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Sud Africa e territori limitrofi (1)

Sud Africa e territori limitrofi (1)

Sud Africa e territori limitrofi (1)

Vieni con noi in un paese di interessanti contrasti, operose città e remoti luoghi selvaggi, abitazioni moderne e umili capanne africane. Cammina fra persone di molte razze. Ascolta e udrai milioni di persone parlare l’inglese o l’afrikaans (derivato dall’antico olandese). Altri dei 26.000.000 di abitanti di questo paese parlano lingue come lo xhosa e lo zulù.

Questo è il Sud Africa. Ha una superficie di 1.222.000 chilometri quadrati ed è la dimora di un popolo interessante, spesso amabile. Fra loro molti bramano le cose buone di genere spirituale, e i loro desideri sono appagati dalla verità biblica che viene proclamata dai cristiani testimoni di Geova.

Prima, un po’ di storia: Durante il diciottesimo e il diciannovesimo secolo, il Sud Africa fu teatro di molti combattimenti. Mentre dall’Africa centrale la “marea” della popolazione negra si trasferiva verso il meridione e dal Capo la “marea” bianca si diffondeva verso il settentrione, si scontravano in terribili guerre sanguinose. La peggiore fu la guerra anglo-boera del 1899-1902, fra gli Inglesi e i Boeri, agricoltori olandesi. Come risultato, le quattro colonie di Natal, Stato libero dell’Orange, Transvaal e il Capo vennero a trovarsi sotto il dominio inglese. Nel 1910 esse divennero una sola nazione. Mezzo secolo più tardi, nel 1961, il paese divenne la Repubblica Sudafricana. Questo accadde con un voto di maggioranza dei bianchi. I negri non hanno nessun voto eccetto nei loro “homelands”, estesi territori autonomi riservati a ciascuna tribù africana.

BREVE VIAGGIO

Or dunque facciamo un rapido viaggio attraverso il Sud Africa. Cominciamo da Città del Capo, presso l’estremità meridionale del continente. Città del Capo è la capitale legislativa, la più antica città del paese. Oltre 800 chilometri a nord-est è Bloemfontein, capitale dello Stato libero dell’Orange, città che è considerata la capitale giudiziaria del paese. Pretoria, ancora più a nord-est, è la capitale del Transvaal ed è la capitale amministrativa della repubblica.

La principale caratteristica topografica del Sud Africa è l’altipiano interno. Da una pianura costiera a oriente il terreno si eleva nettamente per formare massicce catene montagnose, con un’altitudine che varia da più di 1.500 metri a oltre 3.300 metri. L’altipiano degrada verso ovest. Una volta era per lo più un’ondulata prateria che pullulava di grosse mandre di impala, zebre, antilopi sudafricane e altre belle creature. Oggi gran parte dell’interno è terreno coltivato, e gli animali selvatici si trovano per lo più solo nelle riserve di caccia, come nel Parco Nazionale Kruger famoso in tutto il mondo. Ma verso il settentrione, nella zona interna, il paese è più arido e diviene il deserto di Kalahari. A nord-est è il bushveld (si pronuncia “bushfelt”), ricco di arbusti.

Kimberley, nella Provincia del Capo, è famosa in tutto il mondo come centro delle miniere di diamanti. Nel Transvaal si trova Johannesburg, massima città del paese e nota come “regina” del “Reef”, una fascia di città minerarie e industriali. Il Reef venne all’esistenza a causa della scoperta dell’oro fatta nella regione nel lontano 1886. In linea d’aria a circa 500 chilometri a sud-est di Johannesburg sorge Durban, sulle spiagge dell’oceano Indiano, e qui si vedono molte donne indiane nei loro pittoreschi sari.

Nel Sud Africa abitano dodici milioni e mezzo di Africani, che appartengono almeno a nove tribù. Le tribù più grandi, i popoli xhosa e zulù, hanno ciascuna più di tre milioni di persone. Ci sono poi i Basuto, quindi gli Tswana, Tsonga, Swazi, Ndebele, Venda e altri. Più di metà della popolazione africana abita negli “homelands”, gli estesi territori autonomi designati per ciascuna singola tribù africana. Di solito il modo di vivere è molto primitivo in questi territori autonomi e nelle riserve, dove la maggioranza delle persone abitano in capanne dalle pareti principalmente di fango e il tetto fatto d’erba intrecciata. Il resto della popolazione africana abita in cittadine africane, come Soweto con le sue piccole case in cemento e mattoni costruite dal comune. Queste si trovano pochi chilometri fuori delle città e dei sobborghi europei. La norma del governo è che ciascun gruppo razziale cresca separatamente e indipendentemente. Il Sud Africa è stato oggetto di severe critiche per la sua politica di apartheid o segregazione.

Oltre alle principali sette della cristianità, gli Africani hanno le loro proprie religioni. Non soltanto sono rappresentate fra loro le principali fedi della cristianità, ma molti predicatori africani hanno dato inizio alla loro piccola setta. Di conseguenza, nel Sud Africa c’è il massimo numero di sette del mondo, almeno 2.000! Oltre a professar di aderire a una chiesa della cristianità, la maggioranza degli Africani si dedica ancora a qualche forma di adorazione degli antenati e vive col timore dei morti. Questo avviene non solo negli “homelands”. Molti Africani moderni, pur guidando un’auto di ultimo modello, sacrificano di tanto in tanto un capro per placare gli spiriti dei propri antenati morti.

RISALIAMO AL VOLGERE DEL SECOLO

Al volgere del secolo, la popolazione del Sud Africa era più piccola, l’andatura più lenta e la vita più semplice. Il paese si andava appena riprendendo dalla guerra anglo-boera quando il tempo risultò maturo per divulgare la buona notizia in questo attraente campo.

Nell’anno 1902 un certo ecclesiastico riformato olandese fu mandato dall’Olanda a un’assegnazione in Klerksdorp, cittadina del Transvaal. Egli portò con sé una grande cassa di letteratura religiosa di seconda mano, compresi gli Studi sulle Scritture, una copia della Torre di Guardia di Sion inglese e l’opuscolo Che cosa dicono le Scritture dell’inferno? Frans Ebersohn e Stoffel Fourie incontrarono questo ecclesiastico a Klerksdorp. Fu loro permesso di esaminare la sua biblioteca, trovarono queste pubblicazioni molto interessanti e fu loro concesso di prenderle dalla collezione. A questi uomini le verità contenute in queste pubblicazioni fecero un’impressione così profonda che decisero di formare una nuova congregazione. La chiamarono “Volheid van Christus” (Pienezza di Cristo). Questo fu il primissimo punto d’appoggio del messaggio del Regno nel Sud Africa.

Questi due uomini cominciarono a tenere adunanze e a lavorare di casa in casa per diffondere la buona notizia. Nel 1903 Frans Ebersohn scrisse al primo presidente della Società Torre di Guardia di Bibbie e Trattati, C. T. Russell, e chiese di mandare nel Sud Africa un “pellegrino” o rappresentante speciale della Società. Il fratello Russell rispose che allora le circostanze non lo permettevano, ma che si sarebbe disposto appena possibile.

Nel 1906 una coppia di sorelle emigrate da Glasgow (Scozia) a Durban divulgava con entusiasmo la buona notizia. Non passò molto tempo che altri in quella città si interessarono della verità, e, alla fine del 1906, c’erano nel Sud Africa quaranta abbonati alla Torre di Guardia di Sion.

Nel 1907 nella scena del dramma del Regno dell’Africa meridionale comparve un certo “reverendo” Joseph Booth. Nato in Inghilterra, egli si trasferì in Nuova Zelanda all’età di ventinove anni per dedicarsi all’allevamento delle pecore e in seguito si mise negli affari in Australia. Si unì ai battisti e dopo qualche tempo si sentì chiamato a fare il missionario in Africa e quindi nel 1892 arrivò nel Niassa (ora Malawi) come missionario indipendente. Booth si infiammò all’idea dell’uguaglianza per gli Africani e dell’“Africa agli Africani”. Egli istituì varie “Missioni industriali”.

Nell’anno 1900 Booth si era separato dalla maggioranza delle sue missioni e aveva fatto alcuni viaggi in America, dove si convertì alla fede dei battisti del settimo giorno. Subito dopo tornò nel Niassa per stabilirvi una missione per conto di quell’organizzazione sabatista. Non passò molto tempo ed egli fu in difficoltà con i battisti del settimo giorno. Si unì quindi agli avventisti del settimo giorno e stabilì per loro una missione. Litigò anche con le autorità governative, poiché i suoi progetti di un cambiamento sociale africano erano loro molto sgraditi. Sembra che nel 1906 Booth cominciasse a interessarsi delle Chiese di Cristo e, pur essendo stato respinto dalle Chiese di Cristo britanniche, ebbe qualche accoglienza alla filiale delle Chiese di Cristo sudafricane di Città del Capo. Booth fu lo strumento che li aiutò a stabilire una missione nel Niassa. Secondo la pubblicazione Independent Africa, Booth passò da una denominazione all’altra come un “autostoppista religioso”.

Verso la fine del 1906 Booth, ora in Scozia, lesse alcuni libri del fratello Russell. Presto partì per gli Stati Uniti. Booth dispose di chiedere un’intervista al fratello Russell e questa risultò una discussione molto interessante e cruciale. Il fratello Russell sapeva pochissimo dei precedenti di Booth e del suo principale obiettivo di ridare l’Africa agli Africani. Egli non avrebbe potuto sapere che Booth era già considerato indesiderabile dai funzionari e dai bianchi del Niassa e che si era già servito di varie organizzazioni religiose per sostenere i propri progetti. Inoltre, il fratello Russell era ansioso di trovare qualcuno che aprisse un ampio nuovo campo. Quindi, per un tempo, la Società si assunse le spese di Booth quale suo missionario presso quei popoli che egli conosceva.

Il fratello Russell non si rese conto che questo avrebbe dato luogo a molte difficoltà e che avrebbe recato molto biasimo sul nome della Società. In ogni modo, all’inizio del 1907, Joseph Booth era di nuovo in Africa e cominciò a operare a Città del Capo e in altri luoghi del paese. Essendo nel Niassa una persona non grata, risulta che Booth non vi ritornò per parecchio tempo, nonostante che mediante lettere e messaggeri personali tenesse con il campo del Niassa un intimo contatto esercitando su di esso un notevole effetto.

Nel numero della Torre di Guardia di Sion del 1° giugno 1908 una lettera firmata da L. de Beer e scritta al fratello Russell fece un po’ di luce su quanto accadeva. In parte essa dice: “Sono profondamente interessato ai suoi sei libri, e ho due fratelli similmente interessati; uno è un ecclesiastico della Chiesa Olandese; non solo un lettore, ma un pensatore. Egli non esercita più; risiede a Pretoria (Transvaal) e redige un giornale ecclesiastico olandese, oltre a predicare quanto è richiesto. . . .

“C’è poi un comune amico del fratello Booth e mio, il rev. J. H. Orr, ministro della Chiesa Congregazionale Indipendente di Wynberg (uno dei nostri sobborghi), che già predica alcune delle nuove verità contenute nei suoi libri.

“Come avrà udito, un bel gruppetto, in cui ero anch’io, tutti interessati al messaggio millenario, si riunì nella Chiesa del fratello Orr per celebrare la Pasqua, cinque Europei e 29 nativi, in tre lingue. Fu un’ora importante e notevole, e una nuova èra nella nostra vita”.

Altre notizie sull’opera che si faceva in Sud Africa sono pubblicate ne La Torre di Guardia del 15 gennaio 1909. L’articolo dice: “Ci sono tre fratelli negri che predicano la Verità ai nativi. Uno di questi è andato a nord nella sua regione d’origine, distante circa tremiladuecento chilometri, per portarvi il messaggio. Questo fratello, benché giovane, parla diverse lingue native e scrive abbastanza correntemente l’inglese. Le ultime notizie che abbiamo ricevuto da lui sono molto incoraggianti. Sembra che i nativi abbiano aperto le orecchie alla ‘buona notizia di una grande gioia’, al messaggio della Restaurazione”.

Il giovane africano menzionato come in viaggio circa tremiladuecento chilometri a nord verso la sua regione d’origine era Elliott Kamwana. Kamwana era venuto dalla tribù Tonga ed era stato educato dalla missione Livingstonia (presbiteriana scozzese) a Bandawe sulla spiaggia occidentale del lago Niassa. Comunque, a Blantyre (Niassa) egli aveva incontrato nel 1900 Booth, e due anni dopo si era battezzato in una delle missioni del settimo giorno che Booth aveva stabilite. In seguito era venuto nel Sud Africa, aveva lavorato nelle miniere per un dato tempo e poi al Capo aveva incontrato di nuovo Booth. Pare che Kamwana stesse per alcuni mesi con Booth ricevendone istruzioni e che tornasse quindi nella sua patria del Niassa. Ne La Torre di Guardia del 1° luglio 1909, Booth descrive la distribuzione dei trattati tra gli Africani di Johannesburg e Pretoria e poi dice:

“Essi si rallegrano grandemente vedendo portare qui lo stesso messaggio che hanno udito si proclamava nella loro propria patria, nel Niassa, dal fratello Elliott Kamwana.

“Uno che è stato qui solo tre mesi dice che vide Elliott battezzare 300 persone in un sol giorno; un altro afferma che in un luogo ci sono 700 aderenti. E sono inoltre informato che in quel paese ci sono quasi 3.000 persone in circa 30 luoghi diversi le quali hanno accettato il Piano divino a preferenza del presbiterianismo e della Chiesa d’Inghilterra. Lo stesso fratello Elliott riferisce che ci sono circa 9.000 persone alquanto interessate, sebbene non tutte nel grado sopra menzionato”.

Verso la fine di questo articolo, il fratello Russell incluse alcune recentissime notizie sull’arresto di Elliott Kamwana per istigazione dei missionari calvinisti scozzesi di Bandawe (lago Niassa). Il fratello Russell conclude la relazione con le brevi parole: “Il fratello Kamwana battezzò l’anno scorso 9.126 persone”.

Su questa fantastica cifra non si fa nessun commento. In quel tempo in tutti gli Stati Uniti se ne battezzarono assai meno! Ma come aveva fatto Kamwana? Quali metodi aveva seguìti?

COMINCIANO I “MOVIMENTI TORRE DI GUARDIA”

In realtà, né Booth né Kamwana avevano effettivamente lasciato Babilonia la Grande, o la falsa religione; essi non divennero mai studenti biblici o cristiani testimoni di Geova. La loro relazione con la Società Torre di Guardia fu breve e superficiale. La sig.ra Marjorie Holliday, i cui ricordi inerenti alla verità risalgono agli inizi del 1900, descrive come Joseph Booth fece frequenti sforzi per sabotare le adunanze dei fratelli nella loro stanza del piano superiore a Durban. La nostra sorella cristiana Holliday dice: “Per esempio: mentre cantavamo ‘Liberi dalla Legge’, egli si metteva di fuori e rispondeva con ‘non liberi dalla legge’”.

Non è dunque sorprendente che Elliott Kamwana, apprendista spirituale di Booth, avesse un’idea molto alterata delle verità presentate dalle pubblicazioni della Società. Ma cosa predicasse esattamente quando tornò nel Niassa, ora è impossibile dirlo. Per certo sembra vero che un rimarchevole aspetto della sua campagna fossero i suoi drammatici battesimi all’aria aperta. Ma questi battesimi compiuti da Kamwana non avevano nessuna relazione col vero battesimo cristiano dei servitori di Geova. Qualunque cosa dicesse o qualunque metodo seguisse, la campagna di Kamwana durò solo breve tempo, approssimativamente dal settembre 1908 al giugno 1909, quando il governo intervenne e lo mise in prigione, deportandolo poi nelle isole Seicelle. Fino al 1937 non gli fu permesso di tornare nel Niassa, in cui continuò a dirigere uno dei falsi “Movimenti Torre di Guardia”.

Per massima sfortuna, come risultato dell’opera di Kamwana sorse nell’Africa centrale una situazione che per molto tempo causò enorme confusione. Si formarono movimenti che si servirono in piccolo grado dei libri del fratello Russell. Questi mischiarono un po’ di verità con molte idee e metodi loro propri. Così, molti furono sviati. Non tutti questi movimenti usarono i nomi “Torre di Guardia” o “Società Torre di Guardia”; infatti, il movimento diretto da Kamwana prese a suo tempo il nome “Missione del Guardiano”.

Molti anni dopo, nel 1947, siccome queste false sette Torre di Guardia causavano ancora qualche confusione, i fratelli incaricati nel Niassa dell’opera di predicazione del Regno scrissero a Kamwana. In una risposta scritta e firmata da Kamwana, egli dice: “La Missione del Guardiano (Mlonda Mission) non ha tempo da perdere con le dicerie perché i negri e gli Europei del Niassa sanno che la Missione del Guardiano è separata e distinta dalla Società Torre di Guardia di Bibbie e Trattati degli Europei”.

Così i fatti mostrano molto chiaramente che Kamwana non fu mai un vero, dedicato servitore di Geova, ed è evidente che egli iniziò o causò la formazione di vari falsi “Movimenti Torre di Guardia”. Sembra che tutto ciò cominciasse con la sua “infuocata” campagna del 1909. Il fratello Nguluh, un fratello africano di Johannesburg che in quel tempo era nel Niassa, ha paragonato la campagna di Kamwana a un “rapido fuoco di paglia”. In quei giorni c’era nel Niassa una considerevole migrazione di nativi che cercavano lavoro e paghe migliori. In quel modo i falsi “Movimenti Torre di Guardia” evidentemente si diffusero allora in ogni parte delle Rhodesie, del Congo e giù fino in Sud Africa.

DURBAN ODE IL MESSAGGIO

Ora torniamo a Durban nell’anno 1906. Marjorie Holliday e sua madre abitavano proprio accanto a una certa sig.ra Morton. La sorella Arnott di Glasgow (Scozia) mandava di continuo trattati e volantini alla sorella naturale, sig.ra Morton. A sua volta, la sig.ra Morton passava questi trattati alla sig.ra Agnes Barrett, madre di Marjorie Holliday, e alla fine entrambe accettarono la verità. In questo tempo era venuta lì dalla Scozia anche una certa sorella Taylor. Dopo breve tempo, da Glasgow la sorella Arnott e la sua famiglia decisero di venire a stabilirsi a Durban. Così, secondo la sorella Holliday, a dare realmente inizio all’opera a Durban furono le sorelle Arnott, Taylor, Morton e Barrett. Uno dei loro principali metodi di divulgazione della verità fu quello di dare trattati e volantini alle persone sulle spiagge.

Marjorie Holliday stessa prese la sua determinazione all’età di dieci anni, scrivendo una lettera di dimissioni alla Chiesa Presbiteriana e dissociandosi così da Babilonia la Grande. Ella dice inoltre che nel 1910 al piccolo gruppo di Durban si unì un negro americano, il fratello Whiteus. La sorella Holliday ci narra che a Durban ebbe un ottimo successo. Quindi menziona un sorprendente avvenimento. Pare che il fratello Whiteus fosse richiamato in America, forse dal fratello Russell. Ma non molto tempo prima che la nave salpasse da Durban egli fu rapito da Booth e rinchiuso in una stanza! (Perché Booth facesse ciò non è chiaro). In ogni caso, le sorelle locali cercarono di scoprire dove il fratello Whiteus era rinchiuso, e la sorella Barrett riuscì a liberarlo e ad accompagnarlo quindi al sicuro fino al molo onde potesse prendere la sua nave.

Nell’anno 1910 era stato seminato del buon seme, ma nell’Africa meridionale accadevano cose strane. Nel Niassa la situazione non era buona, e, a Durban, Booth dava fastidio. Era necessarissimo che qualcuno maturo e fidato assumesse in questo vasto campo la sorveglianza dell’opera del Regno.

UNA SVOLTA

L’anno 1910 vide aprirsi un nuovo capitolo per l’opera del Regno in Sud Africa. In quel tempo Booth era un uomo finito per ciò che concerneva la Società. Verso la metà di quell’anno il fratello Russell mandò William W. Johnston, che aveva probabilmente poco più di trent’anni. Egli era uno Scozzese di Glasgow, di mente sobria, cauto e fidato, un vero contrasto con il volubile ed eccentrico Booth. Il fratello Johnston era stato un anziano a Glasgow per diversi anni, era un acuto studente della Parola di Dio e un eccellente oratore. Era uno dei “doni negli uomini” assai necessario nel campo africano, ch’era stato malamente scosso dalle imprese di Booth. (Efes. 4:8) La principale missione del fratello Johnston era quella di andare nel Niassa, investigarvi la situazione e dare aiuto ai fratelli.

Il primo uomo bianco che aveva scoperto il lago Niassa era stato nel 1859 il famoso esploratore e missionario David Livingstone. Il paese fu poi esplorato da missionari delle Chiese Presbiteriana Scozzese e Cattolica Romana per stabilirvi colonie di bianchi. Nel 1891 esso divenne un protettorato britannico e parte dell’Africa Centrale Britannica. Al tempo del viaggio del fratello Johnston la popolazione del Niassa era di circa un milione, con pochissimi locali residenti bianchi.

Il fratello Johnston trascorse nel Niassa circa quattro mesi e riferì che c’erano quasi cento chiese in altrettanti villaggi e che migliaia di nativi si dichiaravano fedeli alla “verità che è presente”. (2 Piet. 1:12) Trovò che alcuni avevano “afferrato abbastanza bene la Verità”. Ma fu molto deluso dallo spirito generale.

“Inoltre sembrava che alcuni di essi pensassero che io ero venuto con una tasca piena di denaro per dotare tutti i pastori e gli insegnanti e dar loro lucrosi impieghi sotto la Società”, disse il fratello Johnston. “Dovetti disabituare la loro mente a tale idea. . . . Mi dispiace dire che quasi in ogni caso dove ebbi a che fare con singoli fratelli le loro conversazioni terminavano con una richiesta di assistenza finanziaria di qualche genere o forma”. Per giunta egli riscontrò che l’influenza di Booth era “notevolmente manifesta nell’opera del Niassa”. Alcuni osservavano il settimo giorno di sabato. “Feci quello che potevo per presentare su tale questione la verità”, fece notare il fratello Johnston, “e per grazia di Dio potei liberare almeno alcuni di essi dalla schiavitù”.

Il fratello Johnston fece lo sforzo di istituire qualche forma di organizzazione e scelse diversi nativi perché agissero da insegnanti dopo aver chiarito loro la questione del sabato. Si compiacque anche di riscontrare che molti sembravano “pieni del forte desiderio di conoscere più intimamente la Parola di Dio”. Dopo il ritorno nel Sud Africa, egli ricevette per un po’ rapporti da alcuni di questi del Niassa, ma trascorsi alcuni anni ci furono pochissimi contatti. Per quindici anni il movimento iniziato da Booth e Kamwana fu in gran parte abbandonato a se stesso. Non c’è da sorprendersi se una tale situazione generò i falsi “Movimenti Torre di Guardia” indigeni.

PICCOLA SEDE FILIALE CON VASTO TERRITORIO

Subito dopo il suo ritorno a Durban nel 1910, il fratello Johnston ricevette dal fratello Russell istruzione di aprirvi una sede filiale della Società Torre di Guardia. Questa nuova filiale con un solo uomo fu semplicemente una piccola stanza nella School Lane di Durban. Serviva da ufficio e, a volte, da luogo di adunanza. Ma il territorio sul quale aveva giurisdizione era enorme. Parlando approssimativamente, il suo campo era tutta l’Africa a sud dell’equatore. Infatti, alcuni territori che erano sotto questa filiale, come Congo, Uganda e Kenya, si estendevano molto a nord dell’equatore. Vi erano pure incluse l’isola di Maurizio al largo dell’oceano Indiano, l’estesa isola di Madagascar (Repubblica Malgascia) al largo della costa del Mozambico, S. Elena a centinaia di chilometri nell’Atlantico e l’isola di São Tomé nel golfo di Guinea. Comunque, come scrisse il profeta Zaccaria: “Chi ha disprezzato il giorno delle piccole cose?” — Zacc. 4:10.

GLI SFORZI DANNO FRUTTO

Non è bene disprezzare l’opera delle persone umili, come il fratello Whiteus. Una volta egli visitò a Durban una famiglia e lasciò una serie completa di Studi sulle Scritture. La donna che li ottenne non li lesse lei stessa, ma dopo breve tempo sua figlia, la sig.ra Thompson, si portò i libri in un viaggio in piroscafo per Glasgow e nel viaggio se li lesse. Durante la sua permanenza a Glasgow qualcuno andò alla sua porta e lasciò un foglietto che annunciava un discorso che doveva essere tenuto da Charles T. Russell. La sig.ra Thompson vi andò, ma trovò il posto così affollato che non vi poté entrare. Tuttavia, in quel momento i fratelli decisero di aprire il palco dell’orchestra e la sig.ra Thompson ebbe dunque alla conferenza pubblica un posto di prima fila a lato della pista circolare. Le piacque moltissimo. Una delle sorelle locali prese il suo indirizzo del Sud Africa e a suo tempo il fratello W. Johnston le fece una visita ulteriore. La sig.ra Thompson accettò la verità e subito dopo fu battezzata. Ella stessa fu una fedele e attiva proclamatrice per molti anni, fino al 1965, quando morì all’età di novantotto anni. Sua figlia e due nipoti pure divennero zelanti Testimoni. Così quella visita fatta dal fratello Whiteus diede molto frutto.

Intanto, a Durban il fratello Johnston pronunciava regolarmente discorsi biblici nella Sala Massonica di Smith Street ogni domenica sera. Gli uditorii erano finora abbastanza piccoli, ma fra di essi era un Norvegese chiamato Myrdal. Sua moglie era un’accanita avventista del settimo giorno. I due facevano una notte dopo l’altra discussioni sulle dottrine. In ogni modo, il sig. Myrdal aveva la meglio nelle discussioni, e dopo non molto tempo lui e la moglie e il figlio Henry divennero regolari frequentatori delle conferenze del fratello Johnston. Essi cominciarono a frequentare anche le adunanze della domenica mattina chiamate “Studi biblici per tutti”.

Inoltre dall’anno 1911 c’è una chiara narrazione del vero interesse fra gli Africani del Sud Africa. Jeremiah Khuluse di Ndwedwe, un piccolo borgo nativo circa cinquanta chilometri da Durban, ricorda che un uomo chiamato Johannes Tshange vi andò da Città del Capo. Tshange aveva acquistato conoscenza della verità a Città del Capo ed era desideroso di diffonderla nel suo borgo nativo di Ndwedwe. Il padre di Jeremiah Khuluse s’interessò molto, specie del nuovo insegnamento circa l’inferno. Si iniziarono dunque studi biblici e si tenevano ogni sera. Molti si associavano al piccolo gruppo. Per i loro studi della Bibbia usavano gli Studi sulle Scritture, e dopo alcuni mesi, siccome già predicavano a persone di altre chiese, il clero locale cominciò a preoccuparsi. Come conseguenza, i membri della Chiesa Metodista Wesleyana si adunarono per discutere il problema. Dopo molte discussioni questi nuovi interessati alla verità furono scomunicati dalla chiesa. Questa fu probabilmente la prima congregazione africana di veri adoratori che si formò nel Sud Africa.

Nel 1911 il fratello Johnston era molto occupato. Fece un viaggio speciale a Johannesburg nel Transvaal e a Parys nello Stato libero dell’Orange. A Johannesburg fece molte visite e, come conseguenza, si presero disposizioni per tenere le adunanze delle “classi bibliche”. Un’ottima adunanza si tenne nella Sala Civica di Parys, dove il sindaco presentò il conferenziere, il vicesindaco ne tradusse le osservazioni in olandese e gli ascoltatori furono circa 250. È chiaro che il fratello Johnston era occupato nell’opera di estensione delle classi che in quel tempo era compiuta dal popolo di Dio in ogni parte del mondo. Presto si tennero adunanze anche a Pretoria, Balfour, Port Elizabeth e Ndwedwe.

Sebbene fossero pochi di numero, i servitori di Geova fecero molti sforzi per diffondere il vitale messaggio della Bibbia. In una relazione sull’opera compiuta nel Sud Africa nel 1912, il numero de La Torre di Guardia del 1° febbraio 1913 mostra che distribuirono 28.808 trattati inglesi intitolati “Pulpito del popolo”, 30.000 trattati inglesi intitolati “Giornale di tutti” e 3.000 “Pulpito del popolo” olandesi. È pure interessante una breve nota de La Torre di Guardia del 15 novembre 1913, che mostra che era disponibile letteratura in zulù. La buona notizia giungeva in questo paese a molte persone.

Per di più, in questo tempo, i sermoni del fratello Russell erano regolarmente pubblicati nei giornali. La Torre di Guardia del 15 dicembre 1913 mostra che in Gran Bretagna, Sud Africa e Australia i suoi articoli erano settimanalmente stampati da circa 600 giornali. In tutto il mondo la cifra era approssimativamente 2.000 giornali. Il fratello Johnston aveva organizzato in Sud Africa un’agenzia editoriale per i sermoni, e alla fine del 1913 undici giornali li pubblicavano nel paese in quattro lingue.

ARRIVA IL 1914!

Trascorsero i mesi e giunse il 1914. In tutto il mondo i fratelli dovettero chiedersi in quel tempo che cosa avrebbe recato l’anno. Nel Sud Africa i fratelli pensavano molto alla data. Fra loro erano laggiù a Durban i Myrdal. Henry Myrdal dice: “Ricordo bene la data del 4 agosto 1914, quando mia madre leggendo il giornale, disse a noi, alla famiglia: ‘Ecco, è venuta la Guerra, proprio come il pastore Russell aveva detto nei suoi libri’”.

In Gran Bretagna molti guardavano gli avvenimenti mondiali con interesse e riconoscevano il “segno”. Questi comprendevano un giovane fratello chiamato George Phillips, allora un ragazzo sedicenne che faceva servizio da colportore a Barrow di Furness (Inghilterra). In quel tempo George non si rendeva conto dell’importante parte che avrebbe avuta nell’Africa meridionale nel progresso dell’opera del Regno!

Lassù nel Niassa molti Africani sinceramente interessati alla verità pure guardavano la data. I Tedeschi erano appena di là dal confine del Tanganica (allora Africa Orientale Tedesca) e le truppe britanniche si preparavano a difendere il confine. Alcuni si rendevano conto che la profezia biblica si adempiva.

Il libro Independent African a pagina 230 dice: “Gli stessi Africani lasciarono la propria testimonianza dell’instabilità in cui li aveva portati la Guerra. In realtà, a molti sembrava che la profezia della Torre di Guardia secondo cui il mondo sarebbe finito a ottobre del 1914 stava per avverarsi”. Questo è confermato da una lettera che il fratello Achirwa del Niassa inviò al fratello Russell (pubblicata ne La Torre di Guardia del 1° settembre 1914). Fra l’altro, essa dice: “Di sicuro viviamo nel Tempo della Fine, secondo le Scritture. . . . Ma leggiamo nella Bibbia che il Liberatore verrà, e verrà il Regno di Dio e tutte le nazioni conosceranno la Via del nostro Dio; ma Egli distruggerà i malvagi”. Quindi prosegue descrivendo le loro adunanze, che, in speciali occasioni, erano frequentate da centinaia di persone in una sola volta.

“PRIMO CONGRESSO SUDAFRICANO”

Con questo titolo La Torre di Guardia del 15 agosto 1914 pubblicò una lettera del fratello Johnston. Egli scrisse:

“Il primo Congresso Sudafricano dell’Associazione Internazionale degli Studenti Biblici è ora passato alla storia, lasciando a quelli che hanno avuto il privilegio di assistervi un glorioso ricordo che servirà di stimolo e ispirazione finché perverremo al più grande di tutti i Congressi, oltre il velo [in cielo]”.

Johnston continuava poi a descrivere che esso ebbe luogo il 10 aprile a Durban. Le persone erano venute da ogni parte del subcontinente. Menzionava in special modo “una cara sorella che ha fatto un viaggio di quasi milleseicento chilometri”. Inoltre Johnston diceva: “Eravamo davvero un assai ‘piccolo gregge’. Il nostro massimo numero di presenti fu 34”. Il fratello Johnston intendeva trentaquattro studenti biblici, ma al discorso pubblico i presenti furono circa cinquanta. Considerando il numero dei presenti, quello dei battezzati fu altissimo, un totale di sedici. Lo stesso fine settimana ebbero anche la Commemorazione della morte di Cristo, con trentadue partecipanti. Quei fratelli non si resero conto che circa cinquantasette anni dopo (1971) ci sarebbe stata a Johannesburg un’assemblea con un totale di quasi 50.000 presenti! Questo fa certamente ricordare la profezia: “Il piccolo stesso diverrà mille”. — Isa. 60:22.

ACCUSE INFONDATE

Le prime settimane del 1915 furono per il Niassa molto orribili. In quel tempo Britannici e Tedeschi avevano già avuto aspri scontri di frontiera, con la conseguente vittoria dei Britannici. Molti Africani furono uccisi o feriti in questa battaglia, ma il peggio doveva ancora venire. Il 23 gennaio ci fu tra gli Africani una seria insurrezione capeggiata da John Chilembwe, un capo istruito di una setta africana. Egli uccise alcuni Europei locali e cercò di causare un’insurrezione generale. Tuttavia, questa fu presto soffocata da truppe africane, ufficiali e volontari europei.

In seguito furono comunque fatte le accuse che la Società Torre di Guardia avesse avuto qualche cosa a che fare con la rivolta. Infatti, l’ufficiale History of the Great War (Storia della Grande Guerra) si riferisce a Chilembwe come a un “fanatico religioso . . . della cosiddetta setta ‘Torre di Guardia’”. Un’attenta investigazione ha provato sin da allora che quelli del Niassa interessati nella verità e anche quelli del movimento di Kamwana, un falso “Movimento Torre di Guardia”, come tale, non ebbero nessuna diretta relazione con l’insurrezione o non ne ebbero alcuna responsabilità. Il libro Independent African ne esamina molto compiutamente le prove e, a pagina 324, perviene a questa conclusione: “Chilembwe stesso non ebbe nessuna evidente relazione col movimento americano della Torre di Guardia e i tentativi di collegare i suoi progetti insurrezionali con tale organizzazione degli Stati Uniti sembrano mal diretti”. Certo, poiché Chilembwe era stato un convertito di Booth, e Booth aveva avuto una volta qualche relazione con la Società, i nemici della verità si servirono di questi fatti per fare accuse e mutare la Società in un capro espiatorio. In effetti, Chilembwe e i suoi luogotenenti erano membri delle altamente rispettate missioni ortodosse. Anche queste furono molto criticate dal governo.

Il libro Independent African, a pagina 232, fa anche questo interessante commento sulle false accuse secondo cui le pubblicazioni della Società Torre di Guardia influirono su alcuni Africani onde prendessero parte alle insurrezioni: “Ma si deve anche notare che in nessun luogo dei volumi di Russell [il corsivo lo abbiamo aggiunto noi] si suggeriva ai credenti nei suoi insegnamenti che dovessero fare passi attivi per affrettare il rovesciamento di queste istituzioni in preparazione dell’Èra Millenaria: piuttosto si raccomandava loro di aspettare con pazienza l’intervento divino”.

LA CRESCITA CONTINUA

Alcuni mesi dopo, i fratelli ebbero laggiù a Durban un’altra ottima assemblea. Questa fu di nuovo collegata con la celebrazione della Commemorazione, e quarantasette presero gli emblemi. Della classe zulù a Ndwedwe ci furono trentotto presenti, inoltre quindici a Johannesburg, otto a Città del Capo, sei a Douglas e due a Balfour.

L’anno 1914 era venuto ed era passato. Per quanto gli avvenimenti del mondo adempissero la profezia in modo rimarchevole, l’opera non era ancora finita e sembrava che ci fosse ancora molto da fare. In una lettera al fratello Russell, il fratello Johnston disse: “L’anno passato è stato un anno di continue prove, sia per gli individui che per le classi [o, congregazioni]”. Comunque, il rapporto dell’attività compiuta in Sud Africa nell’anno 1915 mostra che si erano distribuiti più di 4.700 volumi stampati, si erano diffuse 75.131 copie di pubblicazioni gratuite e si eran tenute 312 adunanze. L’opera non si era affatto arrestata.

FOTODRAMMA DELLA CREAZIONE

Nel 1916 arrivò nel Sud Africa il Fotodramma della Creazione. Questa produzione mista di diapositive, pellicole cinematografiche e incisione sonora dava risalto al proposito di Dio per la terra e l’uomo. Nella Provincia del Capo incontrò evidentemente difficoltà e vi fu proibito dalle autorità poiché probabilmente avrebbe ‘offeso la suscettibilità religiosa’ del pubblico.

In ogni modo, indicando la portata dell’opera del Fotodramma, all’inizio del 1918 il fratello Johnston calcolò che in diciotto mesi aveva fatto viaggi per 16.000 chilometri e l’aveva proiettato in molte parti del paese. Il Dramma attirava dappertutto grossi uditori. Benché fosse rifiutato il permesso nella Provincia del Capo, era stato proiettato a Durban, Johannesburg, Pretoria e varie altre parti del Transvaal, nello Stato libero dell’Orange e nel Natal. Dalla proiezione del Dramma non era risultato un grande radunamento, ma aveva dato una testimonianza assai estesa e potente.

PRIME NOTIZIE DALLA RHODESIA E DAL TRANSVAAL

Nel 1916 udiamo per la prima volta qualche menzione dell’attività del Regno in Rhodesia. William W. Johnston disse in una lettera al fratello Russell: “La tua comunicazione sull’opera in Rhodesia, indirizzata al sig. Nodehouse, è stata debitamente ricevuta. Ho scritto a quel signore chiedendogli i particolari e sono in attesa di una sua risposta”.

A quel tempo in Sud Africa l’opera di testimonianza non era affatto limitata alle città. Nel paesino di Koster, nel Transvaal occidentale, c’era un uomo chiamato Japie Theron che era occupato a studiare la verità. Theron, abile avvocato, aveva compreso che le religioni del mondo erano false. Un giorno lesse nel giornale della rimarchevole profezia circa il 1914 che era stata pubblicata decenni prima dalla Società Torre di Guardia. Theron richiese dunque letteratura e ricevette i libri degli Studi sulle Scritture. Assai presto vide la verità e sentì l’ardente desiderio di aiutare altri. Spesso ebbe dibattiti col clero, sfidandolo a provare i suoi falsi insegnamenti, come il letterale inferno di fuoco.

Il fratello Theron aveva per certo molta iniziativa. In un certo periodo, diede regolarmente testimonianza sul piccolo treno che ogni giorno attraversava sbuffando la sua cittadina. Preso il treno alla stazione, cominciava dalla locomotiva e andava fino al vagone di coda, offrendo le pubblicazioni a tutti i passeggeri, mentre il treno avanzava lentamente sulla ripida salita. Egli calcolava il tempo così che quando il treno giungeva alla sommità della salita aveva finito il suo “territorio” su ruote e saltava giù! Il fratello Theron fu estesamente noto nel Transvaal occidentale e nello Stato libero dell’Orange e aiutò molti ad accettare la verità.

Nel Transvaal settentrionale la luce era rifulsa in una zona assai estesa e molta letteratura era mandata per posta da una persona all’altra. Essa giunse nelle mani di due giovani che andavano a scuola nella piccola cittadina di Nylstroom nel Transvaal settentrionale. Secondo uno di questi giovani, Paul Smit, la pubblicazione che gli toccò il cuore e lo spinse ad agire fu l’opuscolo Che cosa dicono le Scritture sull’inferno? Per usare le parole dello stesso fratello Smit: “Credetemi, Nylstroom divenne un centro di agitazione, come se fosse colpita da un ciclone, quando noi due ragazzi di scuola facemmo sapere, e in modo non incerto, che le dottrine della chiesa erano false. Facemmo il nostro lavoro senza timore. In quel tempo c’erano solo tre Chiese Riformate Olandesi e la Chiesa Anglicana che avevano nella cittadina la libertà di svolgere indisturbatamente la loro opera. Così immaginate quale fumo di tormento ascese in alto, quando ‘il getto dell’acqua fu diretto sull’inferno’! In breve nella cittadina e nella regione la gente parlava di questa nuova religione. Come strumento di tenebre, il clero faceva certo la sua ben nota parte di rappresentare in maniera errata le cose e perseguitare. Per mesi, sì anche per anni, i loro sermoni settimanali si basarono su questa ‘falsa religione’”.

PROSPERITÀ SPIRITUALE NONOSTANTE LE DIFFICOLTÀ

Allora le adunanze erano tenute dagli “anziani”, eletti dalla congregazione per alzata di mano. Si davano i voti anche per i diaconi, che avevano il compito di aprire le finestre, mettere a posto le sedie, consegnare i libretti dei cantici e prestare in genere assistenza. Questa era in quel tempo la disposizione della congregazione.

Il 31 ottobre 1916, morì C. T. Russell, primo presidente della Società Torre di Guardia, dopo essere stato attivo e fedele sino alla fine. Questa notizia suscitò tra il popolo di Geova afflizione e sgomento. Tra i fratelli di Durban si levò un lamento: “Ora che faremo?” Passata la prima reazione di dolore, cominciò il periodo della prova. La personalità e l’attività del fratello Russell avevano talmente dominato fino a quel tempo l’opera del Regno, e moltissimi erano personalmente attratti a lui in modo così forte, che si risentivano dei cambiamenti da fare dopo la sua morte. A Durban, il fratello Myrdal ricorda che più e più volte nelle adunanze si facevano discussioni e un gruppo cominciò a manifestarsi contro la Società causando molti guai. Divisioni e problemi non si risolvevano facilmente. Ciò nondimeno, l’opera continuò con la chiara evidenza della benedizione divina.

In qualche tempo del 1917, nel Sud Africa la sede filiale della Società fu trasferita da Durban a Città del Capo, quasi all’ombra del grande massiccio roccioso del monte Table. Si fece questo per la convenienza delle spedizioni, e il piccolo posto di 123 Plein Street, a Città del Capo, divenne la sede filiale dei successivi sei anni.

In Sud Africa il numero dei fratelli aumentava costantemente. Il fratello Johnston riferì che il numero dei “fratelli” bianchi era stimato fra i 200 e i 300. La maggioranza di questi era nei quattro gruppi o congregazioni principali — Durban, Johannesburg, Pretoria e Città del Capo — e molti altri erano isolati. A Ndwedwe c’era una fiorente congregazione di circa ottanta Zulù. C’era anche un gruppetto di Basuto che si radunava in un luogo chiamato Bank, e alcuni fratelli xhosa si radunavano a East London.

In un rapporto, il fratello Johnston fece sui fratelli africani queste interessantissime osservazioni:

“Nonostante il fatto che non abbiamo letteratura nelle lingue native, il modo in cui questi Fratelli nativi afferrano la ‘Verità presente’ è straordinario. Possiamo solo dire: ‘È l’opera del Signore, ed è meravigliosa ai nostri occhi’. Poiché tutti nutrono profondo rispetto per la Bibbia come la Parola di Dio, hanno ascoltato con premura la Verità loro impartita da insegnanti nativi in grado di leggere i volumi in inglese e di tradurre ciò che leggevano nel loro vernacolo. Non dovendo disimparare quasi nulla, quando è stato presentato hanno abbracciato con prontezza il Messaggio del Signore. L’intelligenza e la sincerità della loro consacrazione [dedicazione] sono state attestate dalle loro sofferenze per amore di coscienza. Quasi tutti questi cari Fratelli nativi sono stati solennemente e pubblicamente scomunicati da Babilonia, buttati fuori delle Riserve delle Missioni nelle quali sono nati e marchiati come persone pericolose nelle loro Località [borgate africane] che sono il loro mondo. Tuttavia nessuna di queste cose li smuove; e la considerano tutta gioia, che possano soffrire per amore di Cristo”.

Nel Niassa l’opera aveva già suscitato l’opposizione del governo, istigato dai gelosi missionari per il fatto che le loro scuole si vuotavano e le loro chiese erano deserte. “Come conseguenza”, disse Johnston, “diversi fratelli principali sono stati deportati e vengono ora internati nell’isola Flat (Maurizio)”.

SI APRE UN NUOVO CAMPO

Dal diciassettesimo secolo, Stellenbosch è stato un centro di educazione, specialmente per ammaestrare gli ecclesiastici riformati olandesi. Nel 1917, Piet de Jager vi studiava all’università prima di andare nella missione ecclesiastica della Chiesa Riformata Olandese in Nigeria. Risulta che uno dei suoi compagni di studio aveva già accettato la verità e studiava la letteratura della Società. Questo fece preoccupare naturalmente le autorità ecclesiastiche e a Piet de Jager fu dato perciò l’incarico di parlare a questo compagno di studio invitandolo ad assistere allo studio biblico settimanale organizzato dall’Associazione degli Studenti Cristiani. Quale fu il risultato? Piet de Jager stesso accettò la verità. Si può immaginare la costernazione che questo causò in quei circoli ecclesiastici! Subito dopo, Piet de Jager con i professori ebbe molti accesi dibattiti sull’anima e sull’inferno e su altri punti, e dopo non molto tempo lasciò il seminario.

In seguito fu tenuto un dibattito pubblico tra il fratello Piet de Jager e un dottore in teologia della Chiesa Riformata Olandese, Dwight Snyman, con un uditorio di 1.500 studenti. Il fratello A. Smit descrive l’avvenimento: “Piet inchiodò questo erudito dottore su ogni punto e con la Bibbia diede prova che la chiesa aveva dottrine non bibliche. Uno studente riassunse l’esito in poche parole: ‘Se non avessi saputo che Piet de Jager si sbagliava, avrei giurato che aveva ragione perché dava prova di ogni cosa con le scritture della Bibbia!’”

Mentre era a Città del Capo, il fratello Johnston, oltre a fare lavoro d’ufficio, trascorreva molto tempo nel campo, e un giorno visitò la piccola cittadina di Franschhoek vicino a Stellenbosch. Questa è un’altra delle più antiche cittadine del Sud Africa e in origine fu costituita nel 1688 dai profughi ugonotti. Essa aveva anche una popolazione di colore (discendenti di negri e bianchi misti) e ora era maturo il tempo perché il seme del Regno vi cadesse su buon terreno. Diversi anni prima alcuni, sotto la direttiva di Adam van Diemen, locale insegnante di colore e uomo dalla mente brillante e dagli alti princìpi, si erano separati dalla Chiesa Riformata Olandese e avevano formato il loro proprio gruppo religioso. Dovette essere verso la fine del 1917 o il principio del 1918 quando il fratello Johnston visitò Van Diemen e gli diede letteratura. Il sig. Van Diemen non solo ottenne letteratura per sé, ma ne prese una notevole provvista per darla ai suoi amici. Fra questi era un uomo chiamato Daniels, e così una copia del Divin piano giunse nelle mani di suo figlio, G. Daniels di diciassette anni. Per il giovane Daniels questo fu il principio di una vita di servizio a Geova. Van Diemen pure accettò la verità e divenne molto attivo nel diffondere il messaggio. Egli visitò altri luoghi, come Wellington, Paarl, Bellville, Parow, Elsie’s River, Wynberg e Retreat, nei pressi di Città del Capo. Questa zelante attività lo costrinse a rassegnare le dimissioni come insegnante di scuola e a divenire un predicatore della buona notizia in servizio continuo. Il messaggio del Regno aveva ora avuto in questo campo un buon inizio.

Nel 1918, William W. Johnston, sorvegliante di filiale, ricevette una nuova assegnazione. La Società era pervenuta alla decisione che il campo dell’Australia e della Nuova Zelanda aveva bisogno di un buon fratello, spiritualmente forte che assumesse la sorveglianza e chiese pertanto al fratello Johnston di andarvi. Il sorvegliante di filiale che gli successe fu Henry Ancketill, che aveva ricevuto la verità a Pietermaritzburg e in precedenza era stato membro dell’assemblea legislativa del Natal. Era di discendenza irlandese e in quel tempo era un signore in pensione in là con gli anni, di bassa statura, con capelli e barba canuti e l’espressione benigna. A causa della sua età, egli trovò il carico dell’opera un po’ pesante. Ciò nonostante, nei successivi sei anni il fratello Ancketill assolse la sua nuova responsabilità fedelmente ed efficientemente.

FEDE MANIFESTATA IN TEMPI DI PROVA

Il nuovo sorvegliante di filiale, Henry Ancketill, assunse i suoi compiti in un tempo difficoltoso. In America i dirigenti della Società erano in prigione, l’opera di testimonianza era in notevole declino e si manifestavano gli infedeli. Questo era molto evidente a Durban. Le discussioni e le difficoltà cominciate subito dopo la morte del pastore Russell erano andate sempre più aumentando e ora giunsero al culmine sotto la guida di un uomo chiamato Jackson che aveva un’esagerata opinione di sé e delle sue capacità. Lui e due altri, Pitt e Stubbs, erano evidentemente i caporioni dell’opposizione.

Nel 1919 ci fu una divisione e un numeroso gruppo, infatti la maggioranza, di quelli che frequentavano le adunanze divenne antagonista e decise di tenere proprie riunioni separate. Si chiamarono “Studenti Biblici Associati” e formarono la loro propria organizzazione. Questo lasciò solo un gruppo di dodici persone, la maggioranza delle quali erano sorelle. Henry Myrdal si trovò in quel tempo in una situazione difficile perché suo padre si unì all’opposizione, mentre sua madre rimase leale alla Società Torre di Guardia. In ogni modo, considerò la cosa con premurosa attenzione e preghiera e, saggiamente, giunse alla conclusione che la Società doveva essere lo strumento benedetto dal Signore e la seguì perciò insieme a sua madre.

Sempre più persone di lingua afrikaans acquistarono conoscenza della verità. Willem Fourie ne è un esempio. Egli era nipote di Stoffel Fourie, che per primo ottenne la verità a Klerksdorp con Frans Ebersohn. Suo padre aveva infatti ottenuto in qualche luogo, verso il 1906, una copia del Divin piano delle età in olandese e aveva compreso che le religioni del mondo erano false. Willem Fourie udì che Japie Theron, l’avvocato di Koster, aveva dibattuto col clero e aveva lanciato loro una speciale sfida: Avrebbe dato loro 1.000 sterline (2.800 dollari) se avessero potuto provare con la Bibbia che l’anima era immortale. In quel tempo Fourie era ancora membro della Chiesa Riformata Olandese e, siccome avevano bisogno di fondi per costruire una nuova chiesa, fu chiesto al loro predikant (“predicatore”) se non voleva accettare questa sfida. Ma egli si rifiutò, e questo deluse Fourie, che più tardi lasciò la chiesa. Verso il 1919 ricevette le pubblicazioni della Torre di Guardia, le studiò con cura e vide che questa era la verità. Non passò molto tempo che partecipava al servizio di campo.

Ricordi quei due ragazzi di scuola di Nylstroom che causarono molto scalpore dicendo a tutti che gli insegnamenti ecclesiastici sull’inferno erano sbagliati? Entrambi Paul Smit e l’altro ragazzo furono abbandonati dai loro migliori amici. Qualche tempo dopo il compagno di Paul ricevette un impiego dal consiglio della scuola e fu sottoposto a grave pressione affinché rinunciasse alla sua religione. Egli cedette. Paul versò molte lagrime sulla perdita del suo compagno, ma pregò incessantemente Geova e per Sua immeritata benignità non vacillò mai riguardo alla verità. Perseverò nella predicazione facendo testimonianza occasionale e prestando pubblicazioni ad altri. Egli era così isolato che non si rendeva conto che c’era un’organizzazione, e doveva confidare interamente in Geova per aiuto e guida. Dopo breve tempo ricevette in effetti visite personali dal fratello Piet de Jager e da altri colportori. Quale meraviglioso aiuto dovettero essere in quei giorni tali visite personali!

Pur essendo molto nuovo e ancora giovane, Paul Smit cominciò a ricevere la benedizione di Geova nella forma di “lettere di raccomandazione”. (2 Cor. 3:1-3) La sua prima ‘lettera’ fu il figlio di un agricoltore vicino che accettò la verità. Nel 1922, Paul cominciò a studiare con una famiglia chiamata Vorster, usando il libro L’Arpa di Dio, che era stato appena pubblicato. Nella famiglia Vorster c’erano sette persone e abitavano a circa sei chilometri dagli Smit. Paul faceva quel percorso a piedi ogni settimana attraverso i campi del loro podere. Col passar del tempo i genitori e un figlio divennero Testimoni. Così nel 1924 Paul era riuscito a organizzare a Nylstroom un eccellente gruppo di tredici persone, e questo fu il primo gruppo o classe del Transvaal settentrionale.

Ma come andavano le cose lassù nell’Africa centrale, nel Niassa? In quel tempo nel Niassa c’era M. Nguluh, ed era un predicatore della Chiesa Presbiteriana. Ma egli narra che dopo la prima guerra mondiale gli interessati del Niassa erano occupati a diffondere la verità, e verso quel tempo, nel 1920, ricevette il libro Milioni ora viventi non morranno mai. Egli dice: “Scosse il mio intendimento della Bibbia come predicatore”.

Un altro uomo che verso lo stesso tempo ricevette nel Niassa la verità fu un giovane africano chiamato Junior Phiri. Il suo battesimo si dovette tenere comunque in segreto, giacché il timore e il sospetto delle sette non ortodosse suscitati nel 1915 dall’insurrezione di John Chilembwe rendevano ancora difficili certe attività religiose. Dopo il suo battesimo, un fratello diede la mano a Junior e l’avvertì che da ora in poi sarebbe stato in pericolo, ma che avrebbe dovuto continuare a camminare fedelmente nel nome di Gesù.

Il fratello Phiri incontrò in effetti seria opposizione da parte del locale clero battista che indusse il capo a farlo arrestare e portare dinanzi al magistrato, dove fu accusato di appartenere alla proscritta setta di John Chilembwe. Quando il magistrato gli chiese perché aveva lasciato la sua precedente religione battista, Junior spiegò che non era stato d’accordo sull’insegnamento dei morti e chiese al magistrato qual era la sua veduta. Il magistrato disse: “Per ciò che io posso vedere, i morti sono nelle tombe”. Junior fu d’accordo con lui e citò Giovanni 3:13, e questo, dopo che il magistrato l’ebbe controllato nella sua propria Bibbia, fece una buona impressione. Junior assicurò al magistrato che non apparteneva alla setta di John Chilembwe ma che apparteneva alla religione chiamata “Associazione Internazionale degli Studenti Biblici”. Egli fu rilasciato, con grande sorpresa e delusione dei locali capi battisti.

Dal Niassa scendiamo ora di circa 3.000 chilometri alla provincia sudafricana del Capo, per vedere come progrediva il gruppo di colore di Franschhoek. In questo tempo la locale Chiesa Riformata Olandese si andava rendendo conto di questo nuovo e vigoroso gruppo e cominciava a fare qualche cosa in proposito. Un compagno di scuola del giovane fratello Daniels, chiamato Van Niekerk, promettente studente biblico, si abilitò come insegnante di scuola e gli fu offerto un buon lavoro a condizione che lui e la sua famiglia si riunissero alla Chiesa Riformata Olandese. Essi cedettero a questa pressione e tornarono nella “cattività spirituale”. Più tardi, quando Van Niekerk lasciò quella zona, fu fatta a Daniels la stessa offerta ma la rifiutò. Da questo punto in poi, iniziò la persecuzione e divenne così accanita che alla fine la famiglia si dovette trasferire. Gli oppositori non li lasciarono stare; una notte vennero alla casa e dissero alla famiglia Daniels che, se non si conformavano, avrebbero fatto uso della stregoneria per spazzare via l’intera famiglia. In risposta, Daniels citò un inno basato sul Salmo 23, mostrando che essi confidavano nella protezione di Geova.

Dopo ciò, l’odio e l’opposizione aumentarono ed era pericoloso per i fratelli uscire da soli di notte. Furono chiamati con ogni sorta di nomignoli come “Russelliani”, “Gruppo senza anima di Van Diemen”, “falsi profeti” e simili. Ma i fratelli si tennero fermi. Subivano l’adempimento di ciò che Gesù aveva detto circa i suoi veri discepoli, cioè: “Sarete odiati da tutti a causa del mio nome”. — Luca 21:17.

NUOVA SEDE FILIALE

Verso questo tempo (1923) la sede filiale fu trasferita in un nuovo luogo a 6 Lelie Street, dove al pianterreno era solo una grande stanza. La congregazione di Città del Capo occupava circa il 95 per cento dello spazio per le sue adunanze e dietro la stanza il fratello Ancketill aveva ricavato uno spazio cubico come suo ufficio. L’anno dopo, nel 1924, la congregazione si trasferì in altra sede. Presso la porta frontale fu ripartito un ufficio, e spedizione, deposito e stampa si facevano tutti in fondo alla stanza. Furono eretti gli scaffali, e, quando arrivò, si fece posto per la macchina da stampa.

SVILUPPI A JOHANNESBURG

Ora diamo uno sguardo a come andavano le cose a Johannesburg, dove il fratello Johnston aveva formato già da diversi anni la prima classe. La sorella Iris Tutty di quella città aveva circa cinque anni quando cominciò a prendere parte alla distribuzione dei trattati mettendoli sotto le porte delle abitazioni. Ella ricorda anche che stava per ore alla scrivania della madre e che la vedeva scrivere lettere e cartoline che venivano inviate ai vari “fratelli” in occasione di decessi, nascite, matrimoni e qualsiasi altra occasione speciale. La madre della sorella Tutty faceva questo perché era la segretaria della “Lega di Filadelfia”, istituita dal fratello Russell, per tenersi in contatto coi fratelli e con le sorelle nella gioia e nel dolore per mezzo del vincolo dell’amore fraterno.

Socialmente parlando, c’era pochissimo contatto fra bianchi e negri, nonostante che in quei giorni non fossero state ancora approvate le più rigide leggi sull’apartheid. Questo non impediva però la testimonianza del Regno. Nel 1921 un fratello africano, Enoc Mwale, fu aiutato dalla madre della sorella Tutty a ottenere la verità, e l’anno dopo egli cominciò a partecipare al servizio di campo. Il fratello Mwale studiò per un poco con i fratelli europei, e, in seguito, dopo aver ricevuto L’Arpa di Dio, i fratelli africani iniziarono il loro proprio gruppo.

CAMPAGNA DEI “MILIONI”

Nel 1921, la Società cominciò un’estesa campagna di adunanze pubbliche che durò diversi anni. Nel Sud Africa si faceva molto uso della famosa conferenza “Milioni ora viventi non morranno mai”, pronunciata per prima nel febbraio 1918 dal fratello Rutherford. Il fratello Ancketill, sorvegliante di filiale, assistito dal fratello Piet de Jager, allora nel servizio continuo, e un fratello di lingua inglese chiamato Parry Williams, visitarono tutte le maggiori cittadine del Sud Africa e pronunciarono questa conferenza in inglese e in afrikaans. I risultati furono ottimi. Alla prima conferenza, nel Teatro dell’Opera di Città del Capo, ci furono 2.000 presenti. Fu distribuita una considerevole quantità di letteratura e fu manifestato molto interesse. Queste conferenze furono tenute sia in olandese che in inglese, e il libro Milioni fu distribuito in inglese, olandese e afrikaans. In questo lungo giro del 1921, questi fratelli visitarono Bulawayo e Salisbury, nella Rhodesia Meridionale (ora Rhodesia).

Il discorso fu ascoltato da gruppi di uditori sia grandi che piccoli. “Facciamo viaggi di centinaia di chilometri per parlare a cittadine in cui alle conferenze inglesi vengono solo ottanta ascoltatori e altrettanti a quelle olandesi”, scrisse il fratello Parry Williams. I fratelli P. J. de Jager e William Dawson, annunciati rispettivamente come conferenziere e colportore secondo un rapporto datato 31 agosto 1923, tennero durante l’anno 70 conferenze. Questa fu una media di quasi sei al mese, e i presenti furono in totale 9.376. Oltre al famoso “Milioni ora viventi non morranno mai”, si usarono diversi altri soggetti, compresi titoli insoliti come “Presto la risurrezione”, “Iniziato il Nuovo Mondo” e “Tutte le nazioni marciano verso Armaghedon”. Servendosi degli indirizzi consegnati a ciascuna conferenza, essi fecero 2.483 visite a domicilio e diedero migliaia di pezzi di letteratura.

Le chiese della cristianità cominciarono a sentire il diretto calore del messaggio. “Infatti”, dice il rapporto annuale del 1923, “in una cittadina una completa Chiesa Apostolica è stata chiusa a causa del penetrante effetto del nostro messaggio e questo allieta il cuore di tutti quelli che hanno relazione con l’opera. Uno scrittore del ‘Kerkbode’, giornale della Chiesa Olandese, fece l’altro giorno un complimento all’I.B.S.A. [Associazione Internazionale degli Studenti Biblici] affermando che pur non essendo d’accordo con le nostre dottrine tuttavia raccomandava agli aderenti della Chiesa Riformata Olandese lo zelo dei seguaci dell’I.B.S.A.”

ATTIVITÀ DEI COLPORTORI

Andava anche prendendo forma l’opera dei pionieri o colportori, come allora erano noti. Nel 1923 c’erano nel servizio continuo sei persone che facevano nel paese la maggior parte del lavoro di testimonianza, e altri fratelli e interessati si impegnavano principalmente nella testimonianza occasionale. Uno di questi lavoratori in servizio continuo era il fratello Edwin Scott, che fu assegnato a distribuire copie stampate della risoluzione adottata nel settembre 1922 al Congresso Internazionale di Cedar Point (Ohio). In tutta la cristianità si distribuirono trentacinque milioni di copie di questo trattato. Questo fedele fratello portava sulle spalle una grossa borsa di trattati inglesi e afrikaans, e in mano un bastone per difendersi dai cani pericolosi! Egli visitò 64 cittadine delle quattro province del Sud Africa e distribuì 50.000 copie in sei mesi. Oltre a ciò, questo trattato fu inviato per posta agli ecclesiastici di ogni denominazione del Sud Africa e della Rhodesia. “Annunciate, annunciate, annunciate il Re e il suo Regno” era stato il grido di battaglia espresso dal fratello Rutherford a quella famosa assemblea del 1922, e il pugno di fratelli del Sud Africa era deciso a fare proprio questo.

All’inizio del 1923 due giovani sorelle, che per qualche tempo erano state membri dell’ecclesia (congregazione) di Johannesburg, intrapresero il servizio continuo. Esse furono Lenie Theron (sorella carnale del fratello Theron, avvocato di Koster) ed Elizabeth Adshade. Rinunciarono al loro lavoro di insegnanti e si avviarono insieme nel campo dei colportori. In un giro di tre mesi nel Natal settentrionale e nel Transvaal, queste due sorelle distribuirono 3.188 libri, circa 500 libri ciascuna al mese! Una lettera di una di queste sorelle citata ne La Torre di Guardia del 1° gennaio 1924 in parte dice:

“Pare che io sia sempre andata a tutta velocità, prendendo ogni sorta di treni . . . Spesso sono arrivata tardi di notte, a causa dell’indebito ritardo del treno, in una stazione solitaria; ma, fedele alla sua promessa, il Signore non lascia mai nessuno in abbandono. In ogni occasione egli pose nel cuore di qualcuno di aiutarmi. Vedendo la sua leale e provvidenziale cura, si rafforza la fede e aumenta l’amore.

“Un giorno, dopo aver letto di nuovo quel bell’articolo sul ‘Servizio essenziale’, ero così emozionata che non riuscivo a dormire. Alla fine mi alzai, tirai fuori la cartina e scoprii che stavamo escludendo dal nostro percorso Barberton e alcuni altri luoghi lungo una linea secondaria, e subito decisi che non li dovevamo escludere. Lo menzionai alla mia compagna; e decidemmo che lei sarebbe andata lì mentre io avrei proseguito per finire la mia sezione. Il posto che visitai dopo fu un luogo molto piccolo; feci solo diciotto visite, ma [diedi] quarantanove Volumi [degli Studi sulle Scritture], sedici ‘Milioni’ e tredici grandi ARPE. La notte prima avevo dormito pochissimo, solo tre ore; poiché avevo parlato ad alcune persone assai interessate fino alle 23,30 e poi avevo preparato il bagaglio fino alle 2,00 e mi ero alzata di nuovo alle 5,30 per prendere un treno. Vi direi volentieri tutte le piccole esperienze che abbiamo, e come il nostro Salvatore ovviamente ci guida; ma non ne ho il tempo”. Non è questo oggi un meraviglioso esempio per noi?

IMPORTANTI CAMBIAMENTI A CITTÀ DEL CAPO

L’opera faceva progresso in una zona estesa e in molti modi. Ma a Città del Capo, il fratello Ancketill ora in là con gli anni trovava pesante il carico dell’opera. Perciò il fratello Rutherford, presidente della Società, decise di mandare un nuovo sorvegliante di filiale. Il fratello Ancketill aveva fatto bene, resistendo durante un periodo difficile della crescita dell’opera del Regno. Ora sui territori del Sud Africa si addensavano nubi di nuove difficoltà, ma il successore del fratello Ancketill doveva affrontare questa situazione.

Nell’anno 1924, ebbero luogo a Città del Capo importanti cambiamenti. La Società aveva spedito una macchina da stampa, con caratteri e attrezzatura. Inoltre, arrivarono dall’Inghilterra nuovi fratelli. Uno era Thomas Walder, che nella filiale britannica era stato per qualche tempo assistente del sorvegliante di filiale. Era un giovane di circa trent’anni, bravo e robusto, e fu mandato a prendere il posto del fratello Henry Ancketill come sorvegliante di filiale del Sud Africa. Il suo compagno, George Phillips, di alcuni anni più giovane, era uno Scozzese di Glasgow, alto e con i capelli biondi.

Nel maggio del 1924, quando il fratello Rutherford fece una visita a Glasgow per tenere un’assemblea, il suo presidente della domenica mattina fu George Phillips. Mentre sedevano insieme e aspettavano di andare al palco, il fratello Rutherford disse a George: “Ieri sera mi udisti fare quell’annuncio che avrei mandato il fratello Walder in Sud Africa. Ti piacerebbe andare con lui?” Rispose: “Eccomi; manda me”. Così a George furono date due settimane per prepararsi il bagaglio, salutare i parenti e i fratelli di Glasgow, ed esser pronto a partire. Il fratello Rutherford gli disse anche: “Può essere per un anno, o può essere per un po’ più a lungo, e, ricorda, George, in tempo di guerra non c’è nessun congedo. Prenderai un biglietto di sola andata”.

Quando questi due nuovi fratelli assegnati arrivarono in Sud Africa, c’erano nel servizio continuo soltanto sei persone e sì e no quaranta facevano un po’ di servizio di campo. In quanto al territorio, era eccessivamente esteso. Esso includeva Sud Africa, Basutoland, Beciuania, Swaziland, Africa del Sud-Ovest, Rhodesie Settentrionale e Meridionale, Niassa, Mozambico, Tanganica, Kenya, Uganda, Angola e varie isole degli oceani Indiano e Atlantico, come S. Elena, Madagascar e Maurizio.

Subito arrivò da Brooklyn una piccola macchina da stampa a platina alimentata a mano. Sotto la guida di un fratello stampatore di Città del Capo, i fratelli Walder e Phillips ridussero a circa cinque mesi un apprendistato di cinque anni. Scoprirono ciò che significa per uno stampatore “badare alle sue p e alle sue q”. Dopo non molto tempo la piccola macchina da stampa produceva migliaia di foglietti d’invito, trattati e moduli di servizio. Oltre a ciò, si preparava altra letteratura in afrikaans e in varie lingue africane. Un fratello dello Stato libero dell’Orange, un agricoltore chiamato Izak Botha, avendo udito che L’Arpa di Dio veniva tradotta in afrikaans, fece immediatamente una donazione di 500 sterline (1.400 dollari) per contribuire al pagamento delle spese di stampa.

ESPLODONO LE DIFFICOLTÀ

Una delle prime cose che fece il fratello Walder, nuovo sorvegliante di filiale, fu quella di prestare attenzione alle Rhodesie (Settentrionale e Meridionale) e anche al Niassa. La letteratura della Società era già arrivata in questi territori, sebbene in quella parte dell’Africa la situazione fosse incerta.

In questo momento è difficile avere un quadro preciso di ciò che in effetti accadeva nelle Rhodesie agli inizi degli anni venti. In ogni caso il clero della cristianità si stava allarmando grandemente. In The Rhodesia Herald del 6 giugno 1924, fu fatta una prolissa relazione di una conferenza missionaria tenuta nella Rhodesia Meridionale, durante la quale si erano discussi il “Movimento Torre di Guardia” e la Società Torre di Guardia di Bibbie e Trattati. Come lo stregone Elima, che ‘pervertiva le vie di Geova’ nel tentativo di ostacolare l’opera cristiana dell’apostolo Paolo, il clero della cristianità lanciò false accuse contro i cristiani testimoni di Geova moderni. (Atti 13:6-12) Un ecclesiastico, C. E. Greenfield, accusò la Società Torre di Guardia di propagandare “bolscevismo ecclesiastico”. Egli disse che questa propaganda veniva dalla Russia e chiese se si dovesse tollerare in Africa. Propose dunque la seguente risoluzione: “Che secondo questa conferenza dei missionari della Rhodesia l’insegnamento della Società Torre di Guardia di Bibbie e Trattati è sovversivo per la vera religione della Chiesa e per la legge dello Stato, e come tale la sua propaganda fra i nativi di questo paese è particolarmente pericolosa; si richieda perciò che il Governo ne vigili e controlli le attività”.

Altri parlarono a sostegno di questa risoluzione. Il direttore della miniera di carbone Wankie (della Rhodesia Meridionale), il sig. Thomson, descrisse come in una piscina eran battezzati gruppi di venti o trenta persone. Tentativi per controllare il movimento, si riferì, diedero luogo a un grande aumento di convertiti che si disse ammontassero quindi a circa 1.500. Secondo Greenfield, la propaganda prometteva il rovesciamento del potere dell’uomo bianco. La conferenza approvò la risoluzione, con alcuni dissenzienti.

In quel tempo, alzare il vecchio spauracchio del comunismo era uno dei trucchi preferiti dei missionari e degli ecclesiastici. Comunque, anche se sminuiamo i riferimenti alla Russia e al bolscevismo, è incerto se quei 1.500 aderenti che a Wankie asserivano di appartenere alla Torre di Guardia fossero nostri fratelli o membri di uno dei falsi “Movimenti Torre di Guardia”. In ogni modo, la relazione serve a mostrare che nel 1924 il nome “Torre di Guardia” era già ben noto nelle Rhodesie e che c’era la necessità di chiarire la questione.

Quindi, verso la fine del 1924, il fratello Walder fece un viaggio nelle Rhodesie, e si presentò ai funzionari governativi di entrambe le Rhodesie Settentrionale e Meridionale per scoprire ciò che si faceva in nome della “Torre di Guardia”. I funzionari gli diedero sufficienti informazioni da permettergli di capire che bisognava agire immediatamente per separare quelli che avevano sincero interesse per la nostra opera da quelli che appartenevano ai movimenti indigeni. L’anno successivo, 1925, dal Sud Africa fu mandato nel settentrione un fratello europeo, William Dawson. Egli visitò tutti i centri che asserivano di avere qualche relazione con la Società Torre di Guardia sia nella Rhodesia Meridionale che in quella Settentrionale.

Il rapporto di questo fratello indicò che la grande maggioranza di queste persone non aveva nessun vero intendimento della verità come è esposta nella letteratura della Società. D’altra parte, alcuni erano sinceramente interessati, e questi avevano bisogno di matura assistenza e guida. A Città del Capo, il fratello Walder ripudiò con prontezza i movimenti indigeni che facevano cattivo uso del nome della Società, e ne fu inviata comunicazione ai governi interessati. Egli mandò lettere alle autorità responsabili delle Rhodesie e del Niassa, dichiarando con chiarezza che la Società non accettava nessuna responsabilità per i falsi movimenti che elementi religiosi collegavano con la Società.

Verso il tempo in cui il fratello Dawson visitò le Rhodesie, una persona chiamata Mwana Lesa causò terrore tra gli Africani della Rhodesia Settentrionale. Mwana Lesa (che significa “Figlio di Dio”) era un Africano del Niassa; il suo vero nome era Tom Nyirenda e venne nella Rhodesia Settentrionale passando per il Congo. Le cronache parlano di lui come di un aderente a uno dei “Movimenti Torre di Guardia” indigeni che fece di sé un profeta. Secondo il racconto del Sunday Times del 1° luglio 1934, di Scott Lindberg, egli venne in possesso di una copia del Book Of Martyrs di Foxe. Da questo vide come gli uomini bianchi dei tempi antichi legavano le “streghe” su una sedia posta all’estremità di un palo e le annegavano. Ciò gli fece evidentemente molta impressione. Viaggiando di villaggio in villaggio, egli predicò e disse ai nativi “che l’Africa apparteneva agli Africani e che l’uomo bianco doveva essere cacciato”.

Nyirenda si mise quindi in società con Chiwila, un capo di Lala (parte sudorientale dell’attuale Zona del Rame). Questi due fecero un complotto perché Nyirenda spazzasse via i nemici politici di Chiwila, chiamandoli “stregoni” e annegandoli col battesimo così che potesse vincere le elezioni per la carica di re. Il sig. Lindberg dice: “A Tom furono quindi detti i nomi di tutti i nemici di Chiwila. Egli convocò i capi e disse loro che era stato mandato da Dio per purificare la tribù dalla stregoneria, e che ogni uomo, donna e fanciullo doveva battezzarsi nel fiume.

“I superstiziosi nativi furono attirati in un luogo dove un rapido fiume si snodava fra i colli e scendeva in un burrone, e lì, sopra un masso in mezzo al fiume, stette Tom, vestito in lunghe vesti bianche.

“Egli disse al popolo che Dio l’aveva mandato per separare le pecore dai capri. Quindi battezzò ogni persona nel fiume per immersione, con l’aiuto degli accaniti sostenitori di Chiwila, che tennero i loro nemici sott’acqua, con la testa volta a monte, finché furono annegati.

“Il popolo cantò inni mentre guardava ciascuna vittima priva di vita, e per tutta la notte la foresta echeggiò delle frenetiche esortazioni di Mwana Lesa.

“Avendo annegato quella notte ventidue nativi, Tom decise di attraversare il confine e di stabilirsi nella provincia del Katanga nel Congo Belga, dove le autorità rhodesiane non avrebbero potuto prenderlo”.

BISOGNO DI CHIARIFICAZIONE E AIUTO

Nel Congo, Tom Nyirenda commise altre atrocità prima che fosse arrestato dalla polizia della Rhodesia Settentrionale, processato, condannato e impiccato nella piazza della prigione di Broken Hill davanti ai capi nativi. Queste opere diaboliche furono messe in relazione con il nome “Torre di Guardia”. Ma Mwana Lesa non aveva nessuna sorta di relazione con la Società Torre di Guardia di Bibbie e Trattati, o con gli Studenti Biblici, come allora erano noti i testimoni di Geova. Al contrario, il sig. Lindberg riferì che Tom Nyirenda “era stato accolto nella Chiesa Cattolica Romana e mentre era in prigione gli era stata data l’assoluzione”, prima che fosse giustiziato. Nonostante ciò i nemici del regno di Dio, il clero delle denominazioni della cristianità, fecero il loro meglio per attribuirne il biasimo alla vera Società Torre di Guardia di Bibbie e Trattati e per suscitare nelle autorità e nel pubblico pregiudizio contro di noi e per tentar di tenere i Testimoni fuori del paese. Possiamo dunque capire il grande ostacolo che si doveva superare per stabilire l’opera del Regno nella Rhodesia Settentrionale.

Anche nel Niassa, la nostra posizione si doveva chiarire e gli interessati avevano bisogno d’aiuto. Ne La Torre di Guardia del 15 dicembre 1923, è la seguente relazione del rappresentante della Società: “Di recente ricevetti una visita dal sindaco ——, Capo Commissario di Polizia. Egli è un uomo eccellente, un moderno Gamaliele. Ha investigato la nostra opera nel Niassa. È disgustato delle menzogne sorprendentemente malvage messe in circolazione su di noi e dettegli dal clero. Ha dichiarato che si era travestito ed era andato alle nostre adunanze fra i nativi. Conosce individualmente tutti i capi. Mi dice che la verità si diffonde tra i nativi come un incendio”.

In ogni caso, fu bene che nel 1925 la Società mandasse nel Niassa John Hudson e sua moglie per investigare e sistemare le cose. La sua visita fu utile. John Hudson narra che durante i quindici mesi che trascorse nel Niassa, girò in molte parti del paese e tenne discorsi in molti luoghi. Egli riscontrò che la maggioranza dei fratelli aveva pochissima conoscenza o intendimento della verità. Nei suoi discorsi il fratello cercò d’aiutarli a capire l’importanza di mantenersi in contatto con la Società e di accettarne la direttiva e le istruzioni.

Il fratello Junior Phiri pure dice che il fratello Hudson li consigliò sul punto che i mariti si mettessero a sedere nelle adunanze con la propria moglie. Nella vita tribale africana, il marito non mangia con sua moglie e quando la famiglia va in chiesa o ad adunanze religiose gli uomini si mettono a sedere da una parte del corridoio e le donne dall’altra; risulta così che il fratello Hudson diede su questo punto un buon consiglio.

Ma, come racconta il fratello M. Nguluh, certi gruppi si dissero: “Noi non riceveremo il nostro insegnamento dagli uomini di Città del Capo, ma faremo ciò che pensiamo sia giusto”. Così la visita del fratello Hudson dovette causare una separazione fra quelli che erano disposti a seguire la direttiva della Società e quelli che non lo erano. La cosa riprovevole è che quelli che non volevano seguire la direttiva della Società ancora insistevano nell’usare il nome “Torre di Guardia”, e uno dei capi principali fu evidentemente un certo sig. Willie Kavala. Una delle speciali caratteristiche di quel movimento fu che esso non credeva nella risurrezione dei morti. Il fratello Nguluh dice che quei falsi elementi si rifiutavano di pagare le tasse e dicevano di essere i governanti del regno di Dio!

Dopo che il fratello Hudson ebbe presentato un rapporto sulla sua visita, la sede di Città del Capo della Società Torre di Guardia mandò alle autorità governative del Niassa una lettera. In parte, essa diceva:

“A favore della suddetta Società mi pregio di informarvi che i nostri rappresentanti nel Niassa sono stati richiamati . . . La ragione per cui mandammo nel Niassa il signore e la signora Hudson fu dovuta alle attività di certe sedicenti Chiese ‘Torre di Guardia’ native. Non possiamo approvare questo movimento. Esso perverte assolutamente gli insegnamenti della Società e nell’insieme i suoi seguaci non mostrano nessuna inclinazione a sottomettersi a qualsiasi nostra istruzione o autorità. Pertanto ce ne dissociamo interamente”.

Per un certo tempo quelli che sinceramente si interessavano della verità dovettero ora lottare da soli senza avere nel Niassa la guida di un rappresentante della Società! Frattanto, come faceva progresso la verità nel Sud Africa, dove i fratelli godevano la piena direttiva dell’organizzazione?

AIUTATI GLI AFRICANI NEL SUD AFRICA

A Johannesburg, altri Africani venivano alla conoscenza della verità, e la buona notizia si diffondeva fra quelli che abitavano nei quartieri e nelle case compresi entro i recinti per Africani delle zone minerarie. Uno di questi era Yotham Mulenga. Egli ricorda come un fratello bianco venne entro il recinto dove stava lui con il Fotodramma della Creazione. Questo fece una profonda impressione al fratello Mulenga, che ottenne il primo volume degli Studi sulle Scritture e subito dopo cominciò a frequentare le adunanze a Johannesburg dove conobbe altri fratelli africani.

Alcuni fratelli europei locali aiutavano in quel tempo gli Africani. Uno di questi era il fratello V. Futcher, allora viceamministratore del recinto. Egli aiutò molti Africani ad accettare la verità. Fra questi fu Albino Mhelembe proveniente dalla parte meridionale del Mozambico. Egli venne in contatto con la verità nel 1925 per la predicazione del fratello Futcher. Prima della fine del 1925, Mhelembe tornò a Lourenço Marques, città capitale del Mozambico, e poi andò nella sua propria cittadina di Vila Luiza. Lì cominciò a predicare la verità ai componenti della Chiesa della Missione Svizzera di Marracuene. Mhelembe ebbe buon successo, e dopo non molto tempo la verità fece una forte presa nel Mozambico. Fino a quaranta persone assistevano alle adunanze e per essere presenti alcune di esse facevano spesso viaggi di circa trenta chilometri. Sì, l’opera del Regno aveva cominciato a mettere radici anche in un altro campo.

NON DISSUASI DALLA PERSECUZIONE

In Sud Africa i principali rappresentanti di Babilonia la Grande sono i capi della Chiesa Riformata Olandese. In molte occasioni, essi hanno accanitamente perseguitato quelli che si schieravano a favore della verità, angariandoli da una città all’altra, proprio come i Giudei increduli del primo secolo fecero agli apostoli Paolo e Barnaba. (Atti 14:2, 5-7, 19) Se ne ebbe un interessante esempio nello Stato libero dell’Orange. A metà degli anni venti un ben noto avvocato e sua moglie assisterono a una conferenza che il fratello De Jager tenne nella cittadina di Boshof. All’adunanza pubblica furono presenti molti dignitari locali, e alcuni di essi andarono poi con l’oratore in una sala da tè per fare domande bibliche. L’avvocato, sig. Theo Denyssen, e sua moglie ricevettero una notevole impressione, ottennero letteratura e a suo tempo si convinsero che questa era la verità. Subito cominciarono a testimoniare ad amici e parenti e questo suscitò presto il risentimento del locale ministro riformato olandese. Breve tempo dopo, il fratello Denyssen e sua moglie si dimisero dalla chiesa; e alla fine del 1925 tre loro parenti e undici loro amici pure si dimisero e le loro lettere di dimissioni furono lette dal pulpito.

Il fratello Denyssen era un uomo ben noto in quella parte dello Stato libero dell’Orange, e la sua decisione di seguire la verità fece molta impressione e diede ampia testimonianza. Nel 1927 egli e un piccolo gruppo di Boshof ebbero una parte nell’opera postale, inviando per posta circa 10.000 opuscoli e libretti compresa la risoluzione “Testimonianza ai governanti del mondo” in una vastissima zona della provincia. Nell’aprile del 1927, l’intera congregazione di Boshof assisté all’assemblea nazionale di Johannesburg e furono immersi non meno di tredici d’essi, compresi il fratello T. G. Denyssen e sua moglie. Quello stesso anno, per mantenersi al passo con i fratelli di tutto il mondo che stavano appena cominciando l’opera di casa in casa la domenica mattina, anche il piccolo gruppo cominciò questa attività di servizio. I ministri locali della falsa religione, ovviamente molto preoccupati, pronunciarono una serie di sermoni in chiesa contro il “Russellismo”. In seguito un dibattito pubblico fu tenuto fra una coppia di fratelli e tre ecclesiastici locali; e, come risultato, un vicebrigadiere di polizia che era nell’uditorio vide la verità, prese la sua decisione e rimase fermo sino alla morte.

Adirato per il successo dei Testimoni, il ministro locale di Boshof diede ai suoi diaconi e anziani l’istruzione di visitare tutti i membri della chiesa e di ordinar loro di ritirare il loro appoggio al fratello Denyssen e di ostacolarne così la professione di avvocato. Alla fine del 1927, la famiglia Denyssen si dovette trasferire e andò nella cittadina di Wellington, non lontano da Città del Capo. Ma anche lì il ministro locale lanciò una campagna di persecuzione, così che l’anno dopo i Denyssen furono costretti a trasferirsi a Città del Capo.

Ora, come andavano le cose in quei lontani territori settentrionali dove tra gli Africani la situazione dava motivo di gravi preoccupazioni? Nel 1926, George Phillips, dalla sede filiale di Città del Capo, fu mandato con Henry Myrdal a fare un giro nella Rhodesia Meridionale. Essi furono fermati al confine e fu detto loro che avrebbero avuto il permesso di entrare nel paese solo se non avessero lavorato tra gli Africani. Sembrò che le autorità avessero accettato la summenzionata Risoluzione della Conferenza Missionaria e la facessero osservare!

In quel viaggio il metodo adottato dai fratelli Phillips e Myrdal fu quello di andare in una cittadina o città, affittare una sala, stampare foglietti d’invito con il loro piccolo apparecchio con stampino di gomma, quindi invitare le persone a venire. All’adunanza prendevano i nomi e gli indirizzi degli interessati e poi facevano la loro propria opera di visite ulteriori con serie di Studi sulle Scritture e L’Arpa di Dio. I soli mezzi di trasporto che avevano per fare tutte queste visite erano le biciclette. Ma per andare da una cittadina all’altra viaggiavano in treno. Appena arrivati in ciascun nuovo posto, erano invariabilmente accolti da un “comitato di ricevimento” della polizia. Il Criminal Investigation Department seguiva molto da vicino questi due Europei della Società Torre di Guardia. In questo modo essi visitarono dunque Bulawayo, Que Que, Gatooma, Gwelo, Salisbury e Umtali. A Umtali il sig. Gunn e sua moglie accettarono la verità. I due fratelli fecero una visita anche a Wankie, centro delle miniere di carbone. Mentre erano lì fecero un piacevole viaggio alle vicine cascate Vittoria, uno dei più splendidi spettacoli che si vedano in qualsiasi parte del mondo, e furono anche condotti a fare una visita a una miniera di carbone. Ma si attennero alle restrizioni imposte dalla polizia e non fecero nessuno sforzo per mettersi in contatto con gli Africani della “Torre di Guardia” che lavoravano nella miniera. Dopo una visita di diversi mesi, in cui diedero più di 4.200 pezzi di letteratura, e suscitarono interesse in diversi luoghi, tornarono nel Sud Africa la fine di dicembre del 1926, in tempo per assistere all’assemblea annuale che si tenne a Città del Capo.

ALTRO CAMBIAMENTO A CITTÀ DEL CAPO

Laggiù a Città del Capo, nella piccola filiale, le cose non andavano troppo bene. Il fratello Walder, sorvegliante di filiale, era stato in precedenza nella filiale britannica ed era abituato a occuparsi del campo britannico comparativamente grande, e a tenere grandi raduni nel vecchio “Tabernacolo” di Londra. Dal momento stesso che arrivò a Città del Capo, ogni cosa gli sembrò del tutto diversa e assai più piccola. Nel breve tempo che egli fu sorvegliante di filiale nel Sud Africa, ci fu qualche progresso, ma gli sembrò lento e la stessa esiguità delle cose fu per lui una prova. Verso la fine del 1927, egli partì dopo essere stato nel paese tre anni e mezzo.

Il fratello Rutherford non perse tempo a nominare il suo assistente, George Phillips, quale suo successore nella filiale, e il lavoro proseguì. Il fratello Phillips era ben preparato per le sue nuove responsabilità. Nel 1927 aveva già al suo attivo tredici anni di servizio continuo ed era un uomo esperto nel campo e nell’ufficio. Aveva profondo apprezzamento per l’organizzazione di Geova, con un forte senso di lealtà verso la Società, mente chiara e vere qualità combattive, che nei difficili tempi avvenire gli dovevano essere molto utili.

In Sud Africa l’opera cominciò presto ad avanzare più celermente. Anche il fratello Phillips aveva iniziato il proprio servizio continuo in giovane età, e per tutta la vita aveva incoraggiato altri a provare le gioie di servire Geova come pionieri. Quindi non è sorprendente che le file dei colportori cominciassero subito ad aumentare.

Quando si legge del lavoro che fecero, della loro perseveranza dinanzi all’opposizione e dei loro instancabili sforzi per spingersi in nuovi territori, non si può fare a meno di ricordare le simili esperienze degli apostoli di Gesù Cristo narrate nel libro biblico di Atti.

SI SCATENA LA VIOLENZA

Tra i servitori che in quei giorni facevano servizio continuo erano compresi Piet de Jager e Henry Myrdal, che ora si erano messi insieme e percorrevano il paese compiendo opera di conferenze e visite ulteriori. Per quanto in molti luoghi il clero locale istigasse l’opposizione e facesse attacchi dal pulpito o per mezzo della stampa, molto di rado giungeva alla violenza. Tuttavia, quando i fratelli De Jager e Myrdal giunsero nello Stato libero dell’Orange in una piccola cittadina chiamata Dewetsdorp, l’opposizione si fece davvero violenta. Come di solito, essi affittarono una sala, prepararono i foglietti d’invito con il loro piccolo apparecchio con stampino di gomma e annunciarono il discorso. Per l’occasione era stato preso il teatro locale, ma la mattina del giorno in cui si doveva tenere il discorso, il proprietario disse ai fratelli che annullava il contratto. Il ministro della Chiesa Riformata Olandese l’aveva informato che, se avesse permesso di tenere la conferenza, la congregazione avrebbe boicottato il suo teatro.

Questo lasciò i fratelli in una situazione difficoltosa. In ogni modo, essi andarono dalle autorità municipali e ottennero il permesso di tenere la conferenza pubblica nella piazza del mercato. Prepararono immediatamente nuovi foglietti d’invito, li distribuirono il più presto che poterono e la conferenza si tenne quella sera. Assisterono circa settantacinque persone.

Prima che il discorso fosse svolto per gran parte, la folla cominciò a far pressione sull’oratore e a interromperlo di continuo. Le interruzioni aumentarono. Ad un tratto il fratello Myrdal, che stava accanto all’oratore, sentì un forte colpo sulla testa che quasi lo fece cadere a terra privo di sensi. Per fortuna, c’era un poliziotto in abito borghese e vide ciò che accadeva. In fondo alla folla era il ministro della Chiesa Riformata Olandese, che incitava i suoi aderenti e causò deliberatamente questo atto di violenza. Certi individui furono arrestati, accusati il giorno dopo in tribunale e condannati a pagare un’ammenda. Senza timore, i due fratelli continuarono il loro giro di conferenze.

Nel 1928, la risonante risoluzione “Dichiarazione contro Satana e per Geova” era stata adottata con entusiasmo dall’assemblea di Detroit (Michigan), che portò a termine una serie di sette messaggi annuali. A quella stessa assemblea di Detroit, lo stimolante discorso “Governante per il popolo” del fratello Rutherford fu radiodiffuso da una rete di 107 stazioni radiotrasmittenti collegate per telefono dalla Torre di Guardia. Nella remota Città del Capo un piccolo gruppo ricorda di aver ascoltato quel discorso da una radio a onde corte. Ma oltre alla radiodiffusione dall’America, si dispose che le conferenze fossero messe in onda dall’African Broadcasting Company, l’unico ente radiofonico del Sud Africa. Nel 1928 fu dato il permesso di trasmettere sette conferenze dai tre studi dell’ente situati a Città del Capo, Johannesburg e Durban. In questo modo la buona notizia giunse in luoghi solitari e molti ascoltarono per la prima volta il messaggio del Regno.

Inoltre verso la fine degli anni venti, i fratelli compirono in tutto il paese una campagna postale per dare testimonianza a persone che non potevano essere raggiunte con l’opera di porta in porta. Frank Smith, un fratello di Città del Capo, pagò le spese per spedire più di 50.000 opuscoli a tutti gli agricoltori, i custodi dei fari, le guardie forestali e altri che abitavano lontano dalle vie frequentate. Tutto il lavoro di avvolgere i pacchetti e scrivere gli indirizzi in quest’opera postale fu fatto dai membri dell’ecclesia di Città del Capo. Come risultato, si ricevettero molte ordinazioni di pubblicazioni insieme a incoraggianti lettere che mostravano come la buona notizia, inviata in questo insolito modo, recava conforto e gioia a persone isolate. Naturalmente, i religionisti ortodossi reagirono come al solito e nelle riviste ecclesiastiche ci furono in tutto il paese numerosi attacchi violenti.

L’AFRICA DEL SUD-OVEST ODE LA BUONA NOTIZIA

Fu quest’opera postale a consentire che il messaggio del Regno giungesse anche nel territorio dell’Africa del Sud-Ovest, cioè nella maggior parte dei suoi quasi 822.900 chilometri quadrati di deserto o terreno semiarido. Lungo tutta la costa occidentale e per circa centoquarantacinque chilometri verso l’interno si estende il grande deserto Namib. La scarsa popolazione di 610.000 abitanti, dei quali 60.000 sono bianchi, è costituita da parte europea di Sudafricani, Tedeschi e Britannici, e da parte africana di Herero, Ovambo, Nama o Ottentotti, Damara e Boscimani. A questi si aggiungano i componenti di un gruppo che si chiamano con orgoglio “Basters” (letteralmente “Ibridi”), perché ebbero origine dall’unione fra primitivi coloni bianchi e Ottentotti.

Per quanto concerneva l’opera di testimonianza, nel 1928 questo paese era ancora assolutamente intatto. Ma quell’anno, quando fu organizzata la campagna postale, si ottenne un elenco nominativo aggiornato del paese e a tutti quelli il cui nome vi era contenuto fu inviata una copia dell’opuscolo L’Amico del popolo. Uno di questi semi del Regno cadde insolitamente su buon terreno.

Allora un uomo chiamato Bernhard Baade lavorava in una miniera e di solito si comprava le uova da un agricoltore vicino. Un giorno le uova giunsero avvolte in alcune prime pagine dell’opuscolo L’Amico del popolo. Egli cominciò a leggerle, e mentre leggeva il suo interesse aumentava. Ma per continuare la sua lettura doveva aspettare che gli fossero provvedute altre uova, avvolte nel resto delle pagine dell’opuscolo. Scrisse per avere letteratura e subito dopo si schierò dalla parte della verità.

L’anno successivo, 1929, dal Sud Africa la sorella Lenie Theron fu mandata a Windhoek (Africa del Sud-Ovest). Di lì ella percorse tutte le maggiori città del paese andandovi in treno e in diligenza per un totale di 8.000 chilometri. Molti avevano ricevuto l’opuscolo spedito l’anno precedente e dicevano di apprezzarlo. Le sue proprie distribuzioni furono fenomenali. In quattro mesi diede 6.388 libri e opuscoli in inglese, afrikaans e tedesco.

Mentre la sorella Theron era occupata nell’Africa del Sud-Ovest, la sua compagna, Elizabeth Adshade, fu inviata nella Rhodesia Meridionale. Sebbene in vari luoghi incontrasse una gran quantità di opposizione da parte della polizia e dei magistrati, ella andò avanti intrepidamente e percorse tutti i centri del paese con popolazione europea.

Nel 1929, il messaggio del Regno giungeva in una zona molto estesa del vasto campo sotto la filiale sudafricana. Parlandone, l’Annuario del 1930 dice: “Si sono ricevute per posta richieste di letteratura da paesi così lontani del settentrione come la Colonia del Kenya, nell’Africa Orientale Britannica; il Tanganica e il Niassa, nell’Africa Centrale Britannica, e il Congo Belga”.

I PROBLEMI NON IMPEDISCONO IL PROGRESSO

Il fratello Paul Smit, nostro ex alunno di Nylstroom, era a Pretoria verso la fine degli anni venti. Egli racconta che il raduno di Pretoria stava attraversando una crisi e, fra l’altro, dice: “Il raduno non faceva nessun progresso e quando fu organizzato in gruppo per il servizio il raduno ne fu scosso, e due se ne andarono via. In quel tempo un anziano (fratello Möller) si dava da fare per scrivere un libro, e quantunque la Società avesse espresso la sua disapprovazione, e io l’avessi esortato ad abbandonare l’impresa, egli persisté nella sua condotta errata. Una domenica mattina, dopo la pubblicazione del libro, portò alcuni libri nella sala e richiese che la classe l’aiutasse a farne la distribuzione. Per me questo fu un colpo e alzatomi dichiarai fermamente che la Società disapprovava la pubblicazione e che io mi sarei opposto a chiunque si fosse opposto alla norma della Società”. Questo sorprese gli anziani ed essi se ne andarono via, con i loro seguaci. I soli che rimasero furono una vecchia sorella invalida e il fratello Smit e sua moglie.

Subito dopo, il fratello e la sorella Steynberg si trasferirono nella zona di Pretoria. Questo fu un grande incoraggiamento per il ridotto gruppo di Pretoria e fece molto bene anche agli Steynberg. Il gruppo di Pretoria aveva attraversato un difficile periodo di purificazione, ma da allora in poi il progresso fu costante e ben fondato.

Questo per il gruppo europeo di Pretoria. Che dire degli Africani che erano lì? Il fratello Hamilton Kaphwitt da Bulawayo si trasferì nel 1927 a Pretoria; ma, siccome in quel tempo non vi si tenevano adunanze africane, assisteva di solito alle adunanze che gli Africani tenevano a Johannesburg. Quindi, nel 1931, dal Niassa venne un fratello chiamato Mulauzi e si unì a Kaphwitt. Questi due cominciarono a studiare insieme L’Arpa di Dio. Per parecchio tempo le adunanze dei fratelli africani di Pretoria si tennero nella casa di Hamilton Kaphwitt. Anche oggi molte congregazioni africane delle cittadine o “località” presso le città europee si radunano in case private. La costruzione di Sale del Regno per gli Africani è stata finora contrastata dalle autorità governative e municipali.

Nel gennaio del 1930, il fratello Phillips si sposò e sua moglie si unì al personale della sede filiale. Altri rinforzi per l’ufficio arrivarono anche nel 1930: Llewelyn Phillips e George Spence. Llewelyn Phillips venne dal Galles; egli non era parente di George Phillips, ma aveva pure avuto buona esperienza nel servizio di pioniere e aveva prestato servizio diversi anni nella Betel di Londra.

Fu pure agli inizi degli anni trenta che la filiale di Città del Capo cominciò a produrre opuscoli nelle lingue vernacolari come xhosa, zulù e sesotho. L’Arpa di Dio uscì in lingua xhosa e Il Regno, la speranza del mondo uscì in zulù.

AVANZATA NELL’AFRICA ORIENTALE

Nel 1931, si cominciò ad aprire un altro vasto campo africano, quello dell’Africa Orientale Britannica. Questa era costituita da quelli che ora sono tre paesi separati: Kenya, Uganda e Tanzania (composta da Tanganica e isola di Zanzibar). All’inizio degli anni trenta eran tutti sotto la giurisdizione britannica. Con il sorgere in Africa del nazionalismo, a uno a uno questi stati ottennero la propria indipendenza dalla Gran Bretagna. Nel 1962, il Tanganica divenne la repubblica indipendente di Tanzania entro il Commonwealth Britannico. L’Uganda divenne indipendente quello stesso anno, e il Kenya nel 1963. A causa delle molte nazionalità e tribù che formano la popolazione di queste parti, c’è una confusione poliglotta, ma per fortuna la lingua swahili serve in tutta l’Africa Orientale da mezzo di espressione comune.

In senso religioso, la denominazione “Africa Nera” è stata appropriata. In maggioranza i nativi sono stati aderenti a religioni pagane. Le missioni della cristianità, sia cattoliche che protestanti, vi sono state attive per molti anni, ma come altrove in Africa, esse non hanno generato cristiani che ‘adorano con spirito e verità’. (Giov. 4:24) Ma quando cominciarono a risplendere in questa zona spiritualmente nera i primi raggi di vera luce?

Verso questo tempo, un nuovo fratello chiamato Gray Smith partecipava a Città del Capo al servizio di colportore ausiliario. Il primo ad accettare la verità fu suo fratello maggiore Frank, ma nel 1928 cominciò a studiare seriamente anche Gray. Egli fu battezzato nel 1929 e quasi immediatamente intraprese l’opera di colportore ausiliario. In seguito, si unì a Frank in un interessantissimo giro dell’Africa Orientale.

Nel 1931, furono mandati tutt’e due nel Kenya per esplorare le possibilità di diffondere la buona notizia nell’Africa Orientale. Il Kenya era in quel tempo un protettorato britannico con una popolazione di circa 4.000.000 di abitanti, circa 25.000 dei quali erano Europei. Essi presero un’automobile, che avevano trasformata in carro abitazione, e salparono sul “Saxon Castle” per Mombasa, porto di mare del Kenya. Di lì viaggiarono con il loro carro abitazione per 640 chilometri fino a Nairobi, la capitale, dove avevano spedito quaranta scatoloni di libri. A causa delle cattive strade, per fare questo viaggio impiegarono otto giorni. Percorsero Nairobi e in circa un mese diedero tutti i libri. Molti libri furono dati a Indiani goanesi, ma la maggioranza di queste pubblicazioni furono raccolte e bruciate dai sacerdoti cattolici.

Nel viaggio di ritorno in Sud Africa entrambi questi fratelli presero la malaria. Questa era in quei giorni un vero pericolo per la salute. Ebbero un passaggio su una nave che salpava da Dar es Salaam, ma si ammalarono così gravemente e deliravano tanto che furono sbarcati e ricoverati in un ospedale a Durban. Frank Smith non riprese mai i sensi e morì. Gray Smith solo riuscì a sopravvivere e dovette trascorrere quattro mesi in un ospedale. In ogni modo, verso la fine del 1931 egli tornò a Città del Capo.

Verso questo tempo, in Inghilterra un giovane chiamato Robert Nisbet aveva appena rinunciato a un buon lavoro in un laboratorio farmaceutico di Londra e stava per intraprendere il servizio di pioniere. Il fratello Rutherford, che allora era a Londra, lo mandò a chiamare e gli disse: “Stiamo cercando qualcuno perché vada a Città del Capo; tu ci andresti?” Robert acconsentì e immediatamente cominciò a fare i preparativi.

Arrivato all’ufficio di Città del Capo, fu mostrata al fratello Nisbet un’altra consegna di letteratura pronta per la spedizione su una nave diretta verso l’Africa Orientale, questa volta con 200 scatoloni! Egli seppe del viaggio dei fratelli Smith e della tragedia capitata a Frank. Ciò nonostante, accettò con premura l’assegnazione di andare nell’Africa Orientale. A lui si unì Davide Norman, e fecero il viaggio fino alla loro assegnazione. Dovevano percorrere gli interi territori di Kenya, Uganda, Tanganica e Zanzibar, un campo davvero vasto!

Proteggendosi contro la malaria con l’uso di zanzariere quando dormivano e prendendo ogni giorno notevoli dosi di chinino, disponibile in tutti gli uffici postali dell’Africa Orientale a prezzo di costo, e portando di giorno un casco coloniale per il sole, il 31 agosto 1931 essi lanciarono a Dar es Salaam, capitale del Tanganica, la loro campagna di testimonianza. Questa non fu un’assegnazione facile, come mostra il commento del fratello Nisbet: “Il bagliore del sole riflesso dalle bianche vie pavimentate, l’intenso calore umido e la necessità di portare carichi di letteratura molto pesanti da una visita all’altra erano solo alcune delle difficoltà che dovevamo affrontare. Ma eravamo giovani e forti e ci provavamo gioia”.

Entro quindici giorni questi energici pionieri avevano distribuito quasi mille libri e opuscoli, fra cui erano molte “Serie dell’arcobaleno”, così chiamate a causa dei vari colori dei libri. Questo suscitò l’ira del clero, e sulla tabella delle informazioni della chiesa cattolica fu posto l’avviso che richiamava l’attenzione di tutti i parrocchiani sul N° 1399 della Legge Canonica che proibiva ai cattolici perfino di avere in casa tale letteratura. La maggioranza di questi libri fu data agli Indiani. Siccome non avevano letteratura in swahili e data la mancanza di istruzione di questi Africani, i fratelli non poterono lavorare fra di loro.

Da Dar es Salaam essi si trasferirono a Zanzibar, isola a circa trentadue chilometri dalla costa, una volta centro del commercio degli schiavi. Questa città con le sue serpeggianti vie anguste, dove un estraneo potrebbe facilmente perdersi, era avvolta in un continuo aroma di garofano, poiché Zanzibar rifornisce delle spezie di garofano quasi il mondo intero. Aveva una popolazione di un quarto di milione di abitanti, di cui circa 300 erano Europei, in quel tempo i governanti. La grande maggioranza erano Swahili e circa 45.000 erano Indiani e Arabi. Molti libri furono dati a questi Indiani e alcuni agli Arabi, ma di nuovo la maggioranza della popolazione, essendo swahili, non fu raggiunta dal messaggio del Regno.

Dopo una permanenza di dieci giorni a Zanzibar, presero una nave per Mombasa, porto di mare del Kenya, diretti verso gli altipiani del Kenya, con la loro abbondanza di freschi vegetali e frutta, e clima mite. Viaggiarono in treno e lavorarono le cittadine lungo la linea per tutto il percorso fino al lago Vittoria. Qui attraversarono questo mare interno, lungo 400 chilometri e largo 240 chilometri, e andarono a Kampala, capitale dell’Uganda. Vi distribuirono un gran numero di libri e ottennero abbonamenti a L’Età d’Oro. A ottanta chilometri nella giungla un signore vide un amico che leggeva con entusiasmo il libro Governo. Egli venne a Kampala per trovare i giovani che distribuivano questa letteratura. Prese una copia di tutti i libri e si abbonò a L’Età d’Oro.

Prima di cominciare il loro viaggio di ritorno in auto visitarono un’altra cittadina quaranta chilometri più all’interno, e si rallegrarono d’essere stati impiegati per portare, la prima volta, così lontano nell’interno dell’Africa, il messaggio del Regno in forma stampata. Tornarono da questa cittadina passando per un’altra strada ed ebbero la gioiosa esperienza di visitare le cascate Ripon, sorgente del fiume Nilo. Nella via del ritorno a Mombasa lavorarono alcune altre cittadine lungo la linea ferroviaria. Dopo aver testimoniato a Mombasa con un caldo indescrivibile, distribuendo molta letteratura e tenendo due discorsi ai quali assistette un buon numero di persone, andarono in un altro luogo lungo la costa e poi, a bordo del “Llandovery Castle”, tornarono via mare a Città del Capo (Sud Africa), facendo un viaggio di quattromilaottocento chilometri.

In questi primi due viaggi nell’Africa Orientale si distribuirono oltre 7.000 libri e opuscoli e si ottennero molti abbonamenti a L’Età d’Oro. Alcuni di questi semi caddero senza dubbio su buon terreno, poiché un signore che aveva ricevuto alcuni opuscoli scrisse alla Società di Città del Capo e ordinò un’intera serie dei libri e degli opuscoli del giudice Rutherford. Egli dirigeva una miniera d’oro nel bundu (zona isolata) del Tanganica. E così con una grande spesa monetaria, sforzi e perfino a prezzo della stessa vita di devoti e zelanti pionieri, il messaggio penetrava nell’Africa Orientale Britannica e l’opera del Regno faceva progresso.

Sì, nel 1931 i pochi fedeli che in quel tempo erano nel Sud Africa raggiunsero un enorme campo. Quell’anno si distribuirono nel campo sudafricano un totale di 68.280 libri e per rafforzare la fede dei fratelli si tennero otto congressi di servizio. Quanti ce n’erano per compiere tutta quest’opera in un campo così vasto? Soltanto cento proclamatori circa nell’intera Africa meridionale!

AVANTI, COME TESTIMONI DI GEOVA!

Per coronare l’anno 1931, dal congresso di Columbus (Ohio), negli Stati Uniti, giunse la rallegrante notizia relativa all’adozione del nome “testimoni di Geova”. Questo recò grande gioia al popolo di Geova intorno al mondo, inclusa la piccola ma energica schiera del Sud Africa. Molti fratelli provarono grande riverenza al pensiero di usare l’illustre nome di Dio, ma questo contribuì ancor più a far loro apprezzare il privilegio che avevano di dichiarare in tutta l’Africa meridionale il nome di Geova. L’opera del Regno e il suo sviluppo avevano raggiunto nell’Africa meridionale un’altra svolta decisiva.

Stimolati dal loro nome scritturale “testimoni di Geova”, i fratelli dell’Africa Meridionale avanzarono all’inizio degli anni trenta con grande zelo e determinazione. Si provvidero sempre più armi spirituali e strumenti teocratici, e nel 1932 il più potente fu senza dubbio l’opuscolo speciale Il Regno, la speranza del mondo. In tutti i paesi i testimoni di Geova erano occupati a distribuire questo opuscolo e a partecipare alla campagna di visitare ogni ecclesiastico, politicante e grosso commerciante del territorio. Molti di questi non erano mai stati prima avvicinati personalmente, ma ora ne fu data loro opportunità.

Certo, spesso è difficile avvicinare gli alti funzionari governativi e i membri del parlamento. Pertanto, i fratelli approfittarono del fatto che in certi periodi dell’anno i membri del parlamento si trasferiscono da Città del Capo, capitale legislativa, a Pretoria, capitale amministrativa. Proprio al tempo giusto, quando questi signori attendevano nella stazione di Città del Capo prima di partire per il loro viaggio, i fratelli vennero e presentarono loro la copia di questo speciale opuscolo. Dovendo fare un lungo viaggio di circa 1.600 chilometri, ebbero una buona opportunità di leggere il contenuto della pubblicazione e di pensarvi sopra.

Un altro strumento che si usò nel 1933 consisté nei discorsi incisi del fratello Rutherford. L’African Broadcasting Corporation acconsentì a trasmettere per radio il potente messaggio di queste registrazioni elettriche una volta al mese dalle sue tre principali stazioni di Città del Capo, Johannesburg e Durban. In questo modo il messaggio giunse in molte case — e, senza dubbio, anche in molti cuori — in Sud Africa, Rhodesia Meridionale e a nord fino alla Rhodesia Settentrionale, 3.200 chilometri all’interno del continente africano. Uditi i discorsi, molti accettarono più prontamente la letteratura. Dopo un anno, però, fu formato un comitato consultivo per le radiodiffusioni religiose. Questo fu composto da ecclesiastici delle religioni ortodosse, che fecero in modo di mettere a tacere il messaggio del Regno delle trasmissioni radiofoniche.

Tuttavia, fu impossibile fermare gli zelanti proclamatori di quei giorni. Nelle piccole cittadine dove la grande chiesa riformata olandese era per chilometri l’edificio principale dei dintorni, gli agricoltori si riunivano la domenica nella piazza della chiesa quando si celebrava la comunione (in afrikaans questa si chiama nagmaal, che in effetti significa “pasto serale”). Vi si accampavano con le loro tende e i loro carri trainati da buoi. Spesso i fratelli giravano fra loro, e questo dava luogo a molte conversazioni. I fratelli di lingua afrikaans, in special modo, facevano con molto piacere un combattimento spirituale con le armi della verità. In seguito, questi incontri erano narrati con grande soddisfazione nelle loro adunanze di testimonianza.

Molto presto nelle sue esperienze di pioniere nel Transvaal settentrionale, Fred Ludick fu colpito da un brutto attacco di febbre malarica. Alcuni Africani vennero in suo aiuto e fecero un decotto di frutti selvatici, e questo lo guarì. Ma in un’altra occasione le cose non andarono così bene per Sidney McLuckie, compagno del fratello Ludick. Questo fratello prese la febbre tifoidea. Fred dice: “Quest’uomo robusto, di circa 74 chili, solo in alcune settimane dimagrì tanto da pesare appena 40 chili, e morì. Lo seppellimmo presso i monti a Cala nel Transkei (Provincia del Capo)”. Così un altro fedele servitore di Geova aveva dato la sua vita nel compimento dell’opera del Regno nell’Africa meridionale.

Per breve tempo il fratello Ludick prestò servizio nel Bushveld del Transvaal settentrionale e vi lavorò con un gruppo isolato compresi il fratello Muller e la sua famiglia. All’inizio degli anni trenta, il fratello Muller fece un enorme lavoro in tutto il Transvaal settentrionale e anche nel Capo settentrionale e aiutò molti a venire a conoscenza della verità.

Certo, ebbero anche le loro difficoltà, inclusa la volta che Fred Ludick visitò il posto di una missione cattolica. Vi incontrò il sacerdote e cominciò a spiegare lo scopo della sua visita, ma notò che la faccia del sacerdote diveniva sempre più rossa. Ad un tratto il sacerdote corse in fretta nell’edificio, tornò con una pistola e la puntò contro il fratello Ludick. Ma, Fred si mantenne calmo e semplicemente si voltò e camminò di nuovo verso l’auto, tuttavia con un senso di gelo lungo la spina dorsale.

In quel tempo il fratello Ludick si era “diplomato” dalla bicicletta a un’auto Fiat modello 1928 con i raggi di legno. Con questa lui e il fratello Muller percorsero un’estesa zona nel selvaggio bushveld. Spesso di notte dovevano dormire all’aperto sotto un albero, ascoltando il ruggito dei leoni. Ma dopo una dura giornata nel campo, avendo viaggiato per quelle strade molto scabrose, avendo dovuto riparare le gomme, una foratura dopo l’altra, leoni o no, essi dormivano come ghiri! Anche i freni dell’auto davano loro fastidio. In un’occasione, mentre valicavano il pericoloso passo Soutpans Berg, dovettero legare ai raggi delle ruote anteriori un pezzo di fune di cuoio non conciato e tirare a tutta forza quando scendevano nelle parti scoscese, una prova spaventevole accompagnata dall’odore della gomma bruciata! Dopo un’esperienza simile, i due fratelli erano felici di tornare al podere dei Muller, dove li attendeva la calorosa accoglienza della sorella Muller e dei figli. Questi figli già ricevevano in casa un buon ammaestramento e alcuni di essi intrapresero poi il servizio continuo. Due di essi prestano ancora servizio nella sede della filiale sudafricana; uno di essi, Frans Muller, è l’attuale coordinatore della filiale.

S. ELENA RICEVE UNA TESTIMONIANZA

Mentre si compiva nel Transvaal questa energica attività, i pionieri si preparavano per un viaggio nell’isola di S. Elena, una macchiolina nell’oceano Atlantico, circa 1.900 chilometri al largo della costa occidentale africana. L’isola ha una superficie di soli 122 chilometri quadrati e ha meno di 5.000 abitanti, per lo più di colore e molto poveri. Questa remota isola fu considerata un luogo sicuro per l’esilio di Napoleone dal 1815 al 1821, quando apparteneva ai Britannici.

Gray Smith, essendosi ora rimesso dalla sua terribile malattia dopo il viaggio nell’Africa Orientale, era pronto per un altro vero sforzo da pioniere e si preparò per fare una visita a S. Elena. Il suo compagno fu questa volta Hal Ancketill, figlio del precedente sorvegliante di filiale, Henry Ancketill. Si portarono una buona provvista di letteratura e lavorarono completamente tutta l’isola, distribuendo quasi 1.000 pezzi di letteratura.

Come risultato di questa visita, un poliziotto, Thomas Scipio, accettò la verità e cominciò a proclamare il messaggio del Regno. Quando andò in pensione dalla polizia, all’età di sessant’anni, Scipio divenne pioniere e si sostenne da sé coltivando ortaggi. Suo figlio George Scipio divenne il primo sorvegliante che presiedette la congregazione in seguito formata nell’isola.

Il fratello Scipio padre apprezzò sin dal principio la sua responsabilità di condividere con altri la buona notizia del Regno. Egli diede ai suoi parenti e ad altri isolani un’intrepida ed estesa testimonianza. Un anno dopo alcuni si erano uniti a lui nell’opera di testimonianza, e appena furono disponibili fonografi e dischi con l’incisione di discorsi biblici, egli li ottenne. In seguito, questo fu per anni il suo più efficace metodo di dare testimonianza a quelli disposti ad ascoltare.

Nel 1935 si formò un piccolo gruppo di sei proclamatori a Jamestown, unica cittadina dell’isola. Le fedeli attività del piccolo gruppo di proclamatori locali portarono risultati, ed esso crebbe. Uno dei nuovi fratelli che era proprietario di un caffè pure ottenne un fonografo e non perse mai l’opportunità di far ascoltare i dischi ai suoi clienti. Nel 1939 c’erano due gruppi organizzati, uno a Jamestown e l’altro ad alcuni chilometri di distanza a Longwood, dove era stato tenuto agli arresti Napoleone.

RITORNO NELL’AFRICA DEL SUD-OVEST

Dopo questa visita in S. Elena che ebbe molto successo, il fratello Smith decise di andare nel 1935 nell’Africa del Sud-Ovest. Per questo viaggio il fratello Smith condusse con sé sua moglie e uno dei suoi figli. Essi avevano un furgone equipaggiato di uno dei nuovi fonoriproduttori e alcuni dischi.

Fecero per certo un’opera meravigliosa, distribuendo non meno di 13.000 libri e opuscoli in soli cinque mesi e ottenendo 70 abbonamenti a L’Età d’Oro. Al clero, per lo più luterano, cattolico e riformato olandese, questo non fece piacere. In un posto il ministro riformato olandese accusò il fratello Smith di vendita ambulante di libri senza licenza, ma il magistrato semplicemente si fece una risata e prese lui stesso della letteratura.

Di nuovo alcuni semi di verità caddero sul terreno giusto. Un uomo del meridione, Abraham de Klerk, che aveva ottenuto alcune pubblicazioni, le lesse e quasi immediatamente si convinse della verità. Egli si attenne alla fede che aveva appena trovata e la insegnò alla sua famiglia come meglio poté. Geova benedisse i suoi sforzi, poiché sua moglie e alcuni suoi figli accettarono la verità. E in quanto a “Oom” (Zio) Abraham, uno dei primi Testimoni dell’Africa del Sud-Ovest, continuò a servire fedelmente Geova finché morì verso la fine degli anni sessanta.

SWAZILAND DURANTE GLI ANNI TRENTA

Ora passiamo alla parte orientale del Sud Africa e visitiamo un altro pittoresco paese, lo Swaziland. Lo circonda da tre parti il Transvaal e a oriente ha un confine in comune con il Mozambico. La superficie è di circa 17.350 chilometri quadrati, con una popolazione di circa 420.000 abitanti, di cui solo alcune migliaia sono Europei.

I pionieri visitarono lo Swaziland all’inizio degli anni trenta e fu data nel paese una meravigliosa testimonianza. Oltre a visitare gli Europei che abitavano nelle città, visitarono anche il capo supremo della nazione swazi, il re Sobhuza II. Quest’uomo si mostrò molto amichevole verso i Testimoni e fece loro un’accoglienza reale nel suo kraal. Radunò la sua guardia del corpo di centinaia di guerrieri perché udissero una selezione musicale e un discorso inciso da J. F. Rutherford, presidente della Società Torre di Guardia. Il fratello F. Ludick, che vi si trovò, dice inoltre che fu una rimarchevole esperienza testimoniare al re, che era circondato da circa cinquanta sue mogli!

Robert e George Nisbet testimoniarono a questo re anche in un’altra occasione. Dopo aver udito diverse incisioni del fratello Rutherford, il re fu così compiaciuto che volle acquistare l’apparecchio, i dischi e l’altoparlante. Una situazione imbarazzante per i pionieri! Alla fine riuscirono a soddisfare il re lasciandogli una grande provvista di letteratura.

RAGGIUNTI MAURIZIO E MADAGASCAR

Nel 1933 la filiale del Sud Africa decise di mandare in Maurizio e Madagascar (Repubblica Malgascia) due pionieri che avevano esperienza. A Robert Nisbet e a Bert McLuckie fu fatta l’attraente assegnazione di visitare queste due isole al largo della costa orientale dell’Africa. Essi andarono prima in Maurizio.

Prima di partire da Durban per Maurizio, trascorsero qualche tempo cercando d’imparare il francese, che credevano sarebbe stata la lingua principale. Giunti comunque alla loro destinazione, riscontrarono che la maggioranza degli abitanti parlava il creolo, una sorta di dialetto o patois francese. Così i pionieri non poterono capire le persone, e le persone non poterono capire i pionieri. Infatti, per il fratello Nisbet il problema fu ancor più complicato, in quanto aveva un’accentuata pronuncia scozzese. In un’occasione accadde che un padrone di casa gli disse: “La prego di parlarmi in inglese, poiché non capisco quella lingua!”

Siccome la principale influenza e autorità dell’isola era cattolica, non è una sorpresa che questi due fratelli si trovassero subito in difficoltà. Lamentele, istigate dai sacerdoti, giunsero alla polizia, che per cablogramma chiese al Sud Africa la conferma dell’identità dei fratelli. La polizia difese il diritto dei fratelli di predicare, ma li avvertì che era proibito tenere adunanze senza permesso e che nel loro caso non sarebbe stato concesso nessun permesso del genere. Per giunta, il giornale locale, La Vie Catholique (Vita cattolica) emanò un avvertimento circa questi due “falsi profeti”. Benché questo facesse diminuire le loro distribuzioni, non fece diminuire la loro gioia e la loro determinazione nella ricerca delle eventuali “pecore”.

Contemporaneamente a questi due pionieri, visitava Maurizio il cardinale cattolico romano Hinsley, della Gran Bretagna, allo scopo di presenziare l’insediamento di un sacerdote come nuovo vescovo dell’isola. Il luogo era pieno di dignitari e sacerdoti cattolici ch’eran venuti per questa speciale occasione. Questo diede ai pionieri un’eccellente opportunità di offrire l’opuscolo Il Regno, la speranza del mondo. Fu Robert Nisbet a offrire l’opuscolo al cardinale Hinsley stesso, ed egli lo accettò senza fare tante storie. Bert McLuckie provò con il vescovo appena insediato, James Leen, il quale con calma prese l’opuscolo, lo fece a pezzettini e lo gettò nel cestino della carta straccia!

In quei giorni, viaggiare nell’isola di Maurizio costava pochissimo, forse meno che in qualsiasi altra parte del mondo. Per esempio, si poteva andare in treno tutto intorno all’isola, quindi di nuovo in autobus e in treno solo per mezza corona (35 centesimi di dollaro). In tal modo i pionieri percorsero ogni parte dell’isola. Oltre alla letteratura in francese, distribuirono opuscoli in cinese e in varie lingue indiane, come tamil, urdu e hindi. In un’occasione al redattore di un giornale indiano piacque un lungo articolo de L’Età d’Oro che smascherava intrepidamente le trasgressioni della gerarchia cattolica romana. Il redattore cominciò a stampare questo articolo a puntate. Ma prima che arrivasse alla conclusione intervenne la polizia che diede al redattore un serio avvertimento delle possibili conseguenze, il che gli fece smettere di stampare il materiale. Nonostante molta opposizione dei sacerdoti, i due pionieri portarono comunque a termine la loro assegnazione.

La loro visita a Maurizio fu un’estesa testimonianza per quest’isola ed essi lasciarono un piccolo gruppo che continuò a dare un po’ di testimonianza non formale. Come dovettero sentirsi felici i fratelli Nisbet e McLuckie di questo frutto delle loro fatiche! Ma che dire della loro visita in Madagascar?

Questa enorme isola (la quarta delle più grandi del mondo) che si trova al largo della costa sudorientale dell’Africa è lunga circa 1.600 chilometri. La costa orientale riceve il pieno urto dei venti monsonici e ha piogge molto abbondanti. Ma le altre parti dell’isola sono assai più aride e così la flora del paese varia da quella di tipo desertico alla lussureggiante vegetazione tropicale.

Il Madagascar ha una popolazione di circa sei milioni di persone d’origine assai mista. Pare che nei primissimi tempi Arabi e Indù stabilissero nel Madagascar luoghi di scambi. Da allora Portoghesi, Francesi e Britannici tutti cercarono di colonizzare l’isola. Infine, se ne impossessarono i Francesi e nel 1896 divenne una colonia della Francia. Da quel tempo la cultura francese e la lingua francese hanno esercitato sull’isola e sui suoi abitanti una notevole influenza. Questo significò che negli anni trenta, quando i testimoni di Geova vi andarono la prima volta con il messaggio del Regno, la religione cattolica era quella prevalente.

Robert Nisbet e Bert McLuckie arrivarono in Madagascar nel 1933 per via mare. Cominciarono con cautela la loro opera, iniziando a Tamatave, principale porto di mare, dove sbarcarono. Presto percorsero il territorio, distribuendo intanto molta letteratura, e poi si trasferirono nella capitale, Tananarive, situata nell’interno.

Arrivati a Tananarive, essi vennero in contatto con un Greco che gestiva un negozio e aveva nella propria lingua alcune pubblicazioni della Società. Le aveva ricevute da parenti di Brooklyn (New York). I fratelli ne furono molto incoraggiati e provarono gioia quando questo ospitale Greco diede loro alloggio gratuito in una stanza sopra il suo negozio.

I fratelli Nisbet e McLuckie non poterono stabilire durante questa visita nessun gruppo o congregazione. Certo, ebbero un grosso problema con la lingua, poiché pochissime persone capivano l’inglese. Ma prima di tornare in Sud Africa, rimasero a Tananarive finché distribuirono tutta la loro letteratura. Così furono seminati in quest’isola molti semi di verità.

PRIMI SFORZI NEL MOZAMBICO

Un altro vasto campo dove finora si era fatto poco era il possedimento portoghese chiamato Mozambico. La superficie è di quasi 777.000 chilometri quadrati ed è principalmente pianeggiante e bassa. La sua popolazione è ora di 6.650.000 abitanti, di cui solo una piccola percentuale è costituita da bianchi. La città capitale è Lourenço Marques, importante porto situato nell’estremo meridione presso il confine col Sud Africa. L’altro porto e città importante è Beira, alcune centinaia di chilometri più a nord.

La Chiesa Cattolica ha dominato il campo religioso per secoli, sebbene si supponga che vi sia la libertà di religione, e vi siano parecchie sette protestanti che operano nelle città. Nei poderi era impiegato il lavoro forzato, per il quale i lavoratori africani ricevevano pochissima rimunerazione. Per giunta, la punizione degli Africani era severa. Di positivo c’è il fatto che nell’Africa Orientale Portoghese non c’è nessuna proibizione ufficiale per il colore. Non ci sono i cartelli “Solo per Europei” e non c’è la segregazione in mezzi di trasporto, banche, negozi o qualsiasi altro posto. Tra gli Africani stessi ciò che in effetti hanno è la distinzione tra Africani “non civilizzati” e quelli che essi chiamano assimilados, o Africani “civilizzati”. Qualsiasi Africano può elevarsi dal suo stato di “non civilizzato” e divenire “civilizzato” per mezzo di un procedimento legale. Egli subisce alcuni esami e diviene un uomo “bianco” anziché “negro”, non importa quale sia il suo colore. L’Africano che desidera far questo fa domanda a un tribunale locale e deve provare di essere alfabeta in portoghese, appartenere alla fede cristiana (cattolica), avere una certa condizione pecuniaria e voler vivere alla maniera europea. La cosa principale è che dovrebbe essere in grado di adottare il modo di vivere dell’uomo bianco. Quindi ha diritto a un passaporto, i suoi figli possono ottenere istruzione gratuita e ha diritto di voto, ma diviene soggetto al servizio militare e deve pagare un’alta tassa sull’entrata. Solo una piccolissima proporzione di Africani è in condizione di soddisfare questi requisiti.

Nel 1925, il seme del Regno aveva trovato tra gli Africani di questa parte della terra buon terreno e per parecchi anni crebbe di continuo senza ostacoli. Ma verso la fine degli anni trenta, le autorità cominciarono a controllare quelli che erano abbonati a La Torre di Guardia e parecchi furono arrestati. Quelli che furono arrestati nel Mozambico meridionale trovarono in prigione altri fratelli provenienti dal Niassa, così che ci fu tutto insieme un gruppo abbastanza grande. Fu solo dopo due o tre anni che infine ebbero un processo, in seguito al quale alcuni furono deportati nella colonia penale di São Tomé per dodici anni, mentre altri furono mandati in campi di lavoro nelle parti settentrionali del Mozambico per dieci anni. Nella sentenza si asserì che non dovevano stare insieme in uno stesso luogo, poiché allora il posto sarebbe stato ‘avvelenato dal loro insegnamento perché è una cosa molto forte’.

Nel gruppo condannato era un fratello chiamato Mahlanguana. Egli ricorda che uno dei luoghi dove lavorò nel settentrione era in una grande piantagione di noci di cocco presso il piccolo porto di Antonio Enes. Un giorno il capo della polizia fece un giro per fargli un controllo e lo trovò che preparava un sermone biblico. Il capo riferì questo al direttore della colonia penale, ma egli disse che ciò non avrebbe recato nessun danno. Tuttavia, il capo della polizia percosse il fratello Mahlanguana e lo mise in prigione per quattro mesi. Anni dopo, avendo scontato la sua condanna, il fratello Mahlanguana tornò a Vila Luiza. L’opera di predicazione del Regno vi si era fermata. Ma il suo ritorno aiutò gli interessati locali a riprendersi e l’opera crebbe bene.

In tal modo, il campo africano del Mozambico meridionale aveva avuto un eccellente inizio. Ma che dire degli Europei?

Il primo Europeo arrivò a Lourenço Marques nel 1929 e cominciò a fare presso i bianchi portoghesi qualche opera di testimonianza. Questi fu Henry Myrdal, che aveva smesso di fare il servizio di pioniere per sposare Edith Thompson. Questi due andarono avanti da sé, trovando a volte notevoli difficoltà. Ma nel 1933 Piet de Jager, che in questo tempo aveva sposato la zelante colportrice Lenie Theron, fu mandato dalla Società ad aiutare nel campo europeo del Mozambico. Il fratello e la sorella De Jager vi percorsero tutto il territorio europeo e distribuirono grandi quantità di letteratura sia in inglese che in portoghese.

Due altri pionieri fecero una visita a Lourenço Marques nel 1935, ma la loro permanenza fu davvero molto breve. I pionieri furono i fratelli Fred Ludick e David Norman. Essi presero dimora presso la famiglia Myrdal. Ecco il loro racconto: “Il quinto giorno della nostra opera mentre stavamo seduti semplicemente come due visitatori bene educati, prendendo il tè nella pubblica piazza, il fratello David mi disse: ‘Fred, non guardare in quella direzione, ma a sinistra, di là, due uomini ci sorvegliano già da mezz’ora circa’ . . . Quando quello stesso giorno tornammo a casa, la sorella Edith Myrdal disse: ‘La polizia segreta è venuta qui ripetute volte a cercare voi due’. Aveva appena finito di pronunciare queste parole, quando dall’angolo della via giunse lacerando l’aria il suono della sirena del cellulare e fummo immediatamente chiusi nel furgone cellulare della polizia per il trasporto dei criminali”.

I due fratelli furono portati dinanzi a un alto funzionario, il sig. Teixeira, a cui David Norman disse intrepidamente di sapere che dietro tutta la cospirazione c’era il vescovo. Questo toccò un punto molto vivo e Teixeira saltò in piedi tuonando: “Se foste miei cittadini vi relegherei immediatamente nell’isola di Madeira, ma siccome siete cittadini sudafricani vi farò subito deportare”. Quello stesso giorno i fratelli partirono da Lourenço Marques per il confine del Sud Africa con un’auto piena di poliziotti davanti e una di dietro, tutti armati fino ai denti con pistole e spade. Giunti alla frontiera, i fratelli, che avevano ancora con sé alcune pubblicazioni, testimoniarono agli agenti di polizia, diedero loro pubblicazioni e poi strinsero la mano a tutti e se ne andarono!

Un’ulteriore azione del vescovo del Mozambico fu compiuta nel 1937, quando il fratello Myrdal fu convocato dal capo della polizia, che disse d’aver ricevuto una lamentela dal vescovo. La sua lamentela era stata che la letteratura della Società che si distribuiva nel paese avrebbe fatto insorgere il popolo in armi e avrebbe causato una rivoluzione. Il fratello Myrdal cercò di spiegare, ma il funzionario non volle ascoltare e lo informò che se continuava a distribuire letteratura sarebbe stato immediatamente deportato.

Comunque, il fratello Myrdal reagì. Dispose di fare un colloquio con il governatore generale per appellarsi contro la decisione della polizia. Il governatore, benché gentilmente, mise la questione nelle mani del suo assistente, il senhor Mano. Avvenne così che Mano era una persona molto ragionevole, nominalmente cattolico, ma in disaccordo con molte dottrine della Chiesa. Egli lesse con cura la letteratura della Società e giunse alla conclusione che le accuse che essa fomentasse una rivoluzione erano false. I libri fecero al senhor Mano una profonda impressione ed egli disse che non avrebbe compiuto nessuna ulteriore azione. Così il piano del vescovo di disfarsi dei testimoni di Geova era stato frustrato.

Frattanto, i datori di lavoro del fratello Myrdal erano molto infastiditi dalla possibilità che egli fosse deportato. A causa della loro attitudine, il fratello Myrdal presentò le proprie dimissioni; ma invece di accettarle, la ditta decise infine di trasferirlo al loro deposito di Johannesburg, con effetto posticipato al 1939.

Tuttavia un altro tentativo di mandare pionieri europei a Lourenço Marques si fece nel 1938. David Norman venne di nuovo, questa volta con un nuovo compagno, il fratello Frank Taylor che era giunto di recente dall’Inghilterra. Ma pochi giorni dopo il loro arrivo, la polizia si diede nuovamente da fare. Avevano istruzione che i due pionieri dovevano smettere di lavorare o sarebbero stati immediatamente deportati. La filiale di Città del Capo consigliò ai pionieri di tornare nel Sud Africa, ma di lasciare ai Myrdal il loro grosso deposito di letteratura portoghese.

Intanto il governatore generale, che era stato amichevole e simpatizzante, e che era ben amato dal popolo, fu retrocesso dal governo portoghese e trasferito nella piccola colonia portoghese di Goa, in India. Il suo posto fu preso da un fanatico funzionario cattolico romano.

Avendo compreso che la permanenza dei Myrdal in Mozambico stava ora per scadere, la Società suggerì che copie delle pubblicazioni fossero mandate per posta a ciascun funzionario governativo in tutto il paese. I Myrdal prepararono le buste con le pubblicazioni portoghesi e lo stesso giorno prima di lasciare il paese imbucarono queste centinaia di pacchetti in varie cassette della posta.

Nonostante che nel campo europeo del Mozambico non si fosse stabilito nessun determinato interesse, nel campo africano si faceva un progresso costante malgrado la persecuzione. Nel 1940 il numero dei proclamatori africani in Mozambico aveva raggiunto il massimo di trentotto. Essi tenevano adunanze in quattro diversi centri.

ORGANIZZAZIONE NEL NIASSA

Dopo la visita che nel 1925 fu fatta nel Niassa dal fratello Hudson, i pochi che continuarono a cercare la direttiva della Società si tennero in contatto con l’ufficio di Città del Capo. Quindi, nel 1933, fu evidente che c’era un nucleo di persone sinceramente interessate che avevano bisogno d’aiuto. Si fece dunque una domanda per avere nel Niassa un rappresentante europeo. La domanda fu accolta dal governatore in maniera favorevole. Di conseguenza, nel maggio del 1934 si aprì in quel paese un deposito a Zomba, sotto la soprintendenza della filiale sudafricana. In base a quanto poteva giudicare la sede di Città del Capo, allora c’erano nel Niassa cento persone sinceramente interessate. Dal Sud Africa fu mandato Bert McLuckie a organizzare l’opera in quel campo.

La sua destinazione era la casa di Richard Kalinde, dove stette per un mese circa. Questo fratello africano doveva divenire il suo intimo compagno durante la sua permanenza nel Niassa. Il fratello McLuckie aveva appena cominciato quando ebbe un grave attacco di malaria, che lo fece ricoverare in ospedale per due settimane. Dopo essersi rimesso poté ottenere due stanze da usare come deposito della Società nel Niassa. Ne usò una come suo ufficio e l’altra come alloggio.

Il suo compito principale fu dapprima quello di mettere ordine nelle caotiche condizioni causate dai cosiddetti “Movimenti Torre di Guardia”. Questo non risultò così difficile come si era atteso. Da una parte, il capo della polizia del Niassa riconobbe che i movimenti africani falsi non avevano nulla a che fare con la Società Torre di Guardia di Bibbie e Trattati. Inoltre, la filiale di Città del Capo aveva dato al fratello Bert McLuckie una chiara direttiva o guida per risolvere la situazione. Egli visitò un gruppo dopo l’altro in tutte le parti del Niassa. Dopo aver pronunciato un discorso in ciascun luogo e con il fratello Kalinde che faceva da interprete, semplicemente leggeva la risoluzione come era stata pubblicata nell’opuscolo Il Regno, la speranza del mondo. Questa risoluzione era relativa al nome scritturale testimoni di Geova. Tutti quelli a favore di questa risoluzione erano invitati a indicarlo alzando la mano. La maggioranza in effetti alzava la mano, ma molti non erano sinceri come mostrarono avvenimenti ulteriori.

Di tanto in tanto il fratello McLuckie fece alle congregazioni altre visite, e molti furono aiutati in questo modo a ritirare il proprio sostegno dai “Movimenti Torre di Guardia” falsi e dai loro capi. Compiendo quest’opera il fratello McLuckie ebbe molte esperienze interessanti, poiché alcune congregazioni erano molto lontane dai cammini frequentati. Alcune volte i fratelli locali fecero realmente strade che si internavano per chilometri nel bosco, affinché egli potesse andare in auto fino ai loro luoghi di adunanza. Un gruppo molto isolato poté essere raggiunto solo in canoa. Questo fu un viaggio assai pericoloso di circa trenta chilometri attraverso acque infestate dai coccodrilli. Il fratello McLuckie sedeva su una sedia al centro della canoa, badando a non farla oscillare, e i fratelli africani facevano turni per remare. Per certo egli apprezzò il modo in cui i fratelli gli provvidero alloggio e vitto e mostrarono di stimare le cose spirituali.

Il fratello McLuckie lavorò anche fra gli Europei del Niassa e a un certo punto visitò un luogo chiamato Karonga. Per andarvi dovette viaggiare in auto scendendo dal monte Livingstonia per una strada con diversi tornanti così stretti che doveva fermare l’auto, fare lentamente marcia indietro, e poi proseguire. Uno dei suoi contatti lo ebbe con due uomini d’affari greci che presero pubblicazioni nella loro propria lingua. In seguito, uno di essi fu battezzato.

Nel novembre del 1934, due pionieri del Sud Africa fecero un viaggio attraverso l’Africa Orientale Portoghese ed entrarono nel Niassa. Essi furono in grado di testimoniare alle piccole popolazioni europee di Zomba, Blantyre, Limbe e altri luoghi. Le registrazioni mostrano che in quel viaggio distribuirono settecento libri e opuscoli. Evidentemente quella fu la prima volta che vi si facesse fra la popolazione europea qualsiasi metodica opera di casa in casa.

Così a lungo andare fu stabilita nel Niassa una solida organizzazione teocratica. Si raccoglievano anche i rapporti di servizio di campo e nel 1934 il numero medio dei proclamatori fu ventotto. Subito dopo il fratello McLuckie fu richiamato perché lavorasse nella sede filiale di Città del Capo. Suo fratello, Bill McLuckie, assunse l’incarico del deposito del Niassa il 17 marzo 1935 e vi prestò fedelmente servizio per molti anni.

Mentre l’organizzazione teocratica si stabiliva fra i molti interessati del Niassa, il numero di quelli che partecipavano al servizio di campo e ne facevano rapporto aumentò molto rapidamente. I 28 proclamatori del 1934 salirono nel 1935 a 340! Frattanto, aumentava pure l’opposizione locale e alcuni missionari della cristianità incitarono i funzionari governativi a ostacolare le attività dei fratelli. Essi riuscirono nel novembre 1934 a far mettere al bando in quel paese un opuscolo e la rivista L’Età d’Oro. Ma la crescita continuò e nel 1937 il numero delle congregazioni era asceso a 48, e il massimo dei proclamatori era salito a 1.319.

Subito dopo si incisero alcuni discorsi in cinyanja e questi furono molto apprezzati dai fratelli africani. Molte congregazioni si mettevano insieme per acquistare l’apparecchio acustico, e alcune disponevano di fare partite di pesca nel lago Niassa, di vendere quindi al mercato il pesce e di aggiungere il guadagno al loro “fondo per il fonografo”. In alcune zone del settentrione compravano un grosso albero, e poi lo abbattevano e lo trasportavano per via fluviale al loro villaggio. Lì lavoravano il tronco rendendolo cavo e dandogli la forma di una canoa. Questa era quindi venduta e con il denaro si compravano un fonografo. Ciò significava per i proclamatori mesi di duro lavoro, ma permetteva loro di ottenere un fonografo e di rendere più efficace la propria attività del Regno. Il libro Ricchezza fu pubblicato quell’anno in cinyanja, provvedendo alla congregazione un meraviglioso cibo spirituale. Di conseguenza il servitore del deposito poté riferire che non c’era mai stata prima tra i fratelli una tale unità.

RINNOVATI SFORZI NELL’AFRICA ORIENTALE BRITANNICA

Com’è già stato menzionato, l’Africa Orientale Britannica fu visitata nel 1931 dai fratelli Gray e Frank Smith, e in seguito da Robert Nisbet e David Norman. Durante queste visite si era distribuita molta letteratura e si era data un’ampia testimonianza. Ma era tempo di fare un’altra visita.

Nell’Africa Orientale la terza campagna fu fatta nel 1935 da quattro pionieri provenienti dal Sud Africa. Essi furono Gray Smith, sua moglie e i due fratelli Nisbet, Robert e George. Questa volta erano ben equipaggiati con due autocarri da tre quarti di tonnellata, adattati come vetture abitazione, complete di letti, cucina, provvista d’acqua e un serbatoio extra per la benzina, oltre che di zanzariere metalliche portatili per proteggersi dalle zanzare. Questo mezzo di trasporto permise loro di giungere in luoghi dove in precedenza non era stata data testimonianza, sebbene nelle strade l’erba fosse cresciuta a volte fino a tre metri d’altezza. Spesso dormivano in luoghi selvaggi e potevano vedere, udire e sentire i palpiti del cuore dell’Africa con la sua abbondanza di animali selvaggi: leoni che ruggivano di notte, zebre che pascolavano pacificamente, giraffe e la minacciosa presenza di rinoceronti ed elefanti.

Giunti nel Tanganica, essi si separarono. Il fratello Smith e sua moglie restarono nel Tanganica per qualche tempo, mentre i fratelli Nisbet andarono oltre fino a Nairobi, dove gli Smith si sarebbero in seguito dovuti incontrare con loro. Mentre erano nel Tanganica, gli Smith furono arrestati ed ebbero l’ordine di tornare in Sud Africa. Ma il fratello Smith decise di proseguire per Nairobi giacché aveva un passaporto sudafricano con il visto “Suddito britannico per nascita”. Arrivato a Nairobi (Kenya), egli e sua moglie andarono immediatamente dai funzionari di polizia e ottennero il permesso di restare, dopo aver depositato 100 sterline (280 dollari), che riebbero al ritorno nel meridione.

Essi proseguirono per l’Uganda. Raggiunta Kampala, riscontrarono che era un luogo ostile in cui la polizia li teneva sotto continua sorveglianza. Ciò nondimeno, riuscirono a distribuire una quantità di letteratura prima d’esser costretti a lasciare l’Uganda a causa di un ordine di deportazione del governatore. Fecero così il viaggio di ritorno a Nairobi, dove si unirono di nuovo ai fratelli Nisbet.

Anche qui incontrarono l’opposizione delle autorità, ma fu data un’eccellente testimonianza, con la distribuzione di oltre 3.000 volumi e approssimativamente 7.000 opuscoli e un certo numero di abbonamenti ottenuti a L’Età d’Oro. Fu fatta una vigorosa protesta contro gli ordini di deportazione, ma senza alcuna soddisfacente spiegazione dalle autorità.

Durante questa campagna Robert Nisbet contrasse la febbre tifoidea e fu lasciato nell’ospedale di Nairobi mentre il resto del gruppo prese la via del ritorno. Il fratello Smith e George Nisbet cercarono di entrare a Zanzibar, ma il permesso fu rifiutato; quindi tornarono in Sud Africa. Robert Nisbet si riprese bene e in seguito, nel 1955, divenne il primo sorvegliante di filiale di Maurizio. Suo fratello George, dopo un periodo di servizio missionario in Maurizio, fu rimandato nel Sud Africa e nel 1958 cominciò a prestare servizio nella filiale sudafricana.

Questi pionieri che aprirono il nuovo sentiero dell’“Africa nera” ebbero davvero grande fede da affrontare tutte le difficoltà e i pericoli che tale attività comportava. Dei sei pionieri, quattro ebbero prolungati ricoveri in ospedale, in seguito a febbre perniciosa, malaria e febbre tifoidea. Grazie ai loro sforzi fu distribuita un’enorme quantità di letteratura, ponendo il fondamento per l’opera di edificazione spirituale che negli anni cinquanta dovevano iniziare i diplomati della Scuola di Galaad.

ULTERIORE PROGRESSO NELLA RHODESIA MERIDIONALE

Nella Rhodesia Meridionale (ora Rhodesia) l’ultima visita era stata fatta nel 1929 da una sola pioniera, la sorella Adshade, che aveva incontrato da parte delle autorità molti ostacoli. La visita successiva fu fatta nel maggio 1932 da pionieri venuti dal Sud Africa. Questo fu un gruppo di quattro pionieri in due auto, il fratello Piet de Jager e sua moglie, e i fratelli Robert Nisbet e Ronald Snashall. Il gruppo arrivò al confine un sabato pomeriggio, quando gli agenti stavano facendo una partita a tennis. I fratelli dichiararono che rappresentavano l’Associazione Internazionale degli Studenti Biblici, e gli agenti, forse ansiosi di tornare alla loro partita, non fecero ulteriori domande; quindi, non si resero conto che stavano permettendo di entrare nel paese a rappresentanti della vera Società Torre di Guardia. Ma presto venne il bello. Dopo solo alcuni giorni di lavoro a Bulawayo, i pionieri furono convocati nella sede del C.I.D. (Dipartimento di Investigazione Criminale) e nel posto di polizia e dovettero fare lunghe dichiarazioni scritte.

Diversi giorni dopo, per ordine del governatore, fu detto ai fratelli di partire entro quarantott’ore, e non fu concesso nessun appello. Essi consultarono un uomo amichevole che aveva esperienza legale e, dietro suo consiglio, insisterono che volevano fare appello, rifiutandosi di andar via finché non fosse presa una decisione. Essi presentarono il loro appello al capo del C.I.D. affinché venisse trasmesso al governatore. Proprio il giorno dopo in Inghilterra e in Sud Africa i giornali stamparono la notizia dell’avvenimento. Il Cape Times del 30 maggio 1932 disse: “BULAWAYO, sabato. Quattro visitatori europei provenienti dall’Unione, che arrivarono qui tre settimane fa con l’intenzione di compiervi opera missionaria, hanno ricevuto l’ordine di lasciare la colonia entro lunedì prossimo, essendo ritenuti dalle autorità ‘abitanti o visitatori indesiderabili’.

“Le autorità, si afferma, disapprovano le dottrine che, come esse credono, i missionari intendono propagare”.

Intanto, i fratelli si erano messi in contatto con la filiale di Londra, e di lì la Società mandò un cablogramma all’alto commissario della Rhodesia Meridionale. Come risultato, la decisione fu modificata e al gruppo fu permesso di restare per sei mesi, purché non lavorassero tra gli Africani. Questa era ora la terza volta che si dava alla popolazione europea della Rhodesia Meridionale un’eccellente testimonianza. Benché non ci sia nessuna registrazione di qualche notevole interesse suscitato in quell’occasione, a quasi tutti i governanti di questo paese furono date una testimonianza personale e copie del libro Rivendicazione e dell’opuscolo Il Regno, la speranza del mondo.

Durante la loro permanenza, il fratello P. de Jager fece una visita speciale al sig. Moffat, primo ministro della Rhodesia, nel suo podere. Apparentemente, ebbero una conversazione molto amichevole. Come risultato, il fratello De Jager scrisse lettere alle autorità, chiedendo il permesso di mandare rappresentanti europei così che l’opera della Società Torre di Guardia venisse tra gli Africani sotto la giusta soprintendenza. Egli fece questo nell’ottobre del 1932. Già la sede filiale di Città del Capo aveva mandato per questo scopo una lettera al segretario coloniale del governo della Rhodesia Meridionale, in data 14 settembre 1932. Tuttavia, questo sforzo combinato da parte della filiale di Città del Capo e del fratello De Jager fallì. Sembra che le autorità rhodesiane, incitate dal clero locale, avessero chiuso in Rhodesia la porta ai testimoni di Geova.

La filiale di Città del Capo non se la diede per vinta, e nell’ottobre del 1932 scrisse al segretario coloniale della Rhodesia un’altra lunga lettera, presentando il caso molto vigorosamente. La risposta giunse celermente e senza circonlocuzioni: “Il Governo non è in grado di riconsiderare la decisione che vi ha in precedenza trasmessa, nella quale certi rappresentanti della vostra società eran dichiarati immigranti proibiti in questa Colonia”. Un altro tentativo ancora, una lettera indirizzata al ministro degli affari interni della Rhodesia, un anno dopo, nel novembre del 1933, ebbe la stessa risposta.

La filiale di Città del Capo non pose fine ai suoi sforzi, e ogni anno per vari anni scrisse una lunga lettera alle autorità di Salisbury sollecitando il permesso di mandare speciali rappresentanti della Società per organizzare e dirigere l’opera del Regno. Il governo, a sua volta, rispose regolarmente rifiutando il permesso. Il fatto che le autorità del Niassa dessero nel 1924 il permesso di aprire un deposito e di farvi organizzare l’opera da un fratello europeo, e che una disposizione simile fosse presa nel 1936 nella Rhodesia Settentrionale, diede alla sede filiale di Città del Capo l’occasione di valersi di nuove opportunità. Nel 1938 si fecero apparentemente due domande e in risposta alla seconda, una lettera del segretario degli affari nativi in data 16 novembre 1938 diceva: “Ho l’istruzione d’informarvi che il Governo non è disposto a riconoscere la Società finché non abbia avuto altro tempo per osservare l’effetto del riconoscimento nella Rhodesia Settentrionale e nel Niassa. E inoltre che è improbabile che il Governo acconsenta di concedere alla Società il riconoscimento finché la sua letteratura non sia meno inadeguata ai Nativi di questa Colonia”.

Comunque, gli sforzi per promuovere l’opera del Regno nella Rhodesia Meridionale assunsero altre forme oltre il regolare scambio di corrispondenza tra la filiale di Città del Capo e il governo della Rhodesia Meridionale. Il 25 ottobre 1935, il Southern Rhodesia Government Gazette pubblicò il testo di due proposte di legge formulate per controllare l’opera di predicazione. A una si faceva riferimento come alla “Legge sui predicatori nativi, 1936”, con lo scopo di controllare fra i nativi i movimenti religiosi per mezzo dell’emissione di certificati ai predicatori e agli insegnanti nativi. Dopo molte discussioni e dibattiti questa proposta di legge non fu approvata. Un’altra proposta di legge, a cui si fece riferimento come alla “Legge sulla sedizione, 1936”, aveva lo scopo di sopprimere espressioni, giornali, libri, illustrazioni e dischi di grammofono sediziosi. Le successive discussioni e dibattiti mostrarono molto chiaramente che questa proposta di legge era diretta in particolare contro l’opera della Società. Poiché questa Proposta di Legge sulla Sedizione, prima che fosse approvata, era molto ovviamente una nuova arma forgiata contro l’opera del Regno, attirò l’attenzione avversa della sede di Brooklyn della Società. Lo stesso presidente Rutherford scrisse una lettera al primo ministro della Rhodesia Meridionale e a tutti i membri dell’assemblea legislativa avvertendoli del pericoloso corso che seguivano. La filiale di Città del Capo stampò 25.000 copie di questa lettera e queste furono mandate a ogni Europeo il cui nome era nella guida postale della Rhodesia Meridionale.

Ma, nonostante ciò, la Proposta di Legge sulla Sedizione fu approvata e molto presto quattordici pubblicazioni della Società furono dichiarate sediziose (sette libri e sette opuscoli). Come caso per creare un precedente legale, copie ne furono immediatamente inviate per posta a un fratello africano, al fratello Kabungo, che in quel tempo visitava le congregazioni della Rhodesia Meridionale. Arrivate a Bulawayo, queste furono confiscate dagli agenti della dogana, e la Società rispose facendo domanda per ottenerne il rilascio. Il caso fu dibattuto dinanzi all’Alta Corte della Rhodesia Meridionale nel maggio del 1937. L’avvocato della Società, il sig. Beadle (in seguito, giudice che presiedeva una corte in Rhodesia), aveva fatto un attento studio della letteratura. Conversando con il fratello George Phillips, sorvegliante di filiale del Sud Africa, per due giorni prima che cominciasse la causa, mostrò di conoscerne bene il contenuto. Per diversi giorni furono pienamente discussi in tribunale i pregi dei libri. Il fratello Phillips, venuto da Città del Capo, ebbe l’insolita e interessante esperienza di sedere in corte accanto al legale e di aiutarlo a trovare le scritture attinenti e dare corrette spiegazioni di brani delle pubblicazioni che si discutevano. Dopo l’udienza, il giudice, presidente della corte J. Hudson, annunciò che prima di emanare la sua decisione avrebbe letto i libri. La sua decisione fu emessa il 23 settembre 1937. Il giudice considerò il pro e il contro della difesa, quindi riassunse la sua opinione dicendo: “Si possono tutte caratterizzare come pubblicazioni scritte in buona fede con l’intento di richiamare l’attenzione sul rimedio dei fondamentali difetti dell’organizzazione e dell’amministrazione di tutti i governi terrestri. . . . Quindi la mia opinione è che nessuna delle pubblicazioni è sediziosa”.

Questa fu per la Società una vittoria importante. Comunque, la risposta del governo fu quella di ricorrere in appello. Questo si dibatté dinanzi alla Divisione d’Appello della Corte Suprema dell’Unione del Sud Africa il 15 marzo 1938. Il giudizio fu pronunciato il 22 marzo 1938 dal giudice N. J. de Wet, e questo confermò la decisione della Corte della Rhodesia Meridionale. A questa causa fu fatta molta pubblicità dai giornali della Rhodesia e del Sud Africa. Infatti, il Chronicle di Bulawayo citò l’opinione della corte per esteso. In questo modo fu data un’eccellente testimonianza e le pubblicazioni della Società si poterono distribuire liberamente.

Tra i fratelli l’opera cresceva bene. Nel 1938 il numero dei proclamatori del Regno era salito a 321, e nel campo si usavano 20 fonografi. Il numero delle organizzazioni di gruppo, o congregazioni, era allora 34.

All’inizio del 1938 la Società fece domanda per ottenere il permesso di mandare di nuovo due rappresentanti europei a lavorare e incoraggiare il campo europeo e questo fu concesso, “purché ciascuno, prima dell’arrivo o al momento dell’arrivo, dia una dichiarazione scritta con la quale si impegni a non distribuire nessuna letteratura o a non tenere adunanze pubbliche o a non fare nessuna propaganda tra la popolazione nativa della Rhodesia Meridionale”. Così, sebbene l’esito della battaglia si volgesse a favore della Società, non era affatto terminata.

I due pionieri inviati dalla Società nel 1938 furono Robert Nisbet e Jim Kennedy, un Sudafricano che era abbastanza nuovo nel servizio di pioniere. Al posto di confine di Beitbridge furono fermati dalle autorità, furono interrogati e infine fu loro concesso di entrare nel paese per sei mesi. Essi fecero un ottimo lavoro fra gli Europei e ovunque andassero lasciavano molta letteratura. In un luogo, una zona di miniere d’oro, distribuirono quasi 200 libri in un solo giorno. La polizia, naturalmente, li osservava ed essi dovevano presentarsi di continuo al posto di polizia locale. Quasi in ogni luogo sembrava che le persone ne avessero sentito parlare e fossero in attesa della loro visita. Maggiormente gli agricoltori erano amichevoli e ospitali, ma, in alcune occasioni, quando udivano il nome “Torre di Guardia” era come essere caricati da un toro infuriato.

A Bulawayo essi incontrarono un certo fratello McGregor, che era stato nella verità in Scozia ma si era spiritualmente raffreddato. Egli fu molto incoraggiato dai pionieri e dopo qualche tempo riprese di nuovo l’opera. I pionieri trovarono anche la famiglia Gunn con cui circa dodici anni prima si erano messi in contatto George Phillips e Henry Myrdal. Essi pure erano inattivi, ma furono spiritualmente ravvivati dai due pionieri. Così, nel 1938, poterono organizzare un gruppo a Bulawayo. Fu il primo gruppo di studio europeo nella Rhodesia Meridionale, con circa diciassette persone che mostravano interesse. A suo tempo, il fratello McGregor agì come rappresentante della Società in Rhodesia e fece molto lavoro utile raccogliendo i rapporti e badando in quel paese agli interessi del Regno.

AFFRONTATE LE DIFFICOLTÀ NELLA RHODESIA SETTENTRIONALE

Nella Rhodesia Meridionale i Testimoni stavano vincendo la battaglia. Ma come andavano le cose nel vicino paese della Rhodesia Settentrionale (Zambia), dove, nel passato 1925, Mwana Lesa aveva causato tante difficoltà?

Gli anni che seguirono l’episodio di Mwana Lesa furono difficili. Gruppi di persone interessate si trovavano nella maggioranza dei principali centri lungo la linea ferroviaria. La linea era stata costruita da Livingstone, sul confine meridionale, fino alla Zona del Rame e al confine del Congo adiacente alla Zona del Rame. Questi gruppi furono formati di mezzo a persone che avevano tenuto qualche corrispondenza con l’ufficio di Brooklyn (New York) della Società o con l’ufficio di Città del Capo. Le comunicazioni si erano limitate a ordinazioni di letteratura e offerte. L’incaricato della corrispondenza fu riconosciuto come il conduttore del gruppo e gli associati del gruppo lo riconoscevano come tale.

A causa delle continue vessazioni delle autorità secolari e della mancanza di guida circa l’organizzazione, la maggioranza delle adunanze erano limitate a piccoli gruppi nelle case. Ciò nonostante, cristiani sinceramente devoti facevano con il limitato materiale disponibile un serio studio della Parola di Dio.

Un giovane in cerca di guida fu Thomson Kangalé. Nel 1931, dopo la chiusura della Miniera Bwana Mkumwa a causa della depressione mondiale, Thomson, che aveva poco più di vent’anni, si trovò in cerca di lavoro. Egli cercò e trovò un nuovo lavoro presso la Miniera Nkana di Kitwe. Presto fu incaricato di dirigere due squadre di calcio dei lavoratori delle miniere. Nel suo alloggio era con lui un ragazzo che giocava da portiere. Una domenica, questo ragazzo si trovò per caso alla locale adunanza dei testimoni di Geova e tornò con un’edizione tascabile di un volume degli Studi sulle Scritture. Stimolato dalla determinazione di questo ragazzo di capire il contenuto del libro, Thomson decise di andare a queste adunanze e di vedere da sé. All’adunanza a cui assisté, si diede speciale enfasi all’uso de L’Arpa di Dio, e Thomson se ne procurò una copia. Egli narra che divorò il contenuto del suo nuovo libro, e presto “rinunciai a tutti i miei sentimenti per fare di cuore l’opera di Dio”, divenendo lo stesso anno idoneo come candidato per il battesimo in acqua. Il fratello Thomson Kangalé intraprese il servizio di pioniere il 13 ottobre 1937 e ha prestato servizio come servitore per i fratelli e servitore di distretto (sorveglianti di circoscrizione e di distretto), portando la buona notizia in zone del Tanganica e dell’Uganda nelle assegnazioni ricevute dalla sede filiale della Rhodesia Settentrionale.

Comunque, ripensando ai pochi anni prima che il fratello Kangalé venisse in contatto con la verità, vediamo che l’opera di predicazione nella Rhodesia Settentrionale era grandemente contrastata. Tutti gli sforzi fatti dalla Società dal 1927 al 1934 per mandare rappresentanti europei a soprintendere su base permanente all’opera nella Rhodesia Settentrionale furono respinti o ignorati. Le due ultime domande fatte in quel periodo furono una del 12 ottobre 1932 e l’altra del 20 settembre 1934, e di quest’ultima si ebbe notifica che era stata ricevuta ma nessuna risposta che fosse stata considerata. Avvenimenti successivi provarono che si stava preparando un complotto per sopprimere interamente l’opera.

In questo tempo alcune pubblicazioni della Società come L’Arpa di Dio e vari opuscoli erano stati tradotti e pubblicati in cinyanja. L’Arpa di Dio era il libro di testo che gli interessati africani usavano nei loro studi. Un racconto incompleto dell’Annuario del 1935 dei Testimoni di Geova mostrò che nel 1934 un pugno di proclamatori delle due Rhodesie distribuirono 11.759 pezzi di letteratura. Questa attività suscitò l’ira dei falsi religionisti e degli elementi politici, che accusarono i rappresentanti della Società delle credenze e delle violazioni dei membri di movimenti indigeni, e che tramarono di fare il male per mezzo della legge. — Sal. 94:20.

‘PROGETTANO AFFANNO MEDIANTE DECRETO’

Questo male fu progettato per mezzo di un emendamento del Codice Penale della Rhodesia Settentrionale proposto il 3 maggio 1935 dal procuratore generale Fitzgerald, accanito cattolico romano. Questa legge divenne nota come Ordinanza 10 del 1935. Era ovvio che mirava alla letteratura della Società Torre di Guardia. Il sig. Fitzgerald disse: “Essa rende reato vendere o distribuire giornali sediziosi; inoltre dà a certi funzionari il potere di ispezionare pacchi alla posta per vedere se contengono materiale sedizioso; e, infine, un paragrafo molto importante, dà al governatore il potere di proibire mediante proclama l’importazione nel territorio di qualsiasi giornale, libro o documento”. Aggiunse anche che agivano per consiglio di altri, senza dubbio di quella conferenza missionaria tenuta a Victoria Falls! Alcuni membri del Consiglio amanti della libertà si opposero a questa proposta di legge. Ciò nonostante, la proposta di legge fu approvata e risultò uno strumento utile nelle mani dei nemici così che l’improvviso scoppio dell’insurrezione del 1935 nella Zona del Rame diede loro esattamente ciò che aspettavano per attaccare i testimoni di Geova.

Fin dall’inizio fu evidente che i nemici dei testimoni di Geova eran decisi a farne i “capri espiatori”. Al tempo delle insurrezioni in entrambe le Rhodesie c’erano solo 350 testimoni di Geova. Nello sforzo di portare l’opera nella Rhodesia Settentrionale in armonia con il modo in cui si faceva in altri paesi, dal 10 al 12 maggio i Testimoni africani avevano tenuto a Lusaka un’assemblea non ufficiale per considerare l’opera di predicazione e la necessità di vita cristiana pura. Indubbiamente pensando che l’adunanza di Lusaka avesse qualche relazione con i tumulti della Zona del Rame della fine di maggio, il C.I.D. (Dipartimento di Investigazione Criminale) fece incursioni contro i testimoni di Geova nelle intere Rhodesie Settentrionale e Meridionale. Il 5 giugno sei testimoni di Geova furono arrestati a Luanshya e furono tenuti in prigione tre giorni, dopo i quali furono rilasciati senza registrare contro di loro nessuna accusa. A Ndola un dipendente dell’ospedale governativo perse il lavoro perché era testimone di Geova. In tutto il paese fu riservato ai testimoni di Geova lo stesso trattamento per istigazione dei funzionari governativi. In una lettera indirizzata in data 1° luglio 1935 al segretario principale del governo della Rhodesia Settentrionale, il sorvegliante di filiale di Città del Capo difese i testimoni di Geova contro tutte queste false accuse e gli chiese di fare i passi necessari per porre fine alla persecuzione dei testimoni di Geova.

Le prove raccolte dalla Commissione d’Inchiesta sui disturbi e pubblicate in due volumi mostrarono che nell’insurrezione non fu implicato nemmeno un solo testimone di Geova. Al contrario, si narra che il sig. J. L. Keith, commissario distrettuale di Ndola, dichiarò: “I Testimoni di Geova e la stessa Torre di Guardia come organizzazione non presero nessuna parte allo sciopero”.

Le prove fornite dimostrarono chiaramente che gli Awemba, che erano prevalentemente cattolici e assai contrari ai testimoni di Geova, erano stati i promotori delle agitazioni e che le cause principali erano state l’aumento dei tributi e la maniera in cui era stato introdotto. L’amministratore della miniera di rame Roan Antelope (Luanshya) disse: “Ogni volta che chiedevamo a qualcuno la causa dei tumulti sembrava che la risposta fosse costantemente l’aumento della tassa”.

Proprio prima dell’udienza della Commissione, che cominciò l’8 luglio 1935, la filiale di Città del Capo della Società Torre di Guardia ricevette una risposta alle sue continue richieste del permesso di mandare nella Rhodesia Settentrionale un rappresentante europeo. Una lettera inviata dal governo della Rhodesia Settentrionale, in data 24 giugno 1935, dichiarò: “Il Governo . . . non farà ora nessuna obiezione ad alcuna azione che possa condurre a una migliore soprintendenza e controllo dei vostri seguaci in questo paese”. Si decise di mandare Piet de Jager, ma il governo della Rhodesia Settentrionale fece a ciò obiezione, affermando che desiderava “qualche membro più anziano del personale della Società”. Quando fu loro assicurato che egli veniva mandato solo per investigare e fare un rapporto e che infine l’incarico sarebbe stato assunto da un uomo di origine britannica, essi acconsentirono. Ma siccome la Società Torre di Guardia e i testimoni di Geova erano stati portati dinanzi alla Commissione d’Inchiesta con false accuse e il Governo aveva sottoposto una quantità di “brani” specialmente scelti da certe nostre pubblicazioni per determinare il “carattere sovversivo”, si decise di mandare in tempo il fratello De Jager perché fornisse le prove a favore della Società. Egli diede un’eccellente testimonianza spiegando tutti quei cosiddetti “brani” sovversivi, che anche il sig. J. L. Keith, funzionario governativo, ammise non erano più sovversivi dei brani della Bibbia.

Le conclusioni della Commissione furono pubblicate il 2 ottobre 1935. Riassumendo, disse: “La Commissione riscontra che l’immediata causa impellente del tumulto di Mufulira fu l’improvvisa sgridata della polizia della miniera la sera che la tassa fu aumentata intorno a 15 scellini; e che fu il falso annuncio del successo dello sciopero di Mufulira, insieme alla sfida ai nativi di mostrar di non essere vecchie donnicciuole, ad essere l’immediata causa impellente dei tumulti di Nkana e Luanshya”. Ma i nemici dei testimoni di Geova gongolarono alla successiva dichiarazione circa la Società Torre di Guardia: “La Commissione riscontra che l’insegnamento della letteratura della Torre di Guardia suscita disprezzo per l’autorità civile e spirituale, specialmente per l’autorità nativa; che è un movimento pericolosamente sovversivo; e che è un’importante causa che ha predisposto ai recenti tumulti”.

Questo era proprio ciò che volevano, così il 4 ottobre 1935 il governatore, Hubert Young, si servì dei poteri conferitigli dall’Ordinanza 10 del 1935 e mise al bando l’intero elenco dei nostri libri, compresa L’Arpa di Dio, unico libro in cinyanja estesamente usato dai nativi, e un altro che non si stampava da dieci anni! Alla fine erano al bando tutti gli opuscoli eccetto due, scritti da J. F. Rutherford.

Nella stampa pubblica si fece molta pubblicità al rapporto della Commissione e al successivo bando della nostra letteratura. Per lo più essa era preconcetta e avversa, ma la filiale di Città del Capo difese in ogni caso la verità. Un’eccellente testimonianza fu data il 16 ottobre 1935 per mezzo di un’edizione speciale del Northern Rhodesia Advertiser di Ndola, che pubblicò le prove della Società fornite alla Commissione, le dichiarazioni scritte e la corrispondenza per esteso. In questa edizione il redattore rivolse un invito al popolo di venire a vedere nel suo ufficio i libri messi al bando. “Nel nostro ufficio ne abbiamo tutta la serie per la consultazione. Chiunque desidera consultarli li può vedere qui. . . . Non abbiate timore; venite a vedere ciò di cui tutti parlano e formatevi la vostra opinione”. Appena fu pubblicato il rapporto della Commissione, copie degli opuscoli Governo e Intolleranza, con una lettera di spiegazione, si fecero pervenire nelle mani di ogni Europeo nella Rhodesia Settentrionale.

CONSEGUITO QUALCHE SUCCESSO

Il Northern Rhodesia Advertiser, attirando l’attenzione su alcune incoerenze nell’amministrazione della Rhodesia Settentrionale, disse: “Sia che siamo d’accordo con i Testimoni di Geova o no, è chiaro che nell’amministrazione di questo paese c’è qualche cosa di radicalmente errato se il Governatore del Niassa nel 1933 accolse queste persone, mentre come Governatore della Rhodesia Settentrionale egli (lo stesso uomo) li permette dopo molta esitazione. Quindi, dopo due mesi li invita a lasciare il paese senza nessuna ragione valida di alcun genere, e questo mentre pratiche illegali da parte dei nativi della cosiddetta ‘Torre di Guardia indigena’ eran dovute al fatto che il Governo non li aveva permessi prima nel territorio”.

Il redattore del giornale si riferiva al fatto che la Società era stata invitata dal governo della Rhodesia Settentrionale a richiamare il fratello De Jager dopo due mesi “poiché una formale protesta è stata fatta dai residenti europei di Ndola contro la sua presenza qui, e pare che le sue attività abbiano un effetto perturbatore”. Rispondendo a ciò, la filiale di Città del Capo mostrò che il governo della Rhodesia Settentrionale aveva concesso il permesso di mandare un rappresentante europeo “dopo matura considerazione dell’intera situazione”, e che la missione del fratello De Jager presso la Rhodesia Settentrionale era solo un passo preliminare per stabilirvi sull’opera un controllo permanente. Quindi si propose che la Società mandasse un rappresentante europeo, Llewelyn Phillips, a cui desiderarono far assumere il controllo permanente dell’opera e aprire immediatamente un deposito a Lusaka, che in quel tempo era la nuova capitale della Rhodesia Settentrionale. Essi ricevettero una lettera in cui si affermava “che la cosa viene presa in considerazione e a suo tempo vi sarà comunicata la decisione”. Questo soggetto fu di nuovo trattato dal sorvegliante di filiale in una lettera in data 25 novembre 1935 al segretario di stato della Rhodesia Settentrionale “per chiedere se posso completare le mie disposizioni per mandare il sig. L. V. Phillips ad agire come nostro rappresentante in codesto paese”. La risposta: “È improbabile che riceva per qualche tempo una risposta definitiva”.

Nel frattempo il fratello De Jager, intrepido combattente per la verità, continuava a stare a Ndola e, desiderando mettere alla prova la validità della legge che proscriveva la nostra letteratura, il 21 ottobre 1935 offrì copie di due di questi libri al redattore del giornale locale, e, secondo il proclama, fu conseguentemente accusato, condannato e sottoposto dal magistrato di Ndola a pagare un’ammenda di 2 sterline. Fu fatto appello all’Alta Corte della Rhodesia Settentrionale.

Mentre si attendeva che si dibattesse questo appello, la questione dei testimoni di Geova e della Torre di Guardia fu suscitata alla Camera dei Comuni d’Inghilterra, quando il sig. Thurtle chiese “l’assicurazione che i Testimoni [di] Geova e gli aderenti al movimento Torre di Guardia abbiano nella Rhodesia Settentrionale un trattamento equo”. Il sig. J. H. Thomas, segretario di stato per le Colonie “dichiarò che si stava consultando con il governatore della Rhodesia Settentrionale sulla norma da seguire”.

La sede filiale di Città del Capo agì immediatamente mandando al segretario di stato per le Colonie il cablogramma che segue: “Chiediamo rispettosamente opportunità di presentare descrizione nostra opera Rhodesia Settentrionale prima che ella decida norma futura. Segue lettera via aerea”. Quello stesso giorno gli fu inviata una lunga lettera che conteneva particolareggiate spiegazioni sul complotto per sopprimere nella Rhodesia Settentrionale la nostra opera, a cominciare dalle conferenze missionarie, e trattava l’episodio di Mwana Lesa, i tumulti della Zona del Rame, e che narrava la lotta per stabilire un rappresentante europeo allo scopo di dirigere l’opera e aiutare gli Africani sinceri. Essa parlava anche della persecuzione che dovevano subire i Testimoni africani. Quindi c’era l’appello: “Sir, la invito a fare i passi per porre fine all’ingiusta discriminazione che si opera nella Rhodesia Settentrionale contro i testimoni di Geova; a togliere la proibizione sulla letteratura, e a fare in modo che i nostri sinceri aderenti possano esercitare i loro diritti d’origine divina di adorare Geova Dio secondo i dettami della loro propria coscienza, senza impedimento”.

Questo ebbe i risultati desiderati, perché nel marzo 1936 il sorvegliante di filiale di Città del Capo ricevette una lettera dal segretariato della Rhodesia Settentrionale. Il segretario principale scrisse: “Ho ricevuto istruzione di . . . invitarla a mandare il sig. L. V. Phillips come suo rappresentante in luogo del sig. P. J. de Jager, per stabilire un deposito a Lusaka. . . . Inoltre a riferirmi alla sua lettera indirizzata in data 11 dicembre al segretario di stato delle Colonie e a dire che il segretario di stato ha attentamente considerato le questioni ivi sollevate. Sua eccellenza il governatore ha già raccomandato di ammettere nella Rhodesia Settentrionale un rappresentante europeo e il segretario di stato ha ora approvato la proposta”. Quale vittoria dopo una lunga battaglia!

CONTINUA UN’ALTRA BATTAGLIA

Ma la lotta per la libertà di adorazione era lungi dall’essere terminata, poiché la nostra letteratura era ancora proibita e la causa d’appello doveva essere dibattuta. La causa fu discussa dinanzi all’Alta Corte il 20 maggio 1936, e il giudizio fu emesso il 18 giugno. Essa respinse l’appello. Il fratello De Jager fece immediatamente domanda per ottenere il permesso di appellarsi al Consiglio Privato. Il 15 settembre 1936, l’Alta Corte della Rhodesia rifiutò il permesso d’appello. Tuttavia, in questa lotta per la libertà di adorazione la Società non lasciò nulla di intentato. Si ottenne l’aiuto di un avvocato di Londra, perché lavorasse con il legale della Società della Rhodesia Settentrionale in maniera da portare la causa dinanzi al Consiglio Privato. Comunque, il risultato finale fu che il comitato giudiziario del Consiglio Privato di Londra si rifiutò d’esaminare il caso.

Nel gennaio 1936, copie di una lettera speciale del presidente della Società, J. F. Rutherford, indirizzata ai membri dell’Assemblea Legislativa della Rhodesia Meridionale furono pure mandate ai membri del Consiglio Legislativo, al governatore e alla Stampa della Rhodesia Settentrionale.

Nel 1936 i testimoni di Geova dell’Unione Sudafricana furono anche molto attivi nella distribuzione di 50.000 copie de L’Età d’Oro N° 425, e 20.000 copie di una speciale pubblicazione contenente le stesse informazioni furono distribuite nelle Rhodesie. Qui erano esposti i fatti che stabilivano l’innocenza dei testimoni di Geova della Rhodesia Settentrionale, inclusa una lettera molto vigorosa del fratello Rutherford, presidente della Società, inviata ad Alison Russell, presidente della Commissione d’Inchiesta, dopo che questa aveva pubblicato il suo rapporto. Così il pubblico fu pienamente informato sulle trame dei nemici della verità che miravano a sopprimerla.

INTRAPRESO UN ALTRO COMPITO

A lungo andare gli sforzi della Società per avere un deposito nella Rhodesia Settentrionale furono coronati dal successo! Il deposito fu aperto il 16 luglio 1936 a Lusaka, proprio di fronte al posto di polizia, con Llewelyn Phillips nominato come servitore di deposito. Ma rimaneva un compito enorme. Si trattava di purificare l’organizzazione di tutti gli elementi indesiderabili dovuti all’influenza dei “Movimenti Torre di Guardia” indigeni e alla mancanza di soprintendenza, di educare i sinceri nella sana dottrina della Bibbia e di organizzare l’opera su una base corretta.

La prima cosa che il fratello Llewelyn Phillips fece fu quella di visitare molti centri principali. Per disposizione dei funzionari governativi, egli vi incontrò molti che pretendevano d’essere associati alla Società Torre di Guardia. Che cosa scoprì? Egli ci narra: “Fu molto chiaro che in grande maggioranza erano come il popolo di Ninive al giorno di Giona che ‘non conosceva affatto la differenza fra la destra e la sinistra’. Molti erano sinceri; alcuni più orgogliosi pensavano che la Società offrisse una misura di autonomia non uguagliata da nessun’altra organizzazione religiosa. Alcuni, come disse Giuda, erano ‘uomini empi, che mutavano l’immeritata benignità del nostro Signore in una scusa per condotta dissoluta’ (come quella di avere mogli della comunità che essi chiamavano ‘il battesimo del fuoco’!)”.

A parte la confusione causata dai “Movimenti Torre di Guardia” indigeni, c’era il problema della mancanza di letteratura a causa del bando e dell’analfabetismo tra la maggioranza dei fratelli. C’erano molte usanze tribali non scritturali. Per esempio, alle adunanze le donne sedevano separatamente dagli uomini. Inoltre, l’Africano considera la moglie come la madre dei suoi figli, la cuoca, l’ortolana, la portatrice di carichi e quella che in parte gli costruisce la casa. Di rado, se mai, essa è considerata come una vera compagna o come un “suo complemento”. — Gen. 2:18.

Per giunta la maggioranza dei fratelli avevano difficoltà a mettere le verità che imparavano in relazione con la vita di tutti i giorni. I fratelli avevano letto la nostra letteratura e sapevano che il Regno fu istituito nei cieli nel 1914. Ma se si chiedeva quanti anni fa era avvenuto questo, non ne avevano nessuna idea. Molti sapevano che i governi del mondo erano sotto il controllo di Satana, ma non capivano la loro propria relazione con quei governi. A causa dell’isolamento nei piccoli villaggi delle zone selvagge e del poco o nessun contatto con il mondo esterno, molte cose delle pubblicazioni della Società erano al di là della loro comprensione. Per esempio, il solo contatto che molti abitanti dei villaggi avevano con il governo era quello tramite il locale commissario distrettuale e la loro propria corte nativa. L’unico contatto che l’Africano aveva con la religione poteva essere quello con la scuola di una missione locale e tutto ciò che sapeva degli affari, indipendentemente dai suoi propri baratti, era lo scambio nel negozio locale. Così quando nelle pubblicazioni della Società si parlava di religione, politica e commercio come delle forze del mondo, ciò che veniva alla mente di questi fratelli erano la scuola della missione locale, il commissario distrettuale e il negozio dove avveniva lo scambio della merce.

Si doveva fare una nuova valutazione del numero dei veri proclamatori del Regno, perché molti, per quanto assai volenterosi, non erano scritturalmente idonei per partecipare all’opera a motivo della loro mancanza d’intendimento e del loro modo di vivere. Il primo rapporto completo di un anno di servizio sotto la disposizione del deposito rivelò che c’era una media mensile di 756 proclamatori, con un massimo di 1.081, durante il 1937. Questi fratelli furono visitati da pionieri che agirono da sorveglianti regionali e che avevano prima ricevuto addestramento al deposito, con particolareggiate istruzioni sulle dottrine, sulla morale e sull’organizzazione.

Questi fratelli che facevano le visite avevano bisogno di vero amore verso Geova per attenersi alla loro assegnazione, poiché dovevano sopportare molte difficoltà. Alcuni villaggi erano situati a una distanza fino a 1.600 chilometri dalla linea ferroviaria, giacché c’era una sola linea ferroviaria che attraversava il paese, senza nessuna diramazione eccetto quella per la Zona del Rame. Per la maggior parte del tempo questi fratelli dovevano viaggiare in bicicletta o camminare per centinaia di chilometri attraverso un paese arido, caldo e pericoloso per raggiungere gli sparsi gruppi di interessati. Per di più, avevano bisogno di tanta pazienza e amore per avviare le congregazioni nuove. A volte dovevano stare con una congregazione nuova almeno due mesi prima che si potesse avere alcunché di simile a un’organizzazione. Dovevano combattere la tendenza che c’era fra alcuni d’essere un “capo” nell’organizzazione, la quale li rendeva esitanti ad accettare la disposizione della Società. Ma le loro dure fatiche furono benedette, poiché nel 1939 il numero medio dei proclamatori era aumentato a 1.191, con 7 pionieri, e nel 1940 un nuovo massimo di 2.378, con 88 congregazioni attive.

UNA PIÙ FORTE ORGANIZZAZIONE IN SUD AFRICA

Mentre nei territori settentrionali si faceva questa battaglia, laggiù a Johannesburg i fratelli africani vincevano in proporzioni assai più piccole la battaglia contro i cattivi elementi del “Movimento Torre di Guardia” di lì.

Cambiamenti erano anche avvenuti nella filiale di Città del Capo. Nel marzo del 1933 la Società dispose di trasferire la sede filiale del Sud Africa in locali più grandi di Città del Capo. Questi consisterono di due stanze per l’ufficio al sesto piano di un grande isolato adibito a uffici, in No. 623 Boston House, e di un grande seminterrato di un isolato vicino, in Progress Chambers, Progress Lane, che fu usato per la piccola macchina da stampa, il deposito e la spedizione della letteratura. La piccola quantità di stampa che si faceva in quel tempo era compiuta dal fratello Phillips e anche da un fratello locale di Città del Capo. Questi nuovi locali erano più centrali e più comodi, e dovevano essere il centro dell’organizzazione teocratica dell’Africa meridionale per quasi vent’anni.

Due anni dopo, nel 1935, un fratello che aveva conoscenza della stampa fu mandato dal fratello Rutherford ad aiutare a fare il lavoro di stampa nella filiale di Città del Capo. Questi fu Andrew Jack, che, oltre a essere un esperto stampatore, era stato nel servizio continuo negli Stati Baltici di Lituania, Lettonia, Estonia. Lì il bando sull’opera fu seguìto dalla sua deportazione e dal suo ritorno in patria nella Scozia. Arrivato nel Sud Africa, Andrew Jack subito dispose di ottenere altri caratteri e altro macchinario per la stampa e dopo non molto tempo il loro piccolo stabilimento con un solo uomo e una sola macchina funzionava a pieno regime. Nell’anno 1937 fu installata la prima macchina da stampa automatica. Essa ha prodotto milioni di foglietti d’invito e moduli negli ultimi trentotto anni e ancora continua a funzionare oggi nella filiale di Elandsfontein (Sud Africa).

SERVIZIO ACUSTICO PRODUTTIVO

Fuori nel campo, si faceva un lavoro enorme con apparecchi fonoriproduttori e potenti discorsi del fratello Rutherford, o in mano ai proclamatori delle congregazioni o su auto acustiche provvedute dalla Società. Per esempio, a Pretoria la congregazione aveva ottenuto il permesso di trasmettere i discorsi ogni domenica sera nella piazza chiamata Church Square, nello stesso centro della città. Dopo qualche tempo furono fatte lamentele al consiglio della città, e i fratelli dovettero togliere l’apparecchio fonoriproduttore dalla piazza. Ma il problema fu subito risolto. Il fratello Smit aveva un amico che abitava in un appartamento sulla piazza e da una finestra aperta dell’appartamento il programma della domenica sera continuò senza ostacolo.

A metà degli anni trenta, una delle auto acustiche della Società era guidata da Robert Nisbet, ed egli la usava estesamente tra gli Africani nel vicino territorio dello Zululand. Questa è un’ampia zona del Natal settentrionale e per molti anni è stata la patria della nazione zulù. Specialmente nelle raffinerie di zucchero e nelle miniere di carbone del Natal settentrionale, gli Africani si radunavano in gran numero per udire la musica e i discorsi che eran trasmessi dall’auto acustica. Questo permise di distribuire notevoli quantità di letteratura. Infatti, in seguito, quando si presentava il libro Ricchezza (inglese) la casa mobile del fratello Nisbet divenne nota come “Imoto Yobucebi” (“L’auto della ricchezza”).

Nel 1935 in tutti i paesi i fratelli si rallegrarono alla nuova luce sul soggetto della “grande folla” di Rivelazione 7, e quelli che non erano degli unti furono pieni di gioia alla prospettiva di vivere per sempre sulla terra nella felicità. Con maggior intendimento della classe delle “altre pecore” e con la maggiore attenzione che da allora in poi si prestò alla “grande folla”, il numero di queste persone ebbe presto incremento. — Giov. 10:16; Riv. 7:9.

Mentre lavorava nella regione mineraria nota come il Reef, la pioniera Iris Tutty ebbe il privilegio di fare servizio con uno dei veicoli acustici, ed ella lo descrive in questo modo: “Questa era una cosa molto pulita, nera e molto lucida e in cima aveva un altoparlante. Da ciascun lato aveva le parole: ‘Messaggio del Regno: Servite Dio e Cristo il Re’, e sullo sportello posteriore uno striscione di lino annunciava l’ultimo discorso di J. F. Rutherford. Questo veicolo divenne molto noto in tutta Johannesburg e nel Reef come il ‘Veicolo della Bibbia’”. Nel Reef varie congregazioni avevano preparato un programma per fare uso di questo veicolo. I fine settimana questo programma era molto pieno, poiché il veicolo era usato per percorrere un’ampia zona, facendo udire le conferenze incise in molti luoghi diversi, compresi orfanotrofi, ospedali, piazze di mercato e i gradini dell’edificio comunale di Johannesburg.

In un’occasione, nell’ultimo luogo menzionato, nel periodo appena prima dell’inizio della seconda guerra mondiale, e quando andava aumentando la tensione politica, si faceva ascoltare la conferenza “Fascismo o libertà”. Quella sera c’era un uditorio particolarmente grande. Mentre il discorso andava avanti, scoppiarono urla e strilli. Furono lanciati ai proclamatori bottiglie e pomodori. La turba stava per assaltare la macchina quando all’improvviso arrivò la polizia. Lanciandosi alla carica con gli sfollagente essi sgombrarono l’intera area, tesero intorno ai fratelli un cordone e quindi li aiutarono a fare bagaglio e a uscire dalla zona pericolosa. I fratelli furono molto grati a Geova della sua protezione.

Senza dubbio le auto acustiche servirono in quei giorni a compiere un’opera meravigliosa, percorrendo tutte le parti del paese e raggiungendo molte persone con i loro potenti altoparlanti. Nel 1937 si usavano di continuo cinque auto acustiche, con due pionieri che viaggiavano in ciascuna vettura. Per di più, c’erano dodici grossi apparecchi fonoriproduttori che funzionavano in varie parti del paese. Fu lo stesso anno che cominciò con vera intensità l’opera coi fonografi portatili dopo uno speciale appello del fratello Rutherford. La filiale di Città del Capo si teneva occupata preparando incisioni in afrikaans, cinyanja, sesotho, xhosa e zulù.

Nel 1938 la Società forniva letteratura in trenta diverse lingue, avendo stabilito congregazioni in ottanta centri. In quel tempo le pubblicazioni principali, come il libro Ricchezza, l’opuscolo Scoperti e altri, erano esplicite contro la Gerarchia Cattolica, e quei capi religiosi si preoccupavano. I loro giornali avvertivano le persone di guardarsi dai volantini e dagli opuscoli del giudice Rutherford, che invadevano il paese. La stampa cattolica diede il suggerimento di negare le sale ai testimoni di Geova per impedire loro di tenervi adunanze pubbliche.

I PIONIERI PERSEVERANO

Nel 1938 in Sud Africa i pionieri raggiunsero il totale di 30, fra i quali, come si è già menzionato, era Iris Tutty di Johannesburg. In un’occasione la sorella Tutty dovette salire una lunga rampa di scale per arrivare a una porta. Appena giunse in cima, la porta fu spalancata da una donna. Con la faccia tutta rossa per l’ira e strillando insulti, essa spinse giù per le scale la sorella Tutty e poi sbatté la porta. Mentre la sorella Tutty si rialzava e raccoglieva le sue cose sparse in giro, le venne da piangere ma decise che la soluzione migliore era la preghiera. Accadde così che proprio alla casa successiva un uomo e sua moglie furono la bontà personificata. Essi diedero alla sorella Tutty una tazza di tè, e dissero d’essere profondamente sorpresi di ciò che era accaduto nella casa della loro vicina, specie per il fatto che la donna era la moglie del loro ministro. Questa risultò una visita molto fruttuosa, e a suo tempo questa coppia divennero battezzati testimoni di Geova.

Insieme ad altri proclamatori, i pionieri riscontrarono che le miniere lungo il Reef erano un campo molto fecondo per la distribuzione di letteratura. Essi stavano in piedi all’uscita del pozzo della miniera e quando i minatori, bianchi e negri, risalivano dopo aver fatto il loro turno, offrivano le pubblicazioni. Gli uomini avevano ancora sul davanti dei loro elmi le lampade accese, ed erano umidi del fango dei passaggi sotterranei. I minatori africani erano molto desiderosi di ottenere letteratura nelle loro proprie lingue e a volte i pionieri avevano una fila di uomini che aspettavano il loro turno. Essi erano ansiosi di ottenere Bibbie o libri da mandare alle proprie case alla famiglia e ai figli. Anni dopo la sorella Tutty ebbe il piacere di trovare a Johannesburg un piccolo gruppo di Africani che la riconobbero. Uno di essi, con un largo sorriso, disse: “Ti ricordi di me? Io comprai la Bibbia, e ora vado all’adunanza biblica”.

AFFRONTATO IL CLERO

Alla fine degli anni trenta il messaggio del Regno cominciò a prendere piede in una comunità molto conservatrice della parte orientale della provincia del Capo. Questa era nei dintorni di King William’s Town, circa sessantatré chilometri a nord di East London. Molti agricoltori e abitanti locali erano discendenti di Tedeschi che vi si erano stabiliti nella metà del diciannovesimo secolo. Come risultato, la religione prevalente in quella zona è luterana, e fu mentre si compiva del lavoro di costruzione alla casa di un ecclesiastico luterano che un certo sig. Kieck ottenne letteratura da un proclamatore del Regno. Al sig. Kieck piacque ciò che lesse e ne ordinò dell’altra, e presto cominciò a diffondere il messaggio fra parenti e amici, la maggioranza dei quali pensava che egli fosse impazzito. Alla fine, diversi suoi parenti cominciarono comunque a interessarsi. Nel 1938 essi predisposero un dibattito pubblico fra tre loro ecclesiastici luterani e il sig. Kieck, con circa un centinaio di membri della chiesa presenti. Durante il dibattito il sig. Kieck mostrò una Bibbia tedesca usata sotto il regime di Hitler in cui mancavano alcuni Salmi e anche altri versetti biblici. Questo mise alquanto in imbarazzo gli ecclesiastici; ma non fu nulla in paragone con ciò che provarono quando si lessero nella Bibbia scritture vigorose. A un certo punto uno dei ministri in effetti gettò sulla tavola le pubblicazioni della Società, dicendo: “Questi maledetti libri!” In seguito a tale episodio, sei membri della chiesa che già erano interessati si convinsero della verità e si schierarono dalla parte di Geova.

Questo ebbe un interessantissimo seguito. Nel 1938 il ministro dell’interno del Sud Africa proibì l’importazione del libro Ricchezza e di diversi opuscoli dicendo che erano “inaccettabili”. Questo fu fatto nonostante che nel marzo del 1938 la più alta corte del Sud Africa, a Bloemfontein, avesse deciso che la letteratura della Società non era sediziosa e non aveva nessun intento sovversivo. È bene tener presente che il libro Ricchezza e altre pubblicazioni mostrano chiaramente la connivenza tra fascismo, nazismo e Chiesa Cattolica. In seguito venne alla luce che certi ecclesiastici luterani erano responsabili d’aver promosso l’azione del governo per proscrivere questa letteratura. Ma subito dopo ciò, questi stessi ecclesiastici furono internati, poiché risultò che durante la seconda guerra mondiale favorivano nel paese il nazismo.

La Società fece appello al ministro dell’interno, protestando contro la decisione di proscrivere le pubblicazioni; ma egli non volle cambiare opinione, dare qualche spiegazione o consentire di ricorrere alla corte. Di conseguenza, la filiale di Città del Capo pubblicò un largo volantino di quattro pagine intitolato “Protesta”. Esso comprendeva le intestazioni a grossi caratteri: “Intolleranza religiosa in Sud Africa, Proscrizione del libro per lo studio biblico ‘Ricchezza’”. Il volantino conteneva la convincente prova che i Tedeschi luterani della provincia orientale del Capo avevano provocato questa proscrizione e che il libro Ricchezza era stato incluso nel giugno 1938 nell’elenco delle riviste proibite di sesso e delinquenza. Il volantino pubblicato in inglese e afrikaans fu estesamente distribuito in tutto il paese, e si ricevettero molte ordinazioni del libro Ricchezza.

INIZIA L’OPERA DI ZONA

Quello stesso anno 1938 fu organizzata l’opera di zona. Secondo questa norma i rappresentanti viaggianti della Società visitavano le congregazioni e i proclamatori isolati, dando loro istruzioni e incoraggiamento.

Uno dei primi servitori di zona del Sud Africa fu Frank Taylor, la cui moglie Christine era arrivata da poco tempo dall’Inghilterra. Christine trovò che lavorare fra gli Africani era un’esperienza strana ma interessante, e il marito dice che non dimenticherà mai la faccia che fece quando diede il suo primo opuscolo a una donna zulù vestita solo d’una filza di grani e una gonna. La donna trasse la contribuzione per l’opuscolo, una moneta chiamata “tickey” (3 pence) dai suoi capelli lanosi!

Subito dopo aver iniziato l’opera di zona, Frank e Christine andarono a East London dove ebbero il felice compito di radunare quel piccolo gruppo di famiglie interessate, i Kieck, gli Horrmann e gli Schanknecht. Essi si erano allontanati dalla Chiesa Luterana Tedesca di King William’s Town. A suo tempo si formò con questi nuovi la congregazione europea di East London, la maggioranza dei quali sono fino a oggi ancora vivi e operosi.

L’OPERA DEL REGNO RICEVE ACCRESCIUTO IMPULSO

Il mese di gennaio del 1939 la filiale del Sud Africa fece un altro passo avanti in quanto fu pubblicata per la prima volta in afrikaans la rivista Consolazione. Piet de Jager, che finora aveva tradotto i libri della Società in afrikaans mentre faceva il pioniere, fu ora chiamato alla Betel per prestare servizio come traduttore afrikaans a tempo pieno.

Questo significò per Andrew Jack più lavoro nel piccolo reparto della stamperia della filiale, poiché il testo doveva comporsi con tipi a mano. Questa fu la prima rivista della Società stampata in Sud Africa. Finora non era stata prodotta nessuna rivista nelle lingue africane locali.

Sì, nell’Africa meridionale l’opera del Regno ora cresceva davvero rapidamente. Nel 1939 ci fu in Sud Africa un nuovo massimo di 555 proclamatori. Degno di nota è che di questi solo 180 erano di colore e Africani. La media mensile dei proclamatori era in Sud Africa 439; in Rhodesia Meridionale, 473; in Rhodesia Settentrionale, 1.198; in Niassa, 1.041; in Africa Orientale Portoghese, 17; e in S. Elena, 11. Questo costituì una somma totale di 3.179 proclamatori nel campo, in tutti i territori sotto la filiale di Città del Capo, e quell’anno essi dedicarono all’opera di predicazione 1.042.078 ore. Questo mostra chiaramente che da quando avevano ricevuto la chiarificazione sulla “grande folla” nel 1935 l’aumento era assai più rapido e molti nuovi prendevano la propria determinazione.

LA GUERRA STIMOLA I PROCLAMATORI DEL REGNO

Quando nel settembre del 1939 Hitler cominciò contro la Polonia la sua blitzkrieg, il mondo fu lanciato in un periodo di violenze e sofferenze quale non aveva mai conosciuto. Mentre la macchina bellica nazi-fascista occupava un paese dopo l’altro, in Europa l’opera del Regno ne soffriva terribilmente. Il Sud Africa, sotto il suo primo ministro, Jan Smuts, intraprese il conflitto contro la Germania, e molti Sudafricani presero parte all’azione nel settentrione dell’Africa e in Italia.

Il Sud Africa, essendo lontano dal principale teatro del conflitto, non soffrì molto per le condizioni belliche che prevalevano in molti altri paesi. A suo tempo, ci furono penurie di certi generi alimentari e altre restrizioni. Ma nel 1940 l’opera del Regno entrò in Africa meridionale in un periodo di crescita ed espansione quali non si erano mai viste prima. Gli spaventosi avvenimenti della guerra scossero la compiacenza di molti e ne volsero la mente all’adempimento della profezia biblica.

In questo tempo la rivista Consolazione in afrikaans aveva grande successo. Quindi, la filiale Torre di Guardia di Città del Capo decise che era tempo di pubblicare la rivista Torre di Guardia in afrikaans. Nel gennaio del 1940, l’Informatore (in seguito chiamato prima Ministero del Regno e poi Il servizio del Regno) indicò la nuova opera delle riviste: opera nelle vie, opera di casa in casa e itinerari delle riviste. Era chiaro che ci voleva una maggiore quantità di riviste. Fu installata una nuova macchina linotipica come pure una macchina piegafoglio. Inoltre, un fratello di Durban, che era esperto nel lavoro di stampa, fu invitato ad aiutare il fratello Jack nel reparto della piccola stamperia. Così, il 1° giugno 1940, la filiale di Città del Capo produsse per la prima volta Die Wagtoring (La Torre di Guardia afrikaans).

Il tempo in cui uscì questo primo numero fu perfetto e avvenne ovviamente sotto la guida di Geova. Sebbene i primi mesi del 1940 fossero abbastanza tranquilli in quanto alla guerra in Europa, all’improvviso le divisioni “panzer” di Hitler cominciarono il loro attacco all’Europa occidentale. Fino a quel tempo i fratelli di lingua afrikaans del Sud Africa si eran serviti dell’edizione olandese de La Torre di Guardia, che veniva dall’Olanda. Ma in maggio la filiale olandese della Società dovette improvvisamente chiudere e le forniture si interruppero. A Città del Capo i fratelli non sapevano che stava per accadere questo. Ma esattamente quando cessarono di arrivare le copie olandesi de La Torre di Guardia, la nuova traduzione de La Torre di Guardia in afrikaans ne prese il posto!

I fratelli intrapresero l’opera delle riviste con gioia ed entusiasmo, così che, come risultato, la distribuzione mensile delle riviste ascese a 17.000. Come in altri paesi dove l’opera non era clandestina, cominciarono ad apparire nelle vie le borse delle riviste, con i proclamatori che invitavano a leggerle.

Alla fine dell’anno di servizio del 1940, il fratello Phillips dal suo ufficio di Città del Capo poté fare rapporto al fratello Rutherford di un notevole aumento di proclamatori. In Sud Africa il nuovo massimo fu di 881 proclamatori, con una cifra media di 656, che costituì un aumento del 50 per cento in base alla media dell’anno precedente. La guerra aveva veramente stimolato i proclamatori del Sud Africa.

LA MALIZIA CATTOLICA CONDUCE A UNA PROSCRIZIONE

La principale pubblicazione della Chiesa Cattolica in Sud Africa, il Southern Cross, nel suo numero del 2 ottobre 1940, riportò un articolo principale che richiamava l’attenzione su ciò che era avvenuto nel Canada (dove nel luglio del 1940 era stata imposta una proscrizione totale sull’opera del Regno) e faceva quindi la maliziosa dichiarazione che segue: “Le attività di queste persone [testimoni di Geova] che condannano la lealtà verso le autorità sia dello Stato che della Chiesa sono ancor più pericolose in un paese come il Sud Africa, con la sua enorme popolazione nativa. Il Governo dovrebbe per certo limitare qui la divulgazione della loro propaganda”. Immediatamente dopo cominciarono a esser sequestrate dalle autorità della censura le copie de La Torre di Guardia e di Consolazione degli abbonati, e quando la sede filiale scrisse per scoprirne la ragione, le autorità si rifiutarono di dare qualsiasi spiegazione.

Siccome era noto che la causa di tutto questo era la Chiesa Cattolica, in risposta all’attacco cattolico del Southern Cross fu preparata una copia speciale delle Notizie del Regno e in ogni parte del Sud Africa se ne distribuirono presto 200.000 esemplari. Questo fu seguito da una dichiarazione che mostrava i fatti riguardo ai testimoni di Geova e alla loro opera. Copie ne furono mandate a tutti i membri del parlamento, della magistratura e della stampa. Ai membri del parlamento e della magistratura furono mandate anche copie dell’articolo de La Torre di Guardia del 1° novembre 1939 sul soggetto della neutralità cristiana. Qualche tempo dopo la polizia ebbe istruzione di sequestrare tutte le copie di questo articolo de La Torre di Guardia. Fu fatto un appello al primo ministro e si ricevette una risposta dal principale ufficiale di controllo dell’Unione. Fra l’altro, essa diceva: “Per quanto le sue intenzioni possano essere state, e siano, le migliori, non si può accettare che le sia consentito di frustrare i passi fatti dal Governo perché la guerra prosegua con successo. Se la sua Società riesce nei suoi sforzi di convertire tutti gli abitanti di questo paese a tale punto di vista il nemico non incontrerà nessuna opposizione attiva, e, pertanto, è difficile capire come possiate attendere che il Governo se ne stia inoperoso astenendosi da ogni azione contro di voi”.

Il seguente passo della filiale fu quello di preparare una petizione indirizzata al governo. Vi si esprimeva la lamentela che erano state confiscate le pubblicazioni della Società e si chiedeva rispettosamente al governo di rilasciare tale letteratura cristiana e di ristabilire così la libertà di adorazione nel paese. Nel breve periodo di dieci giorni, si ottennero 50.000 firme di Europei abitanti in ogni parte dell’Unione. Verso lo stesso tempo fu fatto l’annuncio ufficiale che La Torre di Guardia e Consolazione erano state proscritte dal governo.

Il governo compì anche l’azione di confiscare complete forniture di riviste appena arrivavano. Presto fu chiaro che all’importazione della letteratura della Società Torre di Guardia era stata imposta una proscrizione totale. Il primissimo opuscolo che fu confiscato fu Teocrazia. In rapida successione sei o sette forniture di letteratura subirono tutte la stessa sorte. La ragione addotta per il sequestro fu che queste pubblicazioni erano considerate “inaccettabili”.

Tutto questo fu dovuto all’influenza della Chiesa Cattolica e anche alla situazione di emergenza della guerra, poiché molte pubblicazioni soggette a proscrizione erano state ammesse per molti anni nel paese senza nessuna difficoltà. La sede filiale prese le misure per reclamare la letteratura confiscata, e questo portò al processo legale. La causa fu dibattuta dinanzi alla Corte Suprema di Città del Capo. Quantunque le circostanze sembrassero notevolmente a sfavore della Società Torre di Guardia, i fratelli che assisterono all’udienza si rallegrarono riscontrando che il giudice manifestò un’attitudine imparziale e sentenziò che il ministro responsabile della proscrizione avrebbe dovuto dare le ragioni della sua azione e concedere inoltre un’intervista affinché si potessero presentare ulteriori documentazioni.

La lotta legale continuò per qualche tempo, e non fu che nell’aprile del 1942, dopo che il combattimento si era protratto per un anno intero, che furono presentate le ragioni secondo cui si supponeva le pubblicazioni fossero inaccettabili. Alla filiale furono dati altri quattordici giorni per rispondere a questi punti, il che fu fatto, e nello stesso tempo il fratello Phillips espresse il desiderio di fornire documentazioni personali in armonia con la decisione della corte. Comunque, la corte non aveva fissato il limite di tempo per produrre o ricevere queste documentazioni, e i mesi passavano. Trascorsero due anni prima che la questione venisse risolta.

Nell’agosto del 1941, tutta la corrispondenza spedita dalla filiale di Città del Capo fu confiscata dalle autorità della censura. La filiale non se ne rese conto che varie settimane dopo, quando giunsero le lettere inviate dai fratelli che erano nel campo, e fu fatta una protesta. Si ricevette notifica che essa era stata ricevuta, ma non fu data nessuna spiegazione. Il sospetto delle autorità che la Società tenesse una corrispondenza in relazione con lo sforzo bellico fu ritenuto del tutto ingiustificato.

Nel settembre del 1941, in base ai regolamenti di emergenza il ministro dell’interno emanò un’ordinanza per confiscare in Sud Africa tutte le pubblicazioni della Società. Nella filiale i risultati di ciò furono assai emozionanti. Alle dieci del mattino, arrivò il C.I.D. (Dipartimento di Investigazione Criminale) per eseguire l’ordinanza. Essi vennero con autocarri allo scopo di portare via tutto il deposito di letteratura della Società. Ma il sorvegliante della filiale era desto. Egli controllò subito l’ordinanza e vide che non era in armonia con i regolamenti. Quindi entrò prontamente in azione, facendo aspettare gli ufficiali del C.I.D. nell’ufficio della Società mentre fece personalmente una domanda urgente alla Corte Suprema perché fosse interdetto al ministro dell’interno di sequestrare la letteratura. La sua domanda ebbe successo. Alle dodici si ottenne l’interdizione e la polizia dovette montare di nuovo sui suoi autocarri vuoti e andarsene via! Cinque giorni dopo il ministro ritirò l’ordinanza dopo aver pagato alla Società le spese. Si può immaginare come la famiglia Betel della filiale di Città del Capo si compiacesse di questa importante vittoria!

LA BATTAGLIA CONTINUA

Il nostro combattimento continuò. L’edizione afrikaans di Consolazione fu proscritta secondo la Legge Doganale, che regola l’importazione. Dato che la rivista era stampata e pubblicata in Sud Africa, era ovvio che si trattava di uno sbaglio. Tuttavia, un pioniere fu condannato a Kroonstad per aver distribuito la rivista. Si fece appello e la Corte Suprema revocò la decisione. In seguito, il 12 settembre 1941, il Government Gazette annunciò che la proscrizione era stata ritirata. Un altro trionfo della Teocrazia!

I giornali riportarono pienamente gran parte di questa emozionante azione, e questo fece fare un’enorme pubblicità al messaggio del Regno e all’opera dei testimoni di Geova. Comprendendo che il pubblico in genere aveva bisogno d’essere illuminato su tale questione, la filiale pubblicò due speciali opuscoli: Perché sopprimere il messaggio del Regno? e I Testimoni di Geova: Chi sono? Qual è la loro opera? Di questi opuscoli si fece nell’ottobre del 1941 una distribuzione molto estesa in inglese e in afrikaans.

Era molto necessario che i testimoni di Geova compissero in così ampie proporzioni tale opera di chiarificazione perché molti giornali riportavano su di loro notizie distorte, e voci e accuse che fossero una “quinta colonna” e “nazisti”. Uno dei principali quotidiani, il Daily Dispatch di East London, pubblicò un articolo che faceva un attacco diffamatorio contro il presidente della Società, J. F. Rutherford. Poiché il redattore si rifiutò di pubblicare una lettera di spiegazione, fu fatta una denuncia per diffamazione e il giornale fu invitato a pagare 5.000 sterline di danni. Quando il redattore vide che i fratelli erano decisi, si tirò lestamente indietro, pubblicò le sue scuse e pagò tutte le spese della causa.

RISPOSTA ALLA PROSCRIZIONE

La risposta dei fratelli alla proscrizione di alcune pubblicazioni fu quella di nascondere la letteratura proscritta nelle proprie case. Essi erano “cauti come serpenti”. (Matt. 10:16) A Johannesburg la polizia fece varie irruzioni nelle case dei proclamatori, ma di solito erano avvertiti in anticipo di tali irruzioni da una persona interessata che faceva parte delle forze investigative. A Pretoria, Frans Muller, un ragazzino che andava ancora a scuola, sotto la guida dei genitori, trascinò uno scatolone di letteratura dopo l’altro per angusti passaggi sotto il basso pavimento di legno della loro casa dove sapevano che i preziosi libri sarebbero stati al sicuro. Tutto questo significava che i proclamatori avevano meno letteratura con cui lavorare nel campo, ma in larga misura si usavano pubblicazioni stampate localmente come il libro Fanciulli. Come dice un fratello di colore di Città del Capo: “Le provviste erano limitate, ma questo non fece rallentare l’opera. Ci fu detto di prestare alle persone i libri e di iniziare con loro studi. Facemmo così e fu sorprendente vedere come aumentarono i nostri studi biblici. Molti cominciarono a venire nella verità in questo periodo”.

Il massimo dei proclamatori salì a 1.253, ed essi lavoravano strenuamente. All’assemblea che si tenne quell’anno a Johannesburg i presenti salirono a circa 800, con 186 battezzati. Si organizzarono molte congregazioni nuove, e da 127 nel 1940 la cifra ascese a 172 nel 1941.

Sebbene la rivista Torre di Guardia che veniva dall’America fosse nell’elenco delle pubblicazioni proscritte, Geova provvide amorevolmente cibo spirituale. A Città del Capo i fratelli non furono mai a corto di materiale da stampare con le loro macchine da stampa e da inviare con il nome “Cibo conveniente”. Uno di quelli che, durante la guerra, non fu mai privo di una sola copia del suo abbonamento a La Torre di Guardia e che dopo averla letta lui stesso la mandò sempre all’ufficio di Città del Capo fu un certo fratello J. J. van Zyl, poiché le sue copie giungevano indirizzate al “Sergente J. J. van Zyl, Polizia Sudafricana, Kranskop, Natal”.

FINALMENTE LA VITTORIA!

In Sud Africa, il combattimento contro Dio e la sua opera del Regno non ebbe per certo successo. Dal 1941 il combattimento per far abolire la proscrizione e ottenere la restituzione della nostra letteratura continuò senza sosta. Verso la fine del 1943, nella filiale il deposito di letteratura diveniva molto scarso e i fratelli pregavano con fervore che la letteratura che era stata confiscata venisse restituita. Quindi cominciarono a succedersi gli avvenimenti. Fu nominato un nuovo ministro dell’interno. Il sorvegliante di filiale inviò un’altra lettera al controllore della censura richiedendo l’abolizione della proscrizione. Al nuovo ministro fu mandata una copia della lettera, insieme alla richiesta di un’intervista personale, che il ministro precedente aveva concessa ma che non si era mai tenuta.

Nel gennaio del 1944, l’intervista ebbe luogo e il ministro acconsentì di restituire le forniture confiscate, abrogare la proscrizione delle riviste e restituire le altre pubblicazioni che erano state confiscate. Egli promise anche di annullare l’ordinanza emanata secondo i Regolamenti di Emergenza che dichiarava sovversiva tutta la letteratura. Una settimana dopo la filiale ricevette conferma scritta di tutto questo, e alcuni giorni dopo quel grosso deposito di letteratura (circa 1.800 scatoloni) fu consegnato alla sede filiale. Non era in cattive condizioni dopo essere stata trattenuta per tre anni. Come ne furono felici i fratelli nella filiale e nel campo! Quale meravigliosa vittoria in risposta alle loro preghiere!

PROSCRIZIONE DEI LIBRI IN ALTRI LUOGHI

Agli inizi della seconda guerra mondiale ci fu una vera e propria mania di proscrivere i libri in molte parti dell’Impero Britannico e in altri paesi. Fu proprio come molto tempo fa Geova aveva fatto predire dal profeta Daniele: il ‘piccolo corno’ (di cui faceva parte il Commonwealth Britannico) “si dava grandi arie” e ‘gettava a terra la verità’, commettendo “trasgressione” contro le cose sacre di Dio. (Dan. 8:9-12) Questo si estese ai tre protettorati britannici dell’Africa meridionale, Basutoland, Beciuania e Swaziland. Una proscrizione ufficiale fu imposta alla letteratura della Società nel febbraio 1941. Essa rimase in vigore fino al 1960 nonostante tutti gli sforzi per farla abrogare. Fu proscritta anche la Bibbia del re Giacomo, se stampata dalla Società Torre di Guardia. Ciò avvenne nonostante il fatto che nel 1941 in quei tre paesi non ci fosse nemmeno un testimone di Geova.

ANNI FRUTTUOSI NELL’AFRICA DEL SUD-OVEST

Il memorabile anno del 1939 aprì un altro capitolo nella storia dell’opera nell’Africa del Sud-Ovest. In quelle parti non si era formato ancora nessun gruppo e questo grande campo si presentava aperto. Una coppia di pionieri, Barry Prinsloo e sua moglie Joan, sentirono l’impulso di andare a testimoniare al popolo di quel territorio.

Barry acquistò un autocarro e lo trasformò in un veicolo abitazione. Su di esso montò anche un impianto a gas, prevedendo correttamente una penuria di benzina a causa della guerra. Da Johannesburg per andare nell’Africa del Sud-Ovest, dovettero viaggiare attraverso il deserto di Kalahari. Quasi non c’erano strade e dovevano seguire le tracce lasciate da precedenti auto o da carri trainati da asini, e anche queste erano a volte del tutto cancellate.

Infine giunsero a Windhoek, e di lì si spinsero più a nord, predicando e distribuendo letteratura. Per qualche tempo la polizia li seguì e raccolse la letteratura che avevano distribuita. Da ultimo furono arrestati e accusati di vendita senza licenza. Su consiglio della Società, fecero differire la causa, in attesa dei risultati di casi di natura simile in Sud Africa. Alcune settimane dopo il fratello Prinsloo comparve in corte e fu emesso un verdetto favorevole.

Giunse loro notizia che si sarebbe tenuta un’assemblea a Johannesburg, e benché significasse un arduo viaggio di circa 1.600 chilometri, decisero di andarvi. Ma li colpì la tragedia. Nell’Africa del Sud-Ovest la maggioranza dei fiumi non sono che torrenti asciutti e sabbiosi nei quali l’acqua scorre solo quando ci sono rovesci di pioggia eccezionalmente forti. Cercando di attraversare uno di questi fiumi, il loro veicolo si piantò nel terreno. Quella notte la piena del fiume venne giù, trascinando il veicolo abitazione alcune centinaia di metri più a valle. La mattina dopo ve lo trovarono spezzato in due parti col telaio profondamente affondato nella sabbia. Salvarono ciò che poterono e comunicarono alla Società il disastro e la loro delusione di non poter assistere all’assemblea. Ma, assai prontamente, ricevettero un dono inviato dal sorvegliante della filiale e un telegramma che spiegava che era per una “piccola vacanza”.

Dopo l’assemblea essi tornarono e si accamparono vicino al veicolo abitazione inutilizzato, per ripararlo. Nello stesso tempo testimoniarono ai lavoratori agricoli di Ovambo, impiegando Johannes come interprete. Johannes era un Boscimano che essi avevano assunto per farsi accompagnare nel loro viaggio attraverso il territorio, ed egli poté ben essere il primo Boscimano che accettò la verità. I Boscimani sono una tribù nomade di abitatori del deserto che si guadagnano da vivere principalmente cacciando con l’arco e frecce avvelenate. Di gran lunga i più piccoli di tutti gli Africani nella parte meridionale dell’Africa, e paragonabili per statura ai Pigmei dell’Africa Centrale, questi cacciatori sono estremamente primitivi nelle loro abitudini di vita. Le comunicazioni fra essi e altri sono rese molto difficili non solo dai luoghi inaccessibili in cui abitano, ma anche dalla loro lingua dal vocabolario limitato e dall’incessante ricorrere di suoni avulsivi. Alcuni di loro divengono comunque lavoratori agricoli. A causa della proscrizione della letteratura e della situazione generale, la Società richiamò infine i Prinsloo in Sud Africa.

Così, sebbene durante il 1929, il 1935 e il 1942 i pionieri andassero nell’Africa del Sud-Ovest e vi distribuissero molti pezzi di letteratura, non vi fu nessuna vera coltivazione del campo, con il risultato che si produsse poco frutto. Tuttavia, l’anno 1950 segnò una svolta nella storia dell’opera nell’Africa del Sud-Ovest. La Società vi mandò ora quattro missionari, diplomati della Scuola di Galaad, cioè George Koett, Fred Hayhurst, Gus Eriksson e Roy Stephens. All’inizio del 1950 fu istituita a Windhoek una casa missionaria.

Sebbene questi fratelli non si dovessero dedicare semplicemente alla distribuzione di letteratura, ma ricercare e pascere le “altre pecore” del Signore, fecero pur tuttavia eccellenti distribuzioni. (Giov. 10:16) Nello stesso tempo poterono mettersi in contatto con cinque fratelli africani che si erano trasferiti dall’Unione Sudafricana nel vicino quartiere degli Africani, e questi furono organizzati in un gruppo (congregazione). Uno dei missionari iniziò anche non meno di venticinque studi in questo quartiere africano. Secondo tutte le apparenze in questo territorio, specialmente tra gli Africani, l’opera aveva avuto un eccellente inizio con buone prospettive di aumento.

[Cartina a pagina 77]

(Per la corretta impaginazione, vedi l’edizione stampata)

AFRICA MERIDIONALE

ZAÏRE (Congo Belga)

UGANDA

KENYA

TANZANIA (Tanganica)

ANGOLA

ZAMBIA (Rhodesia Settentrionale)

MALAWI (Niassa)

MOZAMBICO

RHODESIA (Rhodesia Meridionale)

AFRICA DEL SUD-OVEST

BOTSWANA (Beciuania)

SWAZILAND

SUD AFRICA (Repubblica Sudafricana)

Johannesburg

Durban

Città del Capo

LESOTHO (Basutoland)

[Immagine a pagina 93]

George Phillips fa la composizione a mano nella filiale di Città del Capo

[Immagine a pagina 98]

Un’abitazione zulù