Geova promette a Daniele una ricompensa meravigliosa
Capitolo diciotto
Geova promette a Daniele una ricompensa meravigliosa
1, 2. (a) Per vincere, quale importante qualità deve avere un corridore? (b) Come l’apostolo Paolo paragonò la vita di fedele servizio a Geova a una corsa?
IL CORRIDORE si protende verso la linea di arrivo. Ormai è esausto ma, in vista della meta, raccoglie tutte le energie per superare quegli ultimi metri. Tendendo ogni muscolo, finalmente taglia il traguardo! Sul volto gli si legge sollievo e trionfo. È valso lo sforzo di perseverare sino alla fine.
2 Alla conclusione del capitolo 12 di Daniele vediamo il diletto profeta vicino al traguardo della sua “corsa”, la sua vita al servizio di Geova. Dopo aver citato vari esempi di fede tra i servitori di Geova precristiani, l’apostolo Paolo scrisse: “Or dunque, poiché abbiamo un così gran nuvolo di testimoni che ci circondano, deponiamo anche noi ogni peso e il peccato che facilmente ci avvince e corriamo con perseveranza la corsa che ci è posta dinanzi, mentre guardiamo attentamente al principale Agente e Perfezionatore della nostra fede, Gesù. Per la gioia che gli fu posta dinanzi egli sopportò il palo di tortura, disprezzando la vergogna, e si è messo a sedere alla destra del trono di Dio”. — Ebrei 12:1, 2.
3. (a) Da cosa era motivato Daniele a ‘correre con perseveranza’? (b) Quali tre cose distinte l’angelo di Geova disse a Daniele?
3 Fra quel “gran nuvolo di testimoni” c’era Daniele. Certamente doveva ‘correre con perseveranza’, ed era motivato a farlo dal profondo amore per Dio. Geova aveva rivelato molte cose a Daniele sul futuro dei governi mondiali, ma a questo punto fece rivolgere personalmente a lui le seguenti parole di incoraggiamento: “In quanto a te stesso, va verso la fine; e riposerai, ma sorgerai per la tua sorte alla fine Daniele 12:13) L’angelo di Geova stava dicendo a Daniele tre cose distinte: (1) “va verso la fine”, (2) “riposerai” e (3) “sorgerai” di nuovo in un tempo futuro. Come queste parole possono incoraggiare oggi i cristiani a perseverare fino al traguardo nella corsa per la vita?
dei giorni”. (“VA VERSO LA FINE”
4. Cosa intendeva l’angelo di Geova dicendo “va verso la fine”, e perché questo poté costituire una sfida per Daniele?
4 Cosa intendeva l’angelo quando disse a Daniele: “In quanto a te stesso, va verso la fine”? La fine di cosa? Dato che Daniele aveva quasi 100 anni, si riferiva a quanto pare alla fine della sua stessa vita, che probabilmente era prossima. * L’angelo esortava Daniele a perseverare fedelmente fino alla morte. Ma far questo non sarebbe stato necessariamente facile. Daniele era vissuto abbastanza da vedere la caduta di Babilonia e il ritorno in Giuda e a Gerusalemme di un rimanente di esuli ebrei. Ciò dovette procurare grande gioia all’anziano profeta. Non si ha notizia, però, che abbia preso parte a quel faticoso viaggio. Forse ormai era troppo vecchio e fragile. O magari era volontà di Geova che rimanesse a Babilonia. In ogni caso è naturale chiedersi se Daniele provò una certa malinconia vedendo i suoi connazionali partire per il paese di Giuda.
5. Quale indicazione c’è che Daniele perseverò sino alla fine?
5 Daniele fu senza dubbio molto rafforzato dalle parole gentili dell’angelo: “Va verso la fine”. Queste ci potrebbero ricordare le parole pronunciate da Gesù Cristo circa sei secoli dopo: “Chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato”. (Matteo 24:13) Senza dubbio è ciò che fece Daniele. Perseverò sino alla fine, correndo fedelmente sino in fondo la corsa per la vita. Questa potrebbe essere una ragione per cui in seguito è menzionato con favore nella Parola di Dio. (Ebrei 11:32, 33) Cosa permise a Daniele di perseverare sino alla fine? Ciò che sappiamo della sua vita ci aiuta a trovare la risposta.
PERSEVERANZA NELLO STUDIO DELLA PAROLA DI DIO
6. Come sappiamo che Daniele era un diligente studioso della Parola di Dio?
6 Per Daniele perseverare sino alla fine voleva dire continuare a fare delle promesse di Dio oggetto di profondo studio e meditazione. Sappiamo che Daniele era un devoto studioso della Parola di Dio. Altrimenti come avrebbe fatto a sapere della promessa di Geova a Geremia che l’esilio doveva durare 70 anni? Daniele stesso scrisse: “Io . . . compresi dai libri il numero degli anni”. (Daniele 9:2; Geremia 25:11, 12) Senz’altro Daniele esaminò a fondo i libri della Parola di Dio allora esistenti. Gli scritti di Mosè, Davide, Salomone, Isaia, Geremia, Ezechiele — tutto quello che aveva a disposizione — offrirono certamente a Daniele molte piacevoli ore di lettura e meditazione.
7. Se paragoniamo il nostro tempo con i giorni di Daniele, come siamo avvantaggiati nello studio della Parola di Dio?
7 Oggi studiare la Parola di Dio, essere assorti in essa, è indispensabile per noi al fine di coltivare la perseveranza. (Romani 15:4-6; 1 Timoteo 4:15) E noi abbiamo la Bibbia completa, che include la documentazione scritta di come alcune profezie di Daniele si adempirono secoli più tardi. Inoltre abbiamo il privilegio di vivere durante il “tempo della fine” predetto in Daniele 12:4. Nei nostri giorni gli unti hanno ricevuto preziosa perspicacia spirituale e risplendono come fari di verità in questo mondo ottenebrato. Di conseguenza molte delle profonde profezie del libro di Daniele, alcune delle quali gli erano incomprensibili, sono ricche di significato per noi oggi. Continuiamo dunque a studiare la Parola di Dio ogni giorno, non sottovalutando mai queste cose. Far questo ci aiuterà a perseverare.
DANIELE FU COSTANTE NEL PREGARE
8. Che esempio diede Daniele in quanto a pregare?
8 Anche la preghiera aiutò Daniele a perseverare sino alla fine. Ogni giorno si rivolgeva a Geova Dio e gli apriva il suo cuore pieno di fede e fiducia. Sapeva che Geova è l’“Uditore di preghiera”. (Salmo 65:2; confronta Ebrei 11:6). Quando aveva il cuore oppresso dal dolore per il comportamento ribelle di Israele, Daniele esternò i suoi sentimenti a Geova. (Daniele 9:4-19) Anche quando Dario decretò che per 30 giorni si dovevano fare richieste solo a lui, Daniele non permise che ciò gli impedisse di pregare Geova Dio. (Daniele 6:10) Non è commovente immaginare quel fedele vecchio affrontare una fossa piena di leoni piuttosto di rinunciare al prezioso privilegio della preghiera? Non ci può essere alcun dubbio che Daniele andò fedelmente incontro alla sua fine pregando con fervore Geova ogni giorno.
9. Perché non dobbiamo mai sottovalutare il privilegio della preghiera?
9 Pregare è un’azione semplice. Possiamo pregare praticamente in qualsiasi momento, dovunque, ad alta voce o in silenzio. Ma non dovremmo mai prendere alla leggera questo prezioso privilegio. La Bibbia collega la preghiera con la perseveranza, la costanza e lo stare spiritualmente svegli. (Luca 18:1; Romani 12:12; Efesini 6:18; Colossesi 4:2) Non è straordinario avere un canale di comunicazione libero e aperto con il più eccelso personaggio dell’universo? Ed egli ascolta! Pensate all’occasione in cui Daniele pregò e Geova in risposta mandò un angelo. L’angelo arrivò mentre Daniele stava ancora pregando! (Daniele 9:20, 21) Forse nella nostra epoca non riceviamo simili visite angeliche, ma Geova non è cambiato. (Malachia 3:6) Come udì la preghiera di Daniele, ascolterà le nostre. E pregando ci avvicineremo maggiormente a Geova, stringendo una relazione che ci aiuterà a perseverare sino alla fine, come fece Daniele.
PERSEVERANZA NELL’INSEGNARE LA PAROLA DI DIO
10. Perché per Daniele era importante insegnare la verità della Parola di Dio?
10 Daniele doveva ‘andare verso la fine’ in un altro senso. Doveva perseverare nell’insegnare la verità. Non dimenticò mai che faceva parte del popolo eletto di cui le Scritture avevano detto: “‘Voi siete i miei testimoni’, è l’espressione di Geova, ‘pure il mio servitore che io ho scelto’”. (Isaia 43:10) Daniele fece tutto il possibile per essere all’altezza di tale incarico. Probabilmente fra i suoi compiti c’era quello di insegnare al suo stesso popolo esiliato a Babilonia. Sappiamo poco dei suoi rapporti con gli altri ebrei a parte l’amicizia con i tre “suoi compagni”: Hanania, Misael e Azaria. (Daniele 1:7; 2:13, 17, 18) Questa amicizia intima certo aiutò molto ciascuno di loro a perseverare. (Proverbi 17:17) Daniele, che aveva ricevuto da Geova speciale perspicacia, aveva molto da insegnare ai suoi amici. (Daniele 1:17) Ma il suo insegnamento includeva dell’altro.
11. (a) Cosa c’era di particolare nel compito che aveva Daniele? (b) Con quanta efficacia Daniele assolse il suo incarico insolito?
11 Più di qualsiasi altro profeta, Daniele ebbe il compito di dare testimonianza a dignitari delle nazioni. Anche se dovette spesso pronunciare messaggi impopolari, non trattò quei governanti come se fossero odiosi o in qualche modo inferiori a lui. Parlò loro con rispetto e abilità. Alcuni — come quei satrapi gelosi e intriganti — volevano rovinare Daniele, mentre altri dignitari finirono per rispettarlo. Poiché Geova gli permise di spiegare segreti che sconcertavano re e saggi, il profeta Daniele acquistò grande prestigio. (Daniele 2:47, 48; 5:29) È vero che invecchiando non poteva essere attivo come in gioventù. Ma certo arrivò alla sua fine cercando sempre fedelmente i modi per servire come testimone del suo amato Dio.
12. (a) Quali attività noi cristiani svolgiamo oggi come insegnanti? (b) Come possiamo seguire il consiglio di Paolo di ‘continuare a camminare con sapienza verso quelli di fuori’?
Romani 1:11, 12) Come Daniele abbiamo l’incarico di dare testimonianza ai non credenti. (Matteo 24:14; 28:19, 20) Dobbiamo perciò affinare le nostre capacità in modo da ‘maneggiare rettamente la parola della verità’ quando parliamo loro di Geova. (2 Timoteo 2:15) E ci sarà utile seguire il consiglio dell’apostolo Paolo: “Continuate a camminare con sapienza verso quelli di fuori”. (Colossesi 4:5) Questa sapienza include un concetto equilibrato di quelli che non hanno la nostra stessa fede. Non li guardiamo dall’alto in basso, considerandoci superiori. (1 Pietro 3:15) Piuttosto cerchiamo di interessarli alla verità, usando la Parola di Dio con tatto e abilità in modo da toccare loro il cuore. Che gioia proviamo quando riusciamo a farlo! Questa gioia certo ci aiuta a perseverare sino alla fine, come fece Daniele.
12 Oggi nella congregazione cristiana possiamo trovare compagni fedeli che ci aiuteranno a perseverare, come Daniele e i suoi tre amici si aiutarono l’un l’altro. Inoltre insegniamo gli uni agli altri, in “uno scambio d’incoraggiamento”. (“RIPOSERAI”
13, 14. Perché l’idea di morire atterriva molti babilonesi, e come mai Daniele la pensava diversamente?
13 L’angelo quindi rassicurò Daniele: “Riposerai”. (Daniele 12:13) Cosa significava? Ebbene, Daniele si aspettava di morire. La morte è la fine inevitabile di tutti gli esseri umani, dai giorni di Adamo fino ai nostri. Appropriatamente la Bibbia definisce la morte un “nemico”. (1 Corinti 15:26) Per Daniele, però, l’idea di morire significava qualcosa di ben diverso da quello che significava per i babilonesi che aveva intorno. Per loro, imbevuti della complessa adorazione di circa 4.000 false divinità, la morte riservava ogni sorta di cose spaventose. Essi credevano che dopo la morte coloro che avevano avuto una vita infelice o erano morti di morte violenta diventassero spiriti vendicativi che tormentavano i vivi. I babilonesi inoltre credevano in un terrificante aldilà, popolato da mostri orribili in forma umana e animale.
14 Per Daniele la morte non significava niente di tutto ciò. Centinaia di anni prima il re Salomone era stato divinamente ispirato a dire: “In quanto ai morti, non sono consci di nulla”. (Ecclesiaste 9:5) E riguardo a chi muore il salmista aveva cantato: “Il suo spirito se ne esce, egli torna al suo suolo; in quel giorno periscono in effetti i suoi pensieri”. (Salmo 146:4) Quindi Daniele sapeva che le parole dell’angelo si sarebbero dimostrate vere. La morte significava riposo. Niente pensieri, amari rimpianti, tormenti, e certo niente mostri. Gesù Cristo si espresse in modo simile quando morì Lazzaro. Disse: “Lazzaro, il nostro amico, è andato a riposare”. — Giovanni 11:11.
15. Come può il giorno della morte essere migliore del giorno della nascita?
15 C’è un’altra ragione per cui l’idea di morire non spaventava Daniele. La Parola di Dio dice: “Un nome è meglio che il buon olio, e il giorno della morte che il giorno della nascita”. (Ecclesiaste 7:1) Come potrebbe il giorno della morte, un momento doloroso come nessun altro, essere migliore del gioioso giorno della nascita? Tutto dipende dal “nome”. Il “buon olio” poteva essere enormemente costoso. Maria sorella di Lazzaro una volta spalmò i piedi di Gesù con olio profumato il cui costo era quasi pari al salario di un anno! (Giovanni 12:1-7) Come potrebbe un semplice nome essere così prezioso? In Ecclesiaste 7:1 la Settanta greca dice “un buon nome”. Non è semplicemente il nome, ma ciò che rappresenta a essere così prezioso. Alla nascita non esistono reputazione, testimonianza di opere eccellenti, cari ricordi della personalità e delle qualità di un individuo. Ma alla fine della vita il nome significa tutte queste cose. E se è un buon nome dal punto di vista di Dio, è molto più prezioso di qualsiasi possedimento materiale.
16. (a) Come Daniele si sforzò di farsi un buon nome presso Dio? (b) Perché Daniele poteva andare a riposare con la piena fiducia di essersi fatto un buon nome presso Geova?
16 Per tutta la vita Daniele fece tutto il possibile per farsi un buon nome presso Dio, e a Geova non sfuggì nulla di ciò. Osservò Daniele ed esaminò il suo cuore. Dio aveva fatto lo stesso con il re Davide, che cantò: “O Geova, tu mi hai scrutato, e mi conosci. Tu stesso sai quando mi siedo e quando mi levo. Hai considerato il mio pensiero da lontano”. (Salmo 139:1, 2) D’accordo, Daniele non era perfetto. Era un discendente del peccatore Adamo e apparteneva a una nazione peccatrice. (Romani 3:23) Ma Daniele si pentì del suo stato peccaminoso e continuò a cercare di camminare con il suo Dio in modo retto. Il fedele profeta poteva dunque confidare che Geova avrebbe perdonato i suoi peccati e non glieli avrebbe mai imputati. (Salmo 103:10-14; Isaia 1:18) Geova preferisce ricordare le buone opere dei suoi servitori fedeli. (Ebrei 6:10) Perciò l’angelo di Geova due volte chiamò Daniele “uomo molto desiderabile”. (Daniele 10:11, 19) Questo significava che Daniele era amato da Dio. Daniele poteva andare a riposare contento, sapendo di essersi fatto un buon nome presso Geova.
17. Perché è urgente che ci facciamo ora un buon nome presso Geova?
17 Ciascuno di noi fa bene a chiedersi: ‘Mi sono fatto un buon nome presso Geova?’ Viviamo in tempi difficili. Non è morboso, ma semplicemente realistico riconoscere che potremmo morire da un momento all’altro. (Ecclesiaste 9:11) Come è importante, dunque, che ciascuno di noi decida di farsi subito, senza indugio, un buon nome presso Dio. In questo caso, non dobbiamo temere la morte. È solo un riposo, come il sonno. E come il sonno, è seguita da un risveglio!
“SORGERAI”
18, 19. (a) Cosa intendeva l’angelo quando predisse che Daniele in futuro sarebbe ‘sorto’? (b) Perché Daniele doveva conoscere bene la speranza della risurrezione?
18 Il libro di Daniele termina con una delle più belle promesse che Dio abbia mai fatto a un essere umano. L’angelo di Geova disse a Daniele: “Sorgerai per la tua sorte alla fine dei giorni”. Cosa intendeva dire l’angelo? Dal momento che il ‘riposo’ che aveva appena menzionato era la morte, la promessa che Daniele in un tempo successivo sarebbe ‘sorto’ poteva significare una cosa sola: la risurrezione! * In effetti alcuni studiosi hanno asserito che il capitolo 12 di Daniele contenga la prima chiara enunciazione della fede nella risurrezione dei morti che si trova nelle Scritture Ebraiche. (Daniele 12:2) In questo, però, sbagliano. Daniele conosceva molto bene la speranza della risurrezione.
19 Per esempio, Daniele conosceva senz’altro queste parole che Isaia aveva messo per iscritto due secoli prima: “I tuoi morti vivranno. Un mio cadavere: sorgeranno. Svegliatevi e gridate di gioia, voi che risiedete nella polvere! Poiché . . . la terra stessa farà cadere nella nascita anche gli impotenti nella morte”. (Isaia 26:19) Molto tempo prima Elia ed Eliseo avevano ricevuto da Geova il potere di compiere vere e proprie risurrezioni. (1 Re 17:17-24; 2 Re 4:32-37) In precedenza Anna, la madre del profeta Samuele, riconobbe che Geova può far risorgere dallo Sceol, la tomba. (1 Samuele 2:6) Prima ancora il fedele Giobbe espresse la propria speranza con queste parole: “Se un uomo robusto muore, può egli tornare a vivere? Tutti i giorni del mio lavoro obbligatorio aspetterò, finché venga il mio sollievo. Tu chiamerai, e io stesso ti risponderò. Bramerai l’opera delle tue mani”. — Giobbe 14:14, 15.
20, 21. (a) Quale risurrezione è certo che avrà Daniele? (b) In che modo avverrà probabilmente la risurrezione nel Paradiso?
Luca 14:14) Cosa significherà questo per Daniele? La Parola di Dio ha molto da dire al riguardo.
20 Come Giobbe, Daniele aveva ragione di confidare che in un giorno futuro Geova avrebbe effettivamente bramato riportarlo in vita. Eppure deve essere stato molto confortante sentire una potente creatura spirituale confermare questa speranza. Sì, Daniele sorgerà “nella risurrezione dei giusti”, che si verificherà durante il Regno millenario di Cristo. (21 Geova “non è un Dio di disordine, ma di pace”. (1 Corinti 14:33) È evidente dunque che la risurrezione nel Paradiso avverrà in modo ordinato. Forse sarà passato un po’ di tempo da Armaghedon. (Rivelazione 16:14, 16) Ogni traccia del vecchio sistema di cose sarà stata eliminata, e senza dubbio saranno stati fatti i preparativi per accogliere i morti. In quanto all’ordine in cui i morti torneranno, la Bibbia contiene questo precedente: “Ciascuno nel proprio ordine”. (1 Corinti 15:23) Sembra probabile che quando ci sarà la ‘risurrezione dei giusti e degli ingiusti’, i giusti saranno riportati in vita per primi. (Atti 24:15) Così i fedeli uomini dell’antichità, come Daniele, potranno rendersi utili nell’amministrazione delle cose della terra, inclusa l’istruzione dei miliardi di “ingiusti” riportati in vita. — Salmo 45:16.
22. Quali sono alcune domande a cui Daniele sarà ansioso di avere la risposta?
22 Prima di essere pronto per assumere simili responsabilità, Daniele avrà sicuramente delle domande da fare. Dopo tutto, a proposito di alcune delle profonde profezie affidategli, disse: “Udii, ma non potei comprendere”. (Daniele 12:8) Come sarà entusiasta di capire finalmente questi misteri divini! Senza dubbio vorrà sapere tutto del Messia. Daniele sarà affascinato quando sarà informato della marcia delle potenze mondiali dai suoi giorni fino ai nostri, dell’identità dei fedeli “santi del Supremo” — che perseverarono nonostante la persecuzione durante il “tempo della fine” — e della distruzione finale di tutti i regni umani da parte del messianico Regno di Dio. — Daniele 2:44; 7:22; 12:4.
LA SORTE DI DANIELE NEL PARADISO, E LA VOSTRA!
23, 24. (a) Come il mondo in cui Daniele risusciterà sarà diverso da quello che conosceva? (b) Daniele avrà un posto nel Paradiso, e come lo sappiamo?
23 Daniele vorrà conoscere il mondo in cui si troverà allora, un mondo così diverso da quello dei suoi giorni. Ogni traccia delle guerre e dell’oppressione che deturpavano il mondo che lui conosceva sarà sparita. Dolore, malattie e morte non esisteranno più. (Isaia 25:8; 33:24) Invece ci saranno cibo in abbondanza, alloggi a sufficienza e lavoro soddisfacente per tutti. (Salmo 72:16; Isaia 65:21, 22) Il genere umano sarà una sola famiglia unita e felice.
24 Daniele avrà senz’altro un posto in quel mondo. L’angelo gli aveva detto: “Sorgerai per la tua sorte”. La stessa parola ebraica qui tradotta “sorte” è usata per indicare appezzamenti di terreno. * Forse Daniele conosceva bene la profezia di Ezechiele sulla ripartizione del restaurato paese di Israele. (Ezechiele 47:13–48:35) Per quanto riguarda l’adempimento che avrà nel Paradiso, cosa fa capire la profezia di Ezechiele? Che tutti coloro che fanno parte del popolo di Dio avranno un posto nel Paradiso, e persino la terra stessa sarà ripartita in maniera equa e ordinata. Naturalmente la sorte di Daniele nel Paradiso non includerà solo un pezzo di terra, ma anche il ruolo che avrà lì nel proposito di Dio. La ricompensa promessa a Daniele è garantita.
25. (a) Quali prospettive della vita nel Paradiso vi attirano? (b) Perché si può dire che gli esseri umani sono fatti per il Paradiso?
Isaia 11:9; Giovanni 6:45) Sì, c’è un posto per voi nel Paradiso. Per quanto oggi a qualcuno possa sembrare strano parlare di Paradiso, ricordate che in origine Geova stabilì che l’umanità vivesse in un luogo del genere. (Genesi 2:7-9) In questo senso il Paradiso è la dimora naturale dei miliardi di abitanti della terra. È il posto che fa per loro. Raggiungerlo sarà come tornare fra le pareti domestiche.
25 Ma che dire della vostra sorte? Le stesse promesse si possono riferire a voi. Geova vuole che gli esseri umani ubbidienti ‘sorgano’ per la loro sorte, per avere un posto nel Paradiso. Pensate! Sarà certo emozionante incontrare Daniele in persona, insieme ad altri fedeli uomini e donne dei tempi biblici. Poi moltissimi altri torneranno dai morti, e avranno bisogno di istruzione per conoscere e amare Geova Dio. Immaginate di aver cura della nostra dimora terrestre e aiutare a trasformarla in un paradiso di varietà infinita e bellezza imperitura. Pensate cosa vorrà dire essere ammaestrati da Geova, imparare a vivere come intendeva che vivesse il genere umano. (26. In che modo Geova riconosce che aspettare la fine di questo sistema non è facile per noi?
Abacuc 2:3; confronta Proverbi 13:12). Sì, la fine verrà al tempo stabilito.
26 Il nostro cuore arde di apprezzamento quando pensiamo a tutto questo, non è vero? Voi stessi non desiderate ardentemente esserci? Non sorprende, quindi, che i testimoni di Geova siano ansiosi di sapere quando verrà la fine di questo sistema di cose! Aspettare non è facile. Geova lo riconosce, perciò ci esorta ad ‘attendere’ la fine “anche se dovesse attardarsi”. Egli vuol dire che potrebbe sembrare che si attardi dal nostro punto di vista, poiché nello stesso passo biblico ci viene assicurato: “Non tarderà”. (27. Cosa dovete fare per stare dinanzi a Dio per tutta l’eternità?
27 Cosa dovreste fare man mano che la fine si avvicina? Come Daniele, profeta amato da Geova, perseverate fedelmente. Studiate la Parola di Dio con diligenza. Pregate con fervore. State insieme ai cari compagni di fede. Insegnate con zelo la verità ad altri. Poiché la fine di questo malvagio sistema di cose è ogni giorno più vicina, siate decisi a essere sempre servitori leali dell’Altissimo e ardenti sostenitori della sua Parola. A tutti i costi, prestate attenzione alle profezie di Daniele! E il Sovrano Signore Geova vi conceda il privilegio di stare dinanzi a lui con gioia per tutta l’eternità!
[Note in calce]
^ par. 4 Daniele era stato portato in esilio a Babilonia nel 617 a.E.V., probabilmente quando era adolescente. Ricevette questa visione nel terzo anno di Ciro, cioè nel 536 a.E.V. — Daniele 10:1.
^ par. 18 Secondo un lessico (The Brown-Driver-Briggs Hebrew and English Lexicon), il verbo ebraico reso ‘sorgere’ si riferisce qui a un “risveglio dopo la morte”.
^ par. 24 Il termine ebraico è affine a quello per “sassolino”, dato che per tirare a sorte venivano usate delle piccole pietre. A volte la terra veniva ripartita in questo modo. (Numeri 26:55, 56) Una pubblicazione biblica (A Handbook on the Book of Daniel) dice che qui il termine significa “ciò che è riservato (da Dio) a una persona”.
SAPRESTE SPIEGARE?
• Cosa aiutò Daniele a perseverare sino alla fine?
• Perché l’idea di morire non spaventava Daniele?
• Come si adempirà la promessa dell’angelo secondo cui Daniele ‘sorgerà per la sua sorte’?
• Che benefìci avete avuto personalmente prestando attenzione alle profezie di Daniele?
[Domande per lo studio]
[Immagine a tutta pagina a pagina 307]
[Immagine a pagina 318]
Come Daniele, prestate attenzione alla parola profetica di Dio?