completamente”, Paolo intende dire che aiuta ogni discepolo ubbidiente a ottenere la vita eterna, che si tratti della vita immortale in cielo o di una vita senza fine sulla terra (1Co 15:54, 55; Ri 21:3, 4).

per intercedere Questo verbo significa appellarsi a qualcuno in favore di qualcun altro. Dato che nessun essere umano imperfetto può avvicinarsi a Dio direttamente, con amore Gesù intercede in favore dei suoi discepoli diventando il loro avvocato davanti a Dio (Eb 2:18 e approfondimento). I cristiani possono sempre avvicinarsi a Dio nel nome di suo Figlio, consapevoli che Cristo è sempre pronto ad aiutarli (Gv 16:23; Eb 4:15, 16 e approfondimento). Ovviamente qui Paolo non intende dire che Dio sia riluttante a perdonare e voglia che Gesù lo implori di mostrare misericordia. Geova infatti è compassionevole e pronto a perdonare (Eso 34:6, 7; Sl 86:5). Dopotutto, è stato Dio a dare a Gesù il ruolo di avvocato attraverso il quale i veri cristiani possono avvicinarsi a Lui per ottenere misericordia e aiuto (Ro 3:24, 25; 2Co 5:18, 19; 1Gv 2:1, nt.; 4:10).

leale Menzionando la lealtà Paolo indica una ragione importante per cui Gesù è superiore a qualsiasi sommo sacerdote ebreo che servì nella nazione di Israele. Nessuno di loro infatti poté mai essere perfettamente leale a Dio come lo fu Gesù. Il termine greco originale può trasmettere l’idea di “santo” o “devoto” (come viene tradotto in alcune Bibbie), ma la resa “leale” è ben attestata. Per esempio questo termine compare spesso nella Settanta come traducente di una parola ebraica che significa appunto “leale”. Come riportato in Sl 16:10, Davide scrisse: “Non permetterai che il tuo leale veda la fossa”. Pietro e Paolo citarono questo salmo e lo applicarono a Gesù. In At 2:27 e 13:35 compare lo stesso termine greco che Paolo usa qui. (Confronta approfondimento a Tit 1:8.) Tra le creature di Dio, Gesù è il più grande esempio di lealtà, ed è per questo che può giustamente essere chiamato “il [suo] leale”.

separato dai peccatori Gesù si mantenne “separato”, o si dimostrò diverso, da tutti gli altri esseri umani (compresi tutti gli altri sommi sacerdoti) nel senso che non commise mai nessun peccato (1Pt 2:22), né manifestò alcuna tendenza peccaminosa. Attraverso il suo spirito santo Geova lo aveva protetto non facendogli ereditare il peccato da sua madre Maria, che era imperfetta (Lu 1:35). Comunque l’espressione “separato dai peccatori” non indica che Cristo evitò tutti gli esseri umani imperfetti e peccatori. Essendo un Sommo Sacerdote compassionevole, stava insieme ai peccatori per aiutarli ad avvicinarsi a Geova e a vivere secondo le Sue norme (Mt 9:11, 12). Ecco perché Paolo dice che gli esseri umani peccatori “[avevano] bisogno” di un Sommo Sacerdote come lui. (Confronta Eb 2:10 e approfondimento.) Oltre a questo, quando Paolo scrisse agli ebrei, Gesù era “separato dai peccatori” anche in un altro senso: già da tempo infatti era asceso ai cieli.

elevato al di sopra dei cieli Geova elevò suo Figlio risuscitandolo e facendolo sedere alla Sua destra, una posizione molto più alta rispetto a qualsiasi cosa si trovi nei cieli fisici e molto al di sopra degli esseri umani peccatori (1Re 8:27; Eb 1:3 e approfondimento; 4:14 e approfondimento). Il sacerdozio di Gesù fu perciò elevato al di sopra di quello dei leviti, che servivano in un tempio che di lì a poco sarebbe stato distrutto. Inoltre la Bibbia spesso usa in modo figurato i termini “cieli” e “cielo” per indicare dominio o per riferirsi a governi (Isa 65:17; Da 4:26; 2Pt 3:13; Ri 21:1). Come re-sacerdote a somiglianza di Melchisedec, Gesù siede sul suo trono alla destra di Dio ed è esaltato al di sopra di ogni governo e autorità in cielo e sulla terra (Mt 28:18; 1Co 15:27; Ef 1:20, 21; Flp 2:9; 1Tm 6:14-16; Eb 1:4 e approfondimento; confronta Col 1:16 e approfondimento).

una volta per sempre Questa espressione evidenzia un netto contrasto tra il sacrificio che Gesù Cristo offrì come Sommo Sacerdote e quelli offerti da tutti i sommi sacerdoti di Israele che discendevano da Aronne. Quegli uomini imperfetti dovevano offrire sacrifici per i loro peccati e per quelli di tutto il popolo (Le 4:3, 13-16). Facevano questo anno dopo anno nel Giorno dell’Espiazione (Eb 10:1), ma potevano scegliere di officiare offrendo sacrifici anche quando si trattava di quelli giornalieri. Gesù invece offrì un sacrificio soltanto, un sacrificio perfetto e risolutivo, valido in ogni momento per tutti gli esseri umani fedeli. Questo sacrificio è la garanzia che il peccato verrà cancellato per sempre, e non ci sarà mai bisogno di ripeterlo (Eb 9:12 e approfondimento, 26, 28; 10:1, 2, 10; 1Pt 3:18).

reso perfetto Vedi approfondimenti a Eb 2:10; 5:9.

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