Le implicazioni etiche
Le implicazioni etiche
Immaginate l’angoscia di un uomo e una donna sposati che desiderano ardentemente un bambino ma sono sterili. Si rivolgono alla medicina e scoprono che sono state messe a punto molte tecniche e terapie per combattere la sterilità. Se decidono di ricorrere a una di queste, fa differenza quale?
OGGI alle coppie sterili si presentano possibilità che solo venti o trent’anni fa non esistevano. Ma questo le pone di fronte a un grosso interrogativo: Quali sono le implicazioni etiche delle varie tecniche di riproduzione assistita? Prima di entrare nel merito, vediamo come vengono considerate queste tecniche da varie religioni.
Quale posizione adottano le religioni?
Nel 1987 la Chiesa Cattolica pubblicò un documento ufficiale sul tema della liceità morale delle tecniche di procreazione artificiale. Questo documento, noto col nome di Donum vitae (Il dono della vita), specificava che se una procedura medica mira ad aiutare l’atto coniugale nel realizzare il concepimento allora può essere considerata moralmente accettabile, mentre se si sostituisce all’atto coniugale non sarebbe moralmente lecita. In quest’ottica, un intervento chirurgico volto a risolvere un problema di occlusione tubarica oppure una terapia farmacologica per curare la sterilità sarebbero moralmente accettabili, mentre la fecondazione in provetta no.
L’anno successivo una commissione del Congresso degli Stati Uniti effettuò un sondaggio per conoscere la posizione di varie religioni circa le terapie della sterilità. In base al suo rapporto, la maggioranza delle religioni considerava accettabili le pratiche mediche tradizionali, l’inseminazione artificiale con gli spermatozoi del marito e la fecondazione in vitro, a patto che sia la cellula uovo sia gli spermatozoi appartenessero alla coppia sposata. Inoltre, quasi tutti i gruppi religiosi intervistati affermarono che la distruzione degli embrioni, l’inseminazione artificiale con il seme di un donatore e la maternità delegata (o surrogata) sono moralmente inaccettabili. *
Nel 1997 la Commissione Ecumenica Europea per Chiesa e Società (EECCS), un organismo che raggruppa chiese protestanti, anglicane e ortodosse, affermò in una dichiarazione ufficiale che al suo interno esistevano differenze di opinione in merito alla riproduzione assistita. Sottolineando il ruolo della coscienza individuale e della responsabilità personale, tale documento affermava: “Questo significa che è difficile definire la posizione delle chiese che aderiscono all’EECCS. In realtà, vi è una pluralità di posizioni”.
È chiaro che le opinioni sulla riproduzione assistita differiscono notevolmente. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ammette che le tecniche di riproduzione assistita “mettono costantemente in discussione convenzioni sociali, norme etiche e sistemi giuridici”. Quali sono alcuni fattori che si dovrebbero valutare prima di prendere una decisione in questo campo?
Quali sono le questioni da valutare?
Una cosa fondamentale di cui tener conto è lo status dell’embrione umano. La domanda cruciale è: Quando ha inizio la vita, al concepimento o in un momento successivo della gravidanza? Sicuramente quello che molte coppie sposate decidono
in fatto di riproduzione assistita dipende dalla risposta a questa domanda. Se, ad esempio, si ritiene che la vita cominci al concepimento, vi sono alcune domande fondamentali che vanno prese in considerazione.● La coppia dovrebbe permettere ai medici di seguire la prassi diffusa in vari paesi di fecondare altre cellule uovo oltre a quella o quelle che verranno impiantate, così da creare una scorta di embrioni per uso futuro?
● Che ne sarebbe degli embrioni conservati se la coppia non potesse o non volesse più avere altri bambini?
● Che ne sarebbe degli embrioni conservati se la coppia divorziasse o se uno dei due morisse?
● Chi si assumerebbe la grossa responsabilità di distruggere tali embrioni?
Il problema di cosa fare con gli embrioni non utilizzati o conservati non si può liquidare con leggerezza. In certi paesi oggi la legge richiede che la coppia dichiari per iscritto cosa si dovrà fare degli embrioni in soprannumero, ovvero se conservarli, donarli, usarli per scopi di ricerca o lasciarli morire. È giusto che le coppie sappiano che in certi paesi le cliniche della fertilità non hanno bisogno di autorizzazione scritta per distruggere gli embrioni conservati che sono abbandonati da più di cinque anni. Oggi, in tutto il mondo, le cliniche conservano centinaia di migliaia di embrioni congelati.
Un altro fattore di cui tener conto è che le coppie possono essere incoraggiate a donare gli embrioni inutilizzati perché vengano usati nella ricerca sulle cellule staminali. L’American Infertility Association, ad esempio, ha incoraggiato le coppie a fare proprio questo con gli embrioni conservati. Uno degli obiettivi della ricerca sulle cellule staminali è trovare nuovi sistemi per curare le malattie. Questo tipo di ricerche, però, ha suscitato molte controversie perché prelevando cellule staminali embrionali in pratica si distrugge l’embrione. *
Che dire della diagnosi genetica preimpianto?”) Questa tecnica consiste nel sottoporre a screening genetico gli embrioni per poi scegliere quello che verrà impiantato nell’utero dopo aver accertato che sia esente da determinate anomalie genetiche, e magari che sia del sesso desiderato. C’è chi fa rilevare che la diagnosi genetica preimpianto potrebbe portare a discriminazioni di genere e che un giorno potrebbe essere usata per permettere alle coppie di scegliere ulteriori caratteristiche genetiche dei figli, come il colore dei capelli o degli occhi. Questa tecnica solleva l’interrogativo etico: Cosa succede agli embrioni che non vengono scelti?
Le nuove tecnologie nel campo della genetica sollevano ulteriori problemi etici. Prendete, ad esempio, la diagnosi genetica preimpianto (PGD). (Vedi il riquadro “Il matrimonio ne soffrirà?
Con certi tipi di terapie della sterilità vi è un altro aspetto da valutare. Che effetto avrebbe sul vincolo coniugale il fatto di ricorrere a una madre surrogata o di usare spermatozoi o cellule uovo provenienti da donatori? Con alcune tecniche, nel processo riproduttivo entra in gioco una terza figura (un donatore), o anche una quarta (due donatori) o una quinta (due donatori e una madre surrogata).
Per quanto riguarda le tecniche che prevedono la donazione di spermatozoi e cellule uovo, tutte le persone coinvolte devono considerare anche altri fattori.
● Quali ripercussioni emotive a lungo termine potrebbe avere sui genitori il fatto che il bambino sia figlio genetico di uno solo dei due (o magari di nessuno dei due)?
● Che effetto avrà sul figlio scoprire in che modo è stato concepito?
● È giusto far conoscere le sue origini a un figlio nato in questo modo, così che possa cercare il padre o la madre biologici?
● Quali sono, sul piano morale e giuridico, i diritti e i doveri di coloro che hanno donato gli spermatozoi o le cellule uovo?
Che dire dell’anonimato?
In molti paesi la prassi è quella di mantenere l’anonimato per quanto riguarda i donatori. L’organismo che in Gran Bretagna regola l’uso del materiale genetico umano (Human Fertilisation and Embryology Authority) spiega: “A eccezione dei casi in cui la donazione avviene di proposito tra persone che si conoscono, l’identità dei donatori attuali e passati non sarà rivelata alle coppie che hanno ricevuto le loro cellule uovo o i loro spermatozoi, né agli eventuali figli”.
In alcuni luoghi, però, questa prassi dell’anonimato è al centro di accesi dibattiti. Certi paesi hanno perciò modificato i protocolli medici o la propria legislazione. Chi è contrario alla prassi dell’anonimato fa notare che i bambini hanno il diritto di conoscere appieno la loro identità. Una notizia afferma: “Più dell’80 per cento dei figli adottivi cerca la propria famiglia biologica; molti lo fanno per soddisfare l’atavico desiderio che nutriamo un po’ tutti di conoscere le nostre origini. Quasi il 70 per cento d’essi vuole ottenere importanti informazioni su eventuali problemi di salute di natura ereditaria dei genitori naturali”.
Un altro articolo, basato su una serie di interviste a 16 adulti che erano stati concepiti con una cellula uovo o uno spermatozoo di un donatore, ha rivelato che “per molti di loro è stato uno shock scoprire le proprie origini biologiche”. L’articolo proseguiva dicendo: “Molti dei figli avevano problemi di identità e provavano un senso di abbandono. Si sentivano ingannati e avevano perso la fiducia nella famiglia”.
Cosa deciderete?
Non c’è dubbio che la scienza medica porterà ulteriori novità nel campo della riproduzione assistita. C’è chi prevede che un giorno il 30 per cento dei bambini che nasceranno saranno frutto di queste tecniche. Il dibattito sulle implicazioni etiche proseguirà.
I veri cristiani si fanno guidare da qualcosa di ancora più importante: il punto di vista del nostro Creatore, Colui che ha dato origine alla procreazione. (Salmo 36:9) Com’è ovvio, la Bibbia non menziona direttamente le moderne tecniche di riproduzione assistita, perché nei tempi biblici non esistevano. Essa contiene, però, princìpi chiari che fanno capire qual è il pensiero di Dio al riguardo. (Vedi il riquadro “ Cosa dice la Bibbia?”) Questi princìpi ci aiutano a prendere decisioni che sono accettabili sul piano etico e che ci permettono di avere la coscienza pura dinanzi a Dio. — 1 Timoteo 1:5.
[Note in calce]
^ par. 6 Secondo un dizionario, la “maternità surrogata o sostitutiva” è “quella di una donna che accetta di accogliere nel proprio utero un embrione prodotto con sistemi di fecondazione in vitro, portando a termine la gravidanza per conto dei genitori che hanno fornito i gameti”. — Zingarelli, 12a ed.
^ par. 16 Vedi gli articoli “Cellule staminali: La scienza sta esagerando?” in Svegliatevi! del 22 novembre 2002.
[Riquadro/Immagine a pagina 8]
Cos’è un pre-embrione?
Con il termine “pre-embrione” si intende lo stadio di sviluppo del prodotto del concepimento nei primi 14 giorni dopo la fecondazione. Dopo tale periodo si parla di embrione sino alla fine dell’ottava settimana, quando si comincia a parlare di feto. Come mai si usa il termine “pre-embrione”?
Stando a una rivista specializzata, il termine è stato “usato come giustificazione logica per consentire la ricerca sugli embrioni umani” nei primi 14 giorni dal concepimento. (International Journal of Sociology and Social Policy) Un libro spiega: “Se per embrione si intende la struttura destinata a diventare il bambino, i suoi primi abbozzi si formano solo un paio di settimane dopo l’unione dello spermatozoo con la cellula uovo”. (Incredible Voyage—Exploring the Human Body) Ma si può considerare questo pre-embrione alla stregua di un semplice agglomerato di cellule, buono solo per la ricerca scientifica? Notate cosa accade, in realtà, durante quelle due settimane.
Dopo che lo spermatozoo è penetrato nella cellula uovo, ci vogliono circa 24 ore perché i cromosomi maschili e quelli femminili si fondano. Nei giorni immediatamente successivi la cellula si divide. Nel giro di quattro o cinque giorni dalla fecondazione l’agglomerato di cellule assume la forma di una sfera cava (ancora più piccola della capocchia di uno spillo) con uno strato cellulare esterno e una massa cellulare interna. A questo punto si parla di blastocisti. Molte delle cellule dello strato esterno daranno luogo a tessuti non embrionali. Dalla massa cellulare interna, invece, si svilupperà il bambino.
Dopo circa una settimana da che è avvenuta la fecondazione si verifica l’impianto nell’utero. La blastocisti aderisce alla parete uterina e comincia a costruire la placenta, che consentirà il passaggio di ossigeno e sostanze nutritizie e l’eliminazione delle sostanze di rifiuto attraverso l’apparato circolatorio della madre. Secondo il libro citato sopra, verso il nono giorno la massa cellulare interna dà inizio alla “costruzione di un nuovo essere umano”. “Quella ventina di cellule devono subire una serie di ristrutturazioni e differenziazioni che durano altri cinque o sei giorni per dare luogo al primo elemento strutturale dell’embrione vero e proprio”. Così alla fine della seconda settimana comincia ad apparire questo “primo elemento strutturale”, da cui si svilupperà il sistema nervoso centrale.
Visto che nei primissimi stadi della vita embrionale si verifica questo processo preparatorio graduale alcuni sostengono che “non esiste un preciso istante o un singolo avvenimento biologico che si possa considerare l’inizio di un nuovo embrione umano”.
Comunque sia, i veri cristiani ritengono che la vita abbia inizio al concepimento. Il fatto che la cellula fecondata iniziale contenga il programma necessario per la costruzione della placenta, per l’impianto nell’utero, per connettersi ai vasi sanguigni della madre e per altre cose ancora non fa che accrescere in loro l’ammirazione per il sommo Progettista, Geova Dio.
[Immagine]
Embrione umano di tre giorni (circa 400 ingrandimenti)
[Fonte]
Cortesia dei Laboratori di Andrologia e FIV dell’Università dello Utah
[Riquadro/Immagine a pagina 9]
CHE DIRE DELLA DIAGNOSI GENETICA PREIMPIANTO?
Una novità delle tecniche di fecondazione in provetta è la cosiddetta diagnosi genetica preimpianto. Questa consiste nel sottoporre gli embrioni a screening genetico e poi scegliere quello da impiantare nell’utero. A proposito delle implicazioni etiche di questo tipo di diagnosi, un libro che analizza i risvolti sociali, emotivi ed etici della riproduzione assistita spiega:
“Ben presto [gli scienziati] saranno in grado di determinare le caratteristiche fisiche, intellettuali e forse anche emotive e sociali di un embrione. Perciò in un futuro non troppo lontano per i genitori diventerà possibile scegliere alcune caratteristiche della loro prole. E anche se molti sarebbero favorevoli all’uso della selezione genetica preimpianto nel caso di coppie portatrici di una malattia grave, molti non l’approverebbero nel caso di coppie che desiderano scegliere il sesso del proprio figlio o, un giorno, nel caso di coppie che vorranno avere un figlio con gli occhi azzurri, dotato di talento musicale, o alto di statura.
“La genetica preimpianto, al pari di molte altre tecnologie, porta a chiedersi se è il caso di percorrere una strada solo perché è diventata tecnicamente percorribile. . . . Il dilemma è dove porre un limite — e se è giusto porlo — in questa corsa tecnologica sempre più pericolosa”. — Choosing Assisted Reproduction—Social, Emotional and Ethical Considerations.
[Riquadro/Immagine a pagina 10]
COSA DICE LA BIBBIA?
La Bibbia, com’è ovvio, non menziona direttamente le moderne tecniche di riproduzione assistita. Ci fa capire, però, come la pensa Dio su certe questioni fondamentali. Conoscendo la risposta a due domande basilari i veri cristiani possono essere aiutati a prendere decisioni che Dio approva.
Quando inizia la vita umana? La Bibbia indica che la vita ha inizio al concepimento. Notate le parole del salmista Davide, che parlando di Dio disse sotto ispirazione: “I tuoi occhi videro perfino il mio embrione, e nel tuo libro ne erano scritte tutte le parti”. (Salmo 139:16) Prendete anche Esodo 21:22, 23, dove nella lingua originale il testo indica che chi danneggiava un nascituro doveva renderne conto. Il punto è che il nostro Creatore considera la vita preziosa, anche nei primissimi stadi di sviluppo nel grembo materno. Agli occhi di Dio la distruzione volontaria di un embrione equivale a un aborto. *
Ci sono dei limiti su come usare le proprie facoltà riproduttive? Il punto di vista di Dio è espresso in Levitico 18:20, che dice: “Non devi dare la tua emissione come seme alla moglie del tuo compagno per divenire impuro mediante esso”. Il principio che sta alla base di questo decreto scritturale è: il seme di un uomo non dovrebbe essere usato per fecondare altre persone all’infuori di sua moglie, e la moglie non dovrebbe partorire figli se non a suo marito. In altre parole, le facoltà riproduttive non si devono usare a favore di una persona che non sia il proprio coniuge. I veri cristiani, pertanto, non ricorrono alla maternità surrogata né ad alcuna procedura che comporti la donazione di spermatozoi, cellule uovo o embrioni. *
Nel prendere una decisione in relazione alla riproduzione assistita, i veri cristiani devono soppesare attentamente ciò che la Bibbia rivela circa il punto di vista di Dio. * Dopo tutto, è lui l’Istitutore del matrimonio e della vita familiare. — Efesini 3:14, 15.
[Note in calce]
^ par. 55 Vedi l’articolo “Il punto di vista biblico: Quando comincia la vita umana?” in Svegliatevi! dell’8 ottobre 1990.
^ par. 56 Vedi gli articoli “Il punto di vista biblico: Maternità delegata: È accettabile per i cristiani?” in Svegliatevi! dell’8 marzo 1993 e “Qual è la veduta della Bibbia? Approva Dio la fecondazione artificiale?” in Svegliatevi! del 22 gennaio 1975.
^ par. 57 Per una trattazione della fecondazione in vitro in cui si utilizzi il seme del marito e una cellula uovo della moglie, vedi “Domande dai lettori” nella Torre di Guardia del 1° novembre 1981.
[Immagine a pagina 7]
Conservazione di embrioni congelati
[Fonte]
© Firefly Productions/CORBIS